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Sud contro Nord, con l’autonomia va in scena la “guerra di secessione all’italiana”

autonomia differenziata

Dopo che la Lega ha esultato per l’approvazione della legge Calderoli, i quotidiani si soffermano ad analizzare il lungo percorso sull’autonomia e, se è vero, che senza le riforme si “torna all’epoca di Napoleone” come dice Sabino Cassese è anche vero che c’è tanta confusione sotto il cielo di Roma.

Siamo davvero alla “guerra di secessione, sudisti contro nordisti” come titola a tutta pagina il Fatto Quotidiano sull’autonomia raccontando di come Campania, Puglia, Calabria e Sardegna sono pronte a ricorrere alla Corte Costituzionale oppure sulla legge Calderoli si sta facendo tanto rumore per nulla?

PAESE SPACCATO? SI MISTIFICA LA REALTA’ DELLE COSE

Il tema dell’autonomia appassiona i quotidiani e i politici. Scrive Leonzio Rizzo sul Foglio: “Il paese è in preda a un’isteria collettiva di giubilo che si manifesta in Parlamento con sventolio di bandiere venete o lombarde, e di protesta dall’altro lato con tentativi di avvolgere il ministro Calderoli in un tricolore… Dopo i festeggiamenti e le proteste a cui stiamo assistendo in questi giorni, sarebbe veramente interessante vedere quali e quante regioni chiederanno la devoluzione delle funzioni a queste condizioni. E’ su questo esito finale che gli elettori, sia di destra, che di sinistra, dovrebbero valutare la bontà della riforma, non su proclami che mistificano solo la realtà delle cose”.

CASSESE: “MA SENZA RIFORME SI RITORNA AL TEMPO DI NAPOLEONE”

Già perché fino ad ora la partita che si è vista intorno all’autonomia è legata soprattutto ai costi dell’attuazione, Il Messaggero riporta le cifre diffuse dalle opposizioni di 170 miliardi di euro, ma non si è capito ancora bene il meccanismo e le tutele per quelle regioni che sono più in difficoltà con i propri bilanci interni. A cercare di fare chiarezza ci pensa il professor Sabino Cassese, uno dei massimi esperti italiani di diritto amministrativo, già giudice costituzionale, ex ministro per la Pubblica amministrazione nel governo Ciampi,  che è alla guida della commissione che studia i Lep, livelli essenziali di prestazione. In un’intervista a La Stampa spiega che “senza riforme si torna a Napoleone” e tutte le polemiche sui costi e sul pericolo di spaccare l’Italia le smorza dicendo che  “la Costituzione prevede sia la differenziazione sia la garanzia dei livelli essenziali uniformi, per contemperare diversità con uniformità”, come dire se si procede per gradi e giudizio non sarà l’apocalisse.

MA NON E’ LA LEGA LA VINCITRICE DELLA PARTITA, ATTENTI A FDI CHE SI STA PRENDENDO IL NORD

E poi c’è il tema fondamentale, ma chi è il vero vincitore di questa riforma imposta al Parlamento? “L’autonomia differenziata? Non sono né favorevole né contrario” ha ripetuto Roberto Vannacci. Un’uscita del campione di preferenze per il Carroccio al Centro-Sud che racconta bene quali siano gli umori dell’elettorato leghista non tradizionale, cioè quello sotto la linea del Po, “invaghito dal salvinismo nazionale, non dalla versione doc nordista” come scrive Repubblica. A primo avviso visto lo sventolare di bandiere venete e lombarde si direbbe la Lega di Matteo Salvini ma Lina Palmerini sul Sole24Ore spiega che non è proprio così: “A conti fatti, è FdI che ne potrà trarre vantaggi ma facendo un po’ come Berlusconi faceva con il federalismo di Bossi: lo assecondava senza metterci la faccia. E così fanno nel partito di Meloni: sanno di essere i prossimi candidati a governare le grandi regioni del Nord e non si mettono di traverso. Ma sanno anche che devono dare garanzie al Sud. Lì c’è il grande punto di domanda del futuro”. Non a caso molte regioni, a partire dalla Campania guidata dal governatore De Luca sono sul piede di guerra.

ATTENZIONE A QUESTA BOMBA AD OROLOGERIA CHE PUO’ DETONARE LA MAGGIORANZA

Come finirà allora questa partita che è ancora gli inizi e si intreccia inevitabilmente anche con quella più grande del premierato promosso da Giorgia Meloni? Scrive nella sua nota sul Corriere della Sera Massimo Franco che l’autonomia “è soprattutto una potenziale bomba a orologeria anche nella maggioranza. Fare avanzare tre misure delicatissime, sulle Regioni, il premierato e la giustizia, ognuna per un partito della coalizione governativa, rappresenta un’incognita.  Eppure non si sa ancora quale legge elettorale accompagnerà il premierato; né se le riforme in contemporanea avanzeranno in modo armonico, o con una competizione strisciante e catalizzatrice di tensioni crescenti: fuori e dentro il governo”.

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