Nel programma di Decaro spunta la proposta di un ateneo digitale tutto pugliese. Proposta concreta o suggestione da campagna elettorale?
L’ex sindaco di Bari Antonio Decaro corre per le presidenziali della regione con un programma in cui spicca una proposta che potrebbe cambiare il panorama universitario della Puglia: dare vita ad un’università telematica pubblica pugliese. Il progetto nasce dal confronto con gli atenei del territorio e risponde ad un bisogno già in movimento, ovvero il boom di studenti digitali nel Mezzogiorno. Ma restano ancora un sacco di variabili aperte riguardo la fattibilità del progetto.
IL SOGNO DI DECARO: UN’UNIVERSITÀ TELEMATICA PUBBLICA E PUGLIESE
Decaro mette l’istruzione universitaria al centro della sua visione per la Puglia. Dopo una serie di incontri con rettori e prorettori di UniBa, PoliBa, UniSalento, UniFg e Lum, l’ex sindaco ha lanciato l’idea di fare fronte comune per creare la prima telematica pubblica regionale. Un progetto definito “un percorso di innovazione didattica che valorizzi le esperienze già attive nelle università pugliesi e permetta di raggiungere un numero più ampio di studenti”. Non una proposta semplice, certo. Ma una risposta — forse più efficace degli strumenti dell’Anvur — al boom degli studenti digitali, specialmente in una regione come la Puglia.
REGIONE PUGLIA, BOOM DI ISCRITTI ALLE TELEMATICHE
La fotografia scattata all’ecosistema universitario italiano dall’Osservatorio di AteneiOnline, incrociata con i dati USTAT e Anvur, parla chiaro: il Sud è il cuore pulsante della formazione a distanza, con il 35% degli iscritti alle telematiche. Un dato che racconta un cambiamento di paradigma profondo, accelerato dalla pandemia e ormai strutturale.
La Puglia da sola rappresenta l’8,1% delle iscrizioni, dietro a Campania (16,4%), Sicilia (14,5%), Lazio (14,1%) e Lombardia (10,9%). Ma è Bari a sorprendere: in cinque anni gli iscritti sono quasi triplicati (+174%), con una netta prevalenza femminile. I profili più comuni sono quelli di studenti impegnati in una seconda laurea o in master, mentre il numero delle prime iscrizioni resta piuttosto stabile.
FORMAZIONE A DISTANZA, LA SFIDA E’ LA QUALITÀ
In Italia, la formazione a distanza non sembra più un ripiego quanto una scelta strategica. A rafforzarla contribuisce anche un’altra dinamica non trascurabile: la crisi abitativa, con l’aumento insostenibile dei canoni d’affitto e la difficoltà, soprattutto al Sud, di lasciare il proprio luogo d’origine per studiare altrove. Insomma, l’idea di Decaro intercetta un bisogno reale e prova a trasformarlo in un progetto pubblico, accessibile e radicato sul territorio. Ma restano comunque molte incognite, a partire dalla qualità. Come ha scritto Carlo Garzia “ci sono università telematiche che investono ingenti risorse nella ricerca e nella terza missione ed altre invece che preferiscono investire in pubblicità […]. C’è quindi, ribadiamolo, università telematica e università telematica, così come c’è università pubblica e università pubblica”. Una distinzione che Decaro e i suoi dovranno tenere ben presente se vorranno davvero costruire un modello formativo credibile: non un’università che rincorra il boom delle iscrizioni, ma una che sappia rispondere alle necessità degli studenti e garantisca una proposta didattica di valore.
Immagine presa dal profilo Facebook di Antonio Decaro