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Stati generali, di cosa si parlerà e con chi alla kermesse voluta da Conte

Crisi

Al via da sabato, gli stati generali dell’economia dovrebbero concludersi il 21 giugno. L’assenza delle opposizioni, le critiche e le prime richieste di chi sarà presente. Il punto di Manola Piras

Un momento di confronto per il governo, una passerella per opposizioni e critici, un appuntamento carico di attese per molti partecipanti. Forse anche una vetrina per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che — sebbene smentisca — secondo rumors insistenti aspirerebbe a crearsi un suo partito. Saranno tutto questo gli Stati generali fortemente voluti dal capo dell’esecutivo e annunciati dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, “per rilanciare l’economia e sfruttare al meglio le risorse previste dal Recovery Fund”.

Intanto è stata spostata la giornata inaugurale, da venerdì 12 a sabato 13, e cambiato il titolo della manifestazione, ora “Progettiamo il rilancio”. La sede rimane la stessa – Villa Pamphilj, a Roma – e la conclusione è fissata per domenica 21 giugno. Al momento è stabilito che le attività si svolgano a porte chiuse e non è prevista alcuna diretta; Conte dovrebbe tenere una conferenza stampa al termine dei lavori.

Palazzo Chigi continua a lavorare alacremente all’evento come ha sottolineato ieri il premier parlando con i giornalisti: “Stiamo mettendo su un piano, sarà un confronto di lavoro ma molto concreto. Vogliamo arrivare con un quadro preciso agli Stati generali”.

CHI CI SARÀ E CHI NON CI SARÀ

Manca ancora un programma ufficiale ma circolano già i nomi di alcuni probabili partecipanti.

Sabato sarà la volta degli interventi internazionali, come annunciato dal presidente del Consiglio, con il collegamento in videoconferenza di Kristalina Georgieva, presidente della Banca Mondiale; Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue; David Sassoli, presidente del Parlamento Ue. Dovrebbero esserci pure Christine Lagarde, presidente della Bce, e Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia.

Da lunedì spazio al confronto con le parti sociali, a partire dalle tre maggiori confederazioni sindacali Cgil Cisl, e Uil, passando per le grandi associazioni d’imprese come Confindustria e Confcommercio.  Sarà una giornata in cui inizierà “il confronto con tutte le parti migliori del Paese” ha rilevato Conte. “Lunedì inizieremo con Colao – ha proseguito -. E’ doveroso omaggiarlo. Ci riferirà il senso dell’iniziativa. Ha fatto un buon lavoro. Ha ricevuto delle critiche com’è normale, ma ci stanno”.

Non è escluso che nei giorni seguenti possano partecipare anche gli amministratori delegati e i presidenti dei gruppi industriali più importanti del Paese come Eni, Enel e Leonardo.

Non ci sarà invece l’ex presidente della Bce Mario Draghi che, secondo quanto risulta al Corriere della sera, non sarebbe stato neppure invitato mentre si fanno i nomi di Oscar Farinetti, Massimiliano Fuksas e Renzo Piano.

I TEMI DI DISCUSSIONE

Per quanto riguarda gli argomenti che verranno trattati c’è ancora poca chiarezza. Pare certo, sabato pomeriggio, un dibattito moderato da Raffaella Sadun, della task force Colao e docente di amministrazione d’impresa alla Harvard Business School, con gli economisti francesi Olivier Blanchard ed Esther Duflo, premio Nobel 2019 insieme a Michael Kremer e a Abhijit Banerjee.

Punta in alto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, che – spegnendo le polemiche dei giorni scorsi sul lancio dell’iniziativa – ha detto: “Sugli Stati generali c’è stato un problema più comunicativo e di cultura politica che di sostanza ma ci siamo chiariti. Stiamo lavorando insieme a un grande rilancio dell’azione di governo, un masterplan, in un orizzonte di legislatura”

Tra le questioni più rilevanti di cui si dovrebbe discutere anche semplificazione e grandi opere.

LE PRIME RICHIESTE

Nel frattempo cresce l’attesa, che sembra mista a scetticismo, e arrivano le prime domande. “Attendiamo un piano strategico del governo per le imprese” ha tagliato corto due giorni fa il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, da settimane piuttosto critico con Palazzo Chigi, a margine della cerimonia di firma del Patto per l’export alla Farnesina.

“Mi auguro che gli Stati generali siano l’avvio di un percorso di lavoro che consenta un confronto costate e strutturato sulle scelte, sulle regole, sulle politiche che occorrono per il futuro del nostro Paese” ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, dando l’impressione di essere più dialogante. “La ripartenza per le imprese è molto difficile e complessa proprio per questo ci deve essere – ha rilevato – una accelerazione e un potenziamento degli  interventi previsti dal decreto Rilancio i cui provvedimenti sono ancor purtroppo più annunciati che realizzati. Solo così si può garantire la tenuta sociale e la ripresa della nostra economia”.

LE CRITICHE

Tra le prime disapprovazioni da mettere in cantiere ci sono quelle delle opposizioni che ieri sera hanno annunciato il loro rifiuto a partecipare. Ha prevalso dunque la linea della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che nei giorni scorsi aveva notato: “Se devo andarci come parlamentare della Repubblica, gli Stati generali a casa mia si fanno nel Parlamento della Repubblica”. Aperto all’iniziativa si era invece mostrato il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi: “Sono sicuro che si debba andare. Decideremo una linea comune e dovremo partecipare ad un appuntamento che, pur tardivamente, va nella strada che abbiamo indicato. Speriamo che stavolta l’ascolto non sia soltanto un atto formale”.

Ieri poi il vertice con la Lega e la fumata nera. “Il centrodestra è compatto sul no alla partecipazione agli Stati generali organizzati dal governo a Villa Pamphilj” hanno sostenuto Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani che si sono detti “pronti a confrontarsi con l’esecutivo in qualsiasi momento ma soltanto in occasioni e sedi istituzionali”. E ancora: “Gli italiani non hanno bisogno di altri show e passerelle, c’è bisogno subito della cassa integrazione per milioni di lavoratori, soldi veri per imprenditori e famiglie, scuole aperte e sicure. Il luogo del confronto e della discussione è il Parlamento, non sono le ville o le sfilate”.

A breve giro è arrivata la risposta di Conte: “Credo di aver dimostrato di andare in Parlamento in tutte le occasioni possibili e immaginabili. L’accusa di sottrarmi al confronto col Parlamento è un po’ ardita”.

A rincarare la dose ci pensa oggi Luca Ricolfi, ordinario di Analisi dei dati all’università di Torino e presidente della fondazione David Hume intervistato da Italia Oggi: “Avendo visto Giuseppe Conte in azione in questi mesi, avendo notato la sua vanità e attenzione spasmodica alla propria immagine, avendo constatato la totale sottomissione della tv di Stato alle esigenze comunicative del premier, avendo appreso chi sono gli invitati, beh non posso che aspettarmi una passerella di personalità più o meno autorevoli e un’alluvione di retorica”. Tranchant.

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