È iniziata la campagna per il referendum sulla riforma della giustizia (separazione delle carriere dei magistrati e doppio Csm). Dopo la nascita del Comitato per il No da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati con lo slogan: “È Giusto Dire No”, si inaugura anche il Comitato del Sì dei favorevoli al ddl Nordio. Intanto l’Unione delle Camere Penali lancia il motto “Vota Sì è Giusto”
I capigruppo alla Camera e al senato di FdI, Lega, FI e Noi Moderati hanno depositato in Cassazione le firme necessarie per indire il referendum sulla separazione delle carriere. Lo stesso farà l’opposizione a giorni, anche se non c’è compattezza sia sulle ragioni del No, sia sul modo di affrontare la campagna referendaria.
I giudici della Corte hanno un mese per verificare la legittimità della richiesta e passare la palla al Presidente della Repubblica che, su proposta del Consiglio dei ministri, stabilirà la data della consultazione. Ecco chi c’è nei Comitati del Sì e chi in quello dei No.
I COMITATI PER IL Sì
Al comitato dell’Unione delle Camere Penali “Vota Sì è Giusto” hanno aderito la radicale Rita Bernardini e Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora. Al suo interno confluisce anche il gruppo “Sì Separa”, istituito dalla Fondazione Luigi Einaudi, think tank liberal, presieduto dall’avvocato Gian Domenico Caiazza, già presidente dell’Unione delle Camere penali.
Anche Antonio Di Pietro, ex pm di Mani Pulite è tra i favorevoli al sì. Fra i promotori del “Comitato Giuliano Vassalli per il Sì” invece gli ex ministri Claudio Signorile, Salvo Andò e il socialista Fabrizio Cicchitto. Un altro comitato favorevole è “Camere penali per il sì”, promosso dall’Unione delle Camere penali e presieduto dal presidente dell’Unione, Francesco Petrelli.
LA MAGGIORANZA SI SMARCA DAL REFERENUDM PERSONALISTICO
Non tutta la destra è compatta come sembra: se Forza Italia considera la riforma un’eredità politica di Silvio Berlusconi, annunciando la nascita di suoi comitati sul territorio, meno certo è che Lega e Fdi li promuovano. A Tajani è stato recapitato dagli alleati l’invito a «non personalizzare» la campagna e a non renderla non solo un voto sul tema in sé ma in generale sul governo.
COMITATO PER IL NO
Sul fronte del No al referendum c’è il “Comitato per il no a difesa della Costituzione” promosso dall’Associazione nazionale magistrati il cui presidente onorario è Enrico Grosso, avvocato e ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Torino.
In un’intervista al Corriere della Sera anche il governatore uscente della Puglia ed ex magistrato Michele Emiliano difende il no. «È una specie di vendetta postuma nei confronti di quei magistrati che più di venti anni fa indagarono in modo molto intenso nei confronti di esponenti politici del centrodestra» ha ribadito.
LA SPACCATURA NELL’OPPOSIZIONE
Per Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra la riforma è un “attentato” all’indipendenza della magistratura e alla democrazia stessa. La strategia è quella di costituire un unico comitato per il No che comprenda sigle e associazioni civili.
Ma all’interno del blocco di centrosinistra c’è chi è favorevole. Tra questi i parlamentari di Italia Viva di Matteo Renzi, quelli di Azione di Carlo Calenda, l’ex senatrice di +Europa Emma Bonino, ma anche figure storiche della sinistra e vicine al Partito Democratico come l’ex deputata Paola Concia e l’ex deputato del Partito Comunista Italiano Chicco Testa.
Favorevoli anche esponenti dell’ala riformista a partire da Goffredo Bettini, Stefano Ceccanti docente di Diritto costituzionale alla Sapienza, Enrico Morando, Giorgio Tonini e Claudia Mancina.
Nel sì confluiscono anche personalità provenienti dalla tradizione del Pci-Ds come Cesare Salvi e Claudio Petruccioli. E il presidente emerito della Corte costituzionale Augusto Barbera, già parlamentare del Pci e del Pds. Anche l’eurodeputata Pina Picierno sembra orientata per il Sì.

