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Ricette per medicinali, da gennaio niente più prescrizioni elettroniche?

Nel 2023 non arriveranno più sms e mail per ottenere una ricetta, occorrerà di nuovo recarsi in farmacia. I farmacisti protestano
Ritardi e proteste attorno ai provvedimenti del Governo di questi giorni non stanno riguardando soltanto la Manovra. Nelle ultime ore un altro caso emerso è quello relativo allo stop delle ricette per i medicinali. Sul banco c’è la proroga dell’invio via mail o sms delle prescrizioni: da un lato l’esecutivo vuole reintrodurre l’obbligo di ritiro fisico, dall’altro farmacisti e non solo già hanno scatenato la protesta.
NIENTE PIU’ SMS E MAIL PER LE RICETTE
Il provvedimento del Governo scatterebbe dal nuovo anno in virtù della scadenza al 31 dicembre. Il ministro della Salute Orazio Schillaci dovrebbe, a richiesta degli addetti ai lavori, prolungare il termine ma per ora ancora non l’ha fatto.
La misura di prescrizione elettronica fu introdotta già prima del Covid e con la pandemia la procedura è stata incentivata proprio per evitare l’obbligo di recarsi fisicamente in farmacia. Adesso, invece, si parla del probabile ritorno al passato. E, tra l’altro, anche per farsi dare la ricetta di farmaci utili a curare malattie croniche.
L’ALLARME DI FIMMG E ORDINE DEI MEDICI
Secondo Silvestro Scotti del sindacato Fimmg, serve “una risposta a breve. Abbiamo avuto rassicurazioni ma stiamo ancora aspettando una proroga”. E ricorda che “abbiamo già chiesto in due incontri al ministro della Salute, è necessaria la proroga del provvedimento del marzo 2020, che permette al cittadino di non dover andare di persona a prendere il promemoria cartaceo della ricetta, ma di riceverlo via mail. Sappiamo che il tema è sul tavolo e sicuri che mostrerà la sua attenzione verso l’argomento”. Andando oltre, “l’obiettivo dovrebbe essere quello di realizzare una vera dematerializzazione della ricetta, che non passi più attraverso un promemoria digitale o cartaceo. Ma che possa essere direttamente usufruita presentando la tessera sanitaria elettronica”.
Per Filippo Anelli, numero uno dell’Ordine dei Medici, “abbiamo interpellato sul provvedimento la segreteria del ministro della Salute facendo presente la scadenza e ci aspettiamo una risposta positiva su una eventuale proroga”. Secondo il presidente, inoltre, “la ricetta dematerializzata dovrebbe viaggiare di pari passo con il fascicolo sanitario elettronico, che però non tutte le Regioni hanno attivato e non tutti i cittadini vi hanno aderito. Durante il Covid per evitare l’affollamento degli studi è stato consentito di inviare un codice ai pazienti in modo non criptato, via telefono o email. Questo provvedimento è andato benissimo e nelle more che tutte le Regioni adottino e tutti i cittadini attivino il fascicolo sanitario elettronico è un sistema comodo per i pazienti e sicuro per i medici”.
E ancora: anche il sindacato dei medici italiani (Smi), guidato da Pina Onotri, vuole una proroga di almeno dodici mesi. “E un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale”, per sburocratizzare il lavoro dei medici.
LA VERA RICETTA ELETTRONICA FUNZIONA?
Ma come funziona, dove funziona, la ricetta elettronica vera e propria? Disciplinata da un provvedimento di undici anni fa, prevede una procedura di registrazione dei dati del paziente sul Sistema Tessera Sanitaria e di rilascio allo stesso cittadino di Numero di ricetta elettronica e relativo promemoria. “La diffusione della ricetta dematerializzata è giunta a un livello di copertura molto elevato per l’ambito farmaceutico. Inferiore risulta il livello di copertura per le prescrizioni ambulatoriali”, si legge sul sito del ministero della Salute. Dove si ricorda che “Il decreto interministeriale del 25 marzo 2020 ha previsto l’estensione della ricetta dematerializzata ai farmaci con piano terapeutico AIFA e ai medicinali distribuiti per conto del Servizio Sanitario Nazionale”.
E con il provvedimento due anni fa esatti, Mef e Ministero della Salute ampliarono la norma estendendo la “dematerializzazione delle ricette mediche alla prescrizione di farmaci non a carico del Servizio Sanitario Nazionale e ha previsto modalità di rilascio del promemoria della ricetta elettronica attraverso ulteriori canali, sia a regime che nel corso della fase emergenziale da Covid-19”.
SOLO IN TRENTINO E VENETO
Ma nei fatti solo Veneto e Trentino possono vantare un corretto funzionamento della ricetta elettronica. Se da un lato sono state abbandonate le prescrizioni rosse, dall’altro nel resto d’Italia i medici generano due codici che sono stampati su carta anziché procedere con la registrazione online. “Sarebbe un’occasione sprecata non decidere di prorogare l’utilizzo di questo strumento che è stato preziosissimo durante la pandemia e che i cittadini apprezzano perché semplifica le procedure, riduce la burocrazia e consente ai medici di dedicare più tempo all’ascolto dei pazienti, soprattutto i più fragili”, ha detto la presidente di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino.
La polemica, insomma, è destinata a continuare nelle prossime ore. Anche dalla politica si sono mossi venti di protesta. Il Partito democratico, per mano di Ilenia Malavasi della Commissione Affari sociali, sta per presentare una interrogazione in Aula.
OGGI IL CDM, SUL TAVOLO IL DECRETO MILLEPROROGHE
Stamani in Consiglio dei Ministri, presieduto da Matteo Salvini e non da Giorgia Meloni (indisposta), probabilmente verrà inserita la proroga annuale nel decreto Milleproroghe.