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Ricomincia il teatrino della politica tra nomine da fare e manovra da scrivere
Non solo la nomina di Raffaele Fitto a Commissario europeo che potrebbe aprire il valzer sulla composizione del governo, per Giorgia Meloni sono tanti i dossier aperti, dalle nomine Rai in scadenza il 14 settembre alla manovra economica tutta da scrivere e Repubblica lancia la bomba: sparisce l’assegno unico familiare
E’ ricominciato, dopo la pausa estiva, quello che Silvio Berlusconi chiamava “il teatrino della politica”, ovvero quella fase in cui i partiti per far vedere che esistono e pesano iniziano, anche nella stessa maggioranza di governo, a strattonarsi per mostrarsi forti al proprio elettorato e consolidare il consenso. Ha iniziato Forza Italia con la battaglia solitaria sulla cittadinanza, dove è stato invocato appunto il Berlusconi “pragmatico” e adesso è la volta di Fdi e Lega perché la partita della nomina di Raffaele Fitto a commissario europeo potrebbe riaprire il valzer delle poltrone di governo.
LA DOPPIA SFIDA DI GIORGIA MELONI: NOMINE E MANOVRA
Per Giorgia Meloni si tratta, come scrive in prima pagina il Corriere della Sera di una “doppia sfida” sul ruolo del nostro Paese in Europea e sulla manovra economica che bisogna iniziare a scrivere, oltre ai tanti dossier a partire dalle nomine dalla Rai in scadenza il 14 settembre. Non è un caso, allora, che proprio il quotidiano diretto da Luciano Fontana intervisti Maurizio Lupi, politico di lungo corso, alleato proprio di Fdi, Lega e Forza Italia che dice chiaramente: “I nostri elettori chiedono unità, ci sono priorità, evitiamo la politica degli slogan” e poi a Paola di Caro che lo incalza con le domande dice: “le maggioranze cadono per dissidi interni, mai per colpa dell’opposizione. Noi siamo quattro partiti diversi ma siamo capaci di fare sintesi”.
SI TRATTA SULLE DELEGHE A RAFFAELE FITTO, SI PUNTA A PNRR E COESIONE
E la prima sintesi è quella sul nome che il governo indicherà domani nel corso del consiglio dei ministri per il ruolo di commissario europeo: Raffaele Fitto. “Un annuncio fatto sul filo di lana. – ricorda il Sole24Ore – perché il 31 agosto scadono i termini fissati dalla Von der Layen per comunicare i nomi degli aspiranti candidati. Si punta a una delega focalizzata su Pnrr e Coesione, due dossier che valgono complessivamente mille miliardi di fondi da gestire”. Per questo Giorgia Meloni ha incontrato ieri a Palazzo Chigi il leader dei popolari europei Weber al quale ha chiesto l’appoggio e un cammino comune in questa tornata che si presenta alquanto complicata. E’ lo stesso Manfred Weber a dirlo a Repubblica: “Meloni in questo momento è isolata, Lo è perché Scholz e Macron hanno chiesto a von der Leyen di non andare oltre il perimetro di Ppe, socialisti e liberali. Le hanno fatto pressione affinché non parlasse con la premier italiana, tenendo dunque fuori i Conservatori”.
MANOVRA DA SCRIVERE, SPARISCE L’ASSEGNO UNICO?
L’altro tema all’ordine del giorno è la manovra economica tutta da scrivere. E ancora il quotidiano diretto da Maurizio Molinari sgancia una bomba non da poco: “Meloni cancella l’assegno unico” scrive nella sua cronaca Valentina Conte: “Il governo è pronto a smontare la riforma introdotta da Draghi nel 2021 e che raggiunge oltre sei milioni di nuclei all’anno. Vale 20 miliardi. Il piano in manovra, affidato alla ministra Roccella. Le risorse saranno redistribuite”. Un tema che certamente potrebbe dividere la stessa maggioranza visto anche l’agitarsi di Antonio Tajani sui temi cari ai cattolici e quello della famiglia lo è sicuramente. Intanto ci deve pensare il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti a rassicurare che la manovra, come riporta Alessandro Barbera su La Stampa, non “sarà lacrime e sangue”. Anche se ci sono due sfide da affrontare nell’immediato: “La prima è la messa a gara delle concessioni balneari, tempestate di ricorsi italiani ed europei. E la seconda: il taglio di parte delle oltre seicento agevolazioni fiscali garantite talvolta a ristrettissimi gruppi di interesse. Se ne parla dai tempi del secondo governo Berlusconi, l’ultimo che ci provò fu quello di Matteo Renzi. Anche allora il tentativo finì nel nulla, affossato dalle lobby. L’allora responsabile della spending review Roberto Perotti non riuscì nemmeno a ottenere la riduzione degli sconti sulla benzina garantiti ai lavoratori transfrontalieri in Svizzera”. E così il teatrino della politica avrà di che discutere nelle prossime settimane…