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Riforma degli ammortizzatori sociali, cosa chiede Confcommercio

Imprese Usura Pmi Covid

Secondo la numero 2 di Confcommercio, Donatella Prampolini, occorre nell’ambito della riforma degli ammortizzatori sociali, prevedere “ulteriori ipotesi di ‘cig emergenziale” e “interventi mirati per le imprese escluse dal ‘Sostegni ter’”

Dal primo gennaio scorso è entrata in vigore la riforma degli ammortizzatori sociali, che ha l’obiettivo di garantire un sistema di tutela “universale” per tutti i lavoratori, in ogni settore e a prescindere dalla dimensione dell’azienda. Tra le novità, i nuovi importi con il tetto unico a 1.222 euro lordi al mese, che potranno essere erogati non solo ai lavoratori per i quali la richiesta è arrivata nel 2022 ma anche a quelli per cui la richiesta è precedente e il periodo di sospensione è a cavallo degli anni 2021-2022.

Confcommercio, in occasione dell’incontro svoltosi in videoconferenza tra il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha sottolineato che per la riforma “sarebbe stato meglio prevedere una fase di transizione, come dimostrato dai provvedimenti legati al decreto ‘Sostegni Ter’”. Al momento occorre prima di tutto prevedere “ulteriori ipotesi di ‘cig emergenziale’, agendo direttamente sul blocco dei cosiddetti ‘contatori’ ai fini della durata massima dei trattamenti di integrazione salariale ordinaria fruibili anche dalle imprese del settore turistico e della cultura, che a fine marzo termineranno le tredici settimane nel biennio mobile, anche se scontate della contribuzione addizionale ai sensi dello stesso decreto ‘Sostegni Ter’”, ha proseguito la Confederazione.

Per le imprese del terziario non ricomprese nel decreto “serviranno – ha spiegato la vicepresidente di Confcommercio con delega al Lavoro e al Welfare, Donatella Prampolini – interventi mirati sia sulle settimane di ammortizzatori sociali fruibili che sulle causali di utilizzo”. “Da ultimo ma non ultimo – ha concluso la Prampolini – abbiamo apprezzato il meccanismo di premialità introdotto, da sempre proposto da Confcommercio, ma per essere un vero bonus malus deve riguardare tutte le aziende e la contribuzione ordinaria, non solo quella addizionale, tanto più per le aziende che hanno subìto il maggior impatto dall’incremento dei costi della riforma”.

“Naturalmente, visto che gli scenari sono imprevedibili, si tratterà di adeguare via via gli strumenti che abbiamo a disposizione”, ha detto da parte sua il ministro Orlando, aggiungendo che “in questo quadro il rischio di strozzature e manovre speculative è forte e crediamo che il dialogo sociale sia utile per costruire anche gli strumenti d’intervento perché gli shock non sono mai simmetrici e provocano danni per qualcuno e vantaggi per altri che possono costruire rendite con il rischio di destrutturare il mercato e le filiere”.

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