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SOS Esteri. Le gaffe di Manlio Di Stefano

Manlio Di Stefano

Il problema non sono gli errori di Manlio Di Stefano su Twitter di ieri (libici invece di libanesi), e nemmeno la replica arrogante su Facebook di oggi. L’origine del male sono le carenze nelle competenze e chi lo ha messo in quel ruolo

Se questo è un policymaker l’Italia è nei guai. Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, appartenente al Movimento 5 Stelle, è stato travolto dalle critiche per il tweet di ieri in cui ha sbagliato a scrivere “Un abbraccio ai nostri i amici libici” anziché “libanesi” – essendoci stata l’esplosione in Libano e non in Libia. Lo scivolone in Geografia ha scatenato i social e la stampa nazionale, che lo ha pubblicamente attaccato e deriso. Di Stefano ha reagito male e oggi se l’è presa con tutti, scrivendo un post su Facebook al veleno.
Questo il tweet di ieri, corretto poco dopo aver compreso l’errore:

Ai primi commenti che facevano notare l’errore, Di Stefano ha iniziato a rispondere con rabbia, sottolineando che aveva “sbagliato a scrivere” e che “su Libia e Libano, come su tutto il MENA”, lavora “da anni”.

All’aumentare delle critiche, è arrivata la reazione emotiva, scomposta, postata oggi su Facebook:

Tuttavia, dietro al cinguettio da matita rossa di ieri e al post di frustrazione e iroso di oggi, si nascondono problemi ancor più complessi e decisamente molto gravi per tutto il Paese. Il peccato originale è aver messo una persona fuori posto in un ruolo delicato e di grande responsabilità. Il problema non è l’errore su twitter. Tutti abbiamo lacune di cultura generale o abbiamo sbagliato a scrivere, anche chi ha dottorati e master internazionali. Ma se leggete il CV di Di Stefano noterete in un attimo che i suoi studi e le sue esperienze lavorative pregresse non hanno niente a che fare con la geografia, la scienza politica, le relazioni internazionali, gli affari esteri e la diplomazia – ovvero le competenze che servono per lavorare al Ministero degli Esteri. Di Stefano, classe 1981, ha un Diploma di maturità scientifica, una Laurea in ingegneria dei sistemi informatici con tesi finale in ingegneria grafica su: “Il motion capture e le sue applicazioni con specifico riguardo al settore del cinema”. Prima di approdare in politica con il Movimento 5 Stelle nel 2013, si è occupato di Business Intelligence, come sviluppatore e analista ETL. Le sue principali responsabilità erano: consulente informatico, bancario, finanziario e dei beni di consumo. Prima ancora era stato assistente di classe di Informatica, lavorando per la manutenzione dei sistemi informatici. Tra il 2001 e il 2013, è stato Web Master e Web Designer dedicandosi alla creazione e alla gestione di siti web professionali. Tra i titoli conseguiti ci sono la Certificazione QlikView, BusinessObjects® report designer e Sviluppatore di codici PL/SQL. Cosa c’entra tutto questo con gli affari esteri? Il suo partito dovrebbe avere la risposta. Il problema di fondo, purtroppo, è che 1 non vale 1. Chi ha studiato una certa cosa non “vale” quanto uno che ne ha studiata un’altra. Il Movimento 5 Stelle dovrebbe riconoscerlo, specialmente per quei ruoli istituzionali dove la mancanza di competenze può creare danni a tutto il Paese. E Di Stefano potrebbe dare il buon esempio, dando subito le dimissioni.
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