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Se la Repubblica degli Elkann spacca il partito di Calenda

repubblica calenda

Un’intervista al deputato Enrico Costa su Repubblica, i cui proprietari da mesi sono fortemente criticati da Carlo Calenda, rischia di spaccare il partito di Azione. Ecco cosa è successo

Da mesi il leader di Azione Carlo Calenda si trova al centro di uno scontro con gli Elkann per via delle politiche portate avanti dal gruppo con riferimento all’automotive italiano e a Stellantis in particolare, di cui sono azionisti. La famiglia Elkann, attraverso il gruppo Gedi, è anche proprietaria di Repubblica e La Stampa.

E proprio Repubblica rischia di essere il detonatore di una spaccatura in seno al partito di Calenda. Oggetto della contesa è un’intervista a Enrico Costa, esponente di Azione il quale è stato il primo firmatario di un emendamento sulla giustizia, approvato ieri alla Camera, che modifica l’articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo il “divieto di pubblicazione integrale o per estratto del dispositivo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari”.

COSA HA DETTO COSTA A REPUBBLICA

Enrico Costa è stato ministro ai tempi dei governi Renzi e Gentiloni e responsabile Giustizia del PdL prima, ai tempi di Berlusconi, e di Ncd di Alfano poi. Con la giornalista Liana Milella di Repubblica si conoscono da tempo e hanno ‘duellato’ molto in questi anni sulle principali riforme e sui dossier più caldi della giustizia. Nell’intervista pubblicata prima su Repubblica.it il deputato, alla domanda se Azione stesse ipotizzando di appoggiare il governo, risponde: “Sulla giustizia l’apertura c’è già stata. Se Nordio manterrà le promesse fatte noi saremo con lui. Quanto al resto ho la mia idea e la esprimerò negli organismi di partito”. “Io – ha concluso – faccio proposte liberali e cerco di aiutare Nordio a liberarsi dai freni piazzati dai magistrati di cui si è contornato. È uno schema che può funzionare e che ripeteremo su altri temi garantisti”.

PRIMA IL PLAUSO DI CALENDA E POI LA SMENTITA SULL’APPOGGIO ESTERNO

Eppure Calenda, giusto pochi minuti prima dell’intervista lo aveva apertamente elogiato per il lavoro svolto: “Ancora una volta grazie a Enrico Costa – aveva affermato il leader di Azione – per il suo puntuale e straordinario lavoro sulla giustizia. Approvato alla Camera il nostro emendamento che vieta di riportare l’integrale o gli stralci delle ordinanze di custodia fino al termine dell’udienza preliminare. Un grande servizio di Enrico Costa, che si è battuto duramente per questa battaglia di civiltà e che risponde ai principi di garantismo e giusto processo previsti in Costituzione. A nome mio e di tutta Azione, un sincero ringraziamento. Oggi più che mai la tutela dei diritti dell’imputato e la presunzione d’innocenza sono assicurati”.

Dopo l’intervista ecco il duro commento fatto trapelare come ‘fonti di Azione’: “La posizione dell’onorevole Costa sull’appoggio esterno non è la posizione di Azione e dei suoi organi. Siamo saldamente all’opposizione del Governo di cui abbiamo un giudizio estremamente negativo. Peraltro giudizio più volte condiviso da Costa a partire dall’operato di Nordio. Si tratta di una posizione personale inspiegabile e incomprensibile”.

IL TWEET DI MARATTIN CONTRO REPUBBLICA

In tutto ciò si è inserito anche un altro deputato di Azione, Luigi Marattin, il quale ha lanciato un duro attacco alla testata e al direttore Maurizio Molinari: “Al di là del merito della questione su cui la si può pensare come vuole (io la penso come Enrico Costa: SI al diritto di cronaca, FINALMENTE NO al giochino con cui si spiattellano sui giornali intercettazioni che nulla hanno a che fare con l’accusa mossa ma servono a distringere mediaticamente la persona). Ma vorrei che vi soffermaste un minuto a leggere questa intervista. Non sono i toni di un giornalismo “British” che, senza sconti o riverenze, sta sui fatti (e quanto lo vorremmo avere in Italia!) Sono i toni arroganti e inaccettabile di una militante che aggredisce un politico che la pensa diversamente da lei. Direttore @Maumol, ma stiamo scherzando?”

L’ULTIMA PAROLA DI CARLO CALENDA

Sempre sui social è arriva poi l’ulteriore chiarimento del leader di Azione: “Oggi grande rivolta dei giornali a una legge che vieta di distruggere la vita delle persone prima del processo pubblicando intercettazioni, etc. E’ una norma di civiltà, lo ribadiamo”, ha scritto su X Calenda. “I toni usati per difendere il diritto di distruggere le vite di persone indagate, che spesso non arrivano neppure al processo, sono assurdi. Così come ribadiamo che Azione rimane e rimarrà all’opposizione di un governo che considera, anche sulle riforme della giustizia, fallimentare”.

Considerato quanto avvenuto con il voto sulla ratifica (mancata) del Mes, nei prossimi mesi ne vedremo comunque delle belle.

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