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Se lo “ius scholae” è di destra, ma la destra ancora non lo sa

Scuola

Il ministro dell’Interno Piantedosi apre all’idea di concedere la cittadinanza italiana a chi abbia completato nel nostro paese un ciclo scolastico, Forza Italia evoca il Berlusconi “pragmatico” e anche se Salvini chiude le porte, qualcosa a destra sui diritti inizia a muoversi

Certo ha aiutato il contesto, il meeting di Rimini. Certo è un tema che si presta ad avere consensi tra quell’establishment che tiene le fila del Paese (più a sinistra, diciamo). Certo è che il tema della cittadinanza rischia di essere il classico fuoco di paglia estivo, non appena ci saranno sul campo i temi più stridenti come i soldi da recuperare per la manovra economica e le varie crisi aziendali d’autunno, tutto potrebbe finire nel dimenticatoio (è già successo proprio con i governi di centrosinistra). Ma intanto “un tavolo per la cittadinanza” come titola Avvenire in prima pagina è possibile e questo fa litigare Forza Italia e Lega, mentre Matteo Piantedosi viene interpretato in base al quotidiano che leggi.

PIANTEDOSI APRE O CHIUDE? LO “IUS SCHOLAE” DIVIDE GIORNALI E MAGGIORANZA

Già perché se Repubblica proprio sulle parole del ministro dell’Interno – “affrontiamo il tema senza ideologie” – titola: “Diritti, Piantedosi apre”, il Giornale di Alessandro Sallustri titola al contrario: “Piantedosi chiude allo ius scholae, primi per cittadinanze concesse”. E quindi? Ci prova il vicepremier Matteo Salvini a chiudere definitivamente la porta, come riporta il Corriere della Sera con la più classica delle affermazioni: “non è in agenda”. Già perché questo tema della cittadinanza da “offrire” alle nuove generazioni di stranieri nati, cresciuti e che studiano nel nostro Paese non è di certo molto sentito a destra anche se Forza Italia, lo ricorda proprio il quotidiano diretto da Luciano Fontana, evoca proprio Silvio Berlusconi che sul tema “era pragmatico”. Ed è Deborah Bergamini, oggi vice del segretario Antonio Tajani a ricordarlo: “Era pragmatico, concreto. Non aveva una posizione “di destra” sull’immigrazione, non era ideologico come non lo è FI, affrontava il mondo reale e non quello ideale. E si era detto favorevole allo ius scholae proprio perché sapeva che il problema era sul tavolo. Certo, intendeva un ciclo completo di studi. Ma è proprio quello che infatti proponiamo noi”.

MELONI NON GRADISCE L’ATTIVISMO AZZURRO SULLA CITTADINANZA

Qualcosa si muove a destra, dunque. Al punto che, lo riporta un retroscena di Repubblica firmato da Tommaso Ciriaco, proprio le aperture di Forza Italia preoccupano Giorgia Meloni perché l’obiettivo è chiaro “vogliono conquistare i cattolici” con quelle manovre di Centro sempre più vicine. “Meloni considera allarmante l’attivismo azzurro – si legge – E e osserva le mosse dei fratelli Berlusconi, indispettita. Fonti autorevoli del cerchio magico meloniano si soffermano su dettagli all’apparenza insignificanti. Fanno notare ad esempio un’intervista di Pier Silvio dopo Milan-Monza nel trofeo Berlusconi, concessa con al fianco uno dei suoi figli: rappresenterebbe, questa è la tesi ardita, un indizio della tentazione di impegnarsi in prima persona. Sospetti e paranoie, specchio di una sindrome da accerchiamento che a Palazzo Chigi straripa. Vale lo stesso per la paura che indefiniti poteri forti si stiano muovendo per rovesciare l’esecutivo”.

IL FOGLIO: “LO IUS SCHOLAE E’ DI DESTRA MA LA DESTRA NON LO SA”

A sorpresa, ma neanche tanto, un editoriale del Foglio sembra chiudere la polemica o, meglio indirizzare il centrodestra: “Lo ius scholae è di destra ma la destra non lo sa”. “Come spesso capita in Italia anche le grandi questioni si riducono a schermaglie da campagna elettorale, a posizionamenti tattici – scrive il quotidiano diretto da Claudio Cerasa –  Salvini è contrario perché probabilmente pensa che essere contrari sia “di destra”. Ma ha ragione? E’ di destra? O forse, al contrario, è proprio di destra lo ius scholae ovvero l’idea di concedere la cittadinanza in cambio di una scelta dello straniero, di un processo di assimilazione conclamato che passa dalla decisione di completare in Italia un ciclo scolastico?”. Insomma per il Foglio “un politico conservatore, per non dire di destra, dovrebbe infatti essere favorevole a un processo che richiede agli immigrati, o ai loro figli cresciuti in Italia, un impegno a diventare cittadini italiani non solo formalmente, ma anche culturalmente ed emotivamente. Come vogliamo considerare nel prossimo futuro queste persone che vivranno inevitabilmente tra noi? Come degli ospiti destinati a restare confinati nelle loro comunità di origine e a coltivare perciò sentimenti di rancore verso il prossimo, o come cittadini a pieno titolo, inseriti nel tessuto sociale, con diritti e doveri regolati dalla legge? Di sicuro non è di destra l’idea di riempire l’Italia di fantasmi estranei alla nostra cultura”.

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