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Tassare l’uso del contante? La proposta di Confindustria tra critiche e smentite

Savino Tetto Contante

La proposta riguardo il contante di Confindustria non convince commercianti e governo. E neppure Tremonti. Ecco cos’hanno detto e i chiarimenti del viceministro al Mef Castelli

Tutto è cominciato con la proposta di Confindustria. Di ritorno dalle vacanze, e nelle settimane precedenti alla presentazione della manovra finanziaria, si ricomincia sempre a parlare di uso del contante e di lotta all’evasione fiscale, tema in realtà attuale tutto l’anno visto che mancherebbero all’appello per questo motivo circa 100 miliardi, e a presentare ricette per trovare risorse da incamerare.

Stavolta ad aprire le danze, appunto, Viale dell’Astronomia secondo cui un vantaggio si avrebbe incentivando l’uso del contante. Come? Si potrebbe dare un credito d’imposta del 2% a chi utilizza i pagamenti elettronici e al contempo applicare una tassa, sempre del 2%, per chi preleva più di 1.500 euro al mese, circa il 25% dei possessori di conti italiani. Una strada che, per il Centro studi di Confindustria, non comporterebbe oneri aggiuntivi netti per la finanza pubblica e che consentirebbe – con la tassa al bancomat – di avere un gettito fiscale di circa 3,4 miliardi.

COSA STA STUDIANDO IL GOVERNO

L’esecutivo non ha ancora annunciato cosa farà; nel programma di governo si parla genericamente che occorre “combattere l’evasione fiscale” pure inasprendo le pene per i grandi evasori e rendendo più trasparenti le transazioni commerciali. Secondo indiscrezioni di stampa, però, anche a Via XX Settembre si starebbe pensando ad agevolazioni fiscali per chi paga con metodi tracciabili – magari con una riforma delle deduzioni e delle detrazioni nella dichiarazione dei redditi -, come carta di credito e bonifico, e a incentivi per i commercianti che usano il Pos, magari eliminando le commissioni che pagano alle banche per le transazioni. Su questo fronte si potrebbero invece inasprire le sanzioni per gli esercenti che non accettano pagamenti con il Pos.

COSA DICE IL VICEMINISTRO CASTELLI

A parlare per il ministero dell’Economia è il viceministro Laura Castelli, che in un’intervista a ItaliaOggi asserisce. “La proposta di mettere una quota su quanto prelevato allo sportello non esiste in questo ministero e non esiste nella nostra testa. Esiste invece uno studio per agevolare i pagamenti elettronici”.

Si tratta, spiega, di un tema “reale” in cui è stato “coinvolto il mondo delle banche per migliorare il flusso dei dati che vengono fatti transitare durante un pagamento, come ad esempio con il codice fiscale per la fatturazione elettronica”. Castelli ricorda che “esiste una norma sull’obbligo del Pos mai realmente attuata in assenza delle sanzioni. Serve un lavoro di squadra, le banche ad esempio avrebbero già potuto togliere le commissioni sui pagamenti di piccole cifre. C’è, insomma, da accordare le corde e riuscire insieme a non avere sul punto più alibi”.

COSA DICONO I COMMERCIANTI

Tassare il contante però “non è la strada da seguire” secondo Confcommercio perché un’imposta “fondata sul nesso presuntivo tra contante ed evasione colpirebbe i tantissimi che certo evasori non sono e che semplicemente fanno ricorso a moneta legale sotto forma di carta moneta o moneta metallica”. L’associazione vede invece di buon grado l’idea di riconoscere un credito d’imposta a chi paga con moneta elettronica, magari proprio utilizzando un sistema di detrazioni e deduzioni, e suggerisce il bancomat senza costi di emissione per i cittadini con più di 65 anni, i più restii ad abbandonare il contante.

La proposta di Confindustria non piace neppure a Confesercenti perché ne deriverebbe “una stangata da miliardi d i euro sui consumatori, che concorrerebbe sicuramente a deprimere ancora di più la spesa delle famiglie, già in rallentamento”. Inoltre, il timore è che ad essere colpiti siano soprattutto gli anziani. “Siamo assolutamente convinti della necessità di promuovere la diffusione della moneta elettronica – chiariscono i commercianti in una nota – non solo per ragioni di tracciabilità e trasparenza, ma anche di sicurezza degli operatori commerciali. Ma al bastone preferiremmo la carota: quella della tassa sui contanti non è la strada giusta, meglio incentivare l’utilizzo di carte di credito e bancomat, con agevolazioni per i consumatori e minori costi per le imprese”.

LE CRITICHE DI TREMONTI

Sul tema si è registrato anche l’intervento dell’ex ministro delle Finanze, e grande esperto di manovra, Giulio Tremonti. “La finanziaria segna tradizionalmente l’inizio della stagione venatoria, che nel caso specifico si manifesta come caccia all’evasore” chiarisce con il solito piglio ironico in un’intervista al Sole 24 Ore. Secondo Tremonti, che non sorride certamente alla proposta di Viale dell’Astronomia, “questa lotta al contante è la tipica forma di intervento demagogico e regressivo, perché il contante in Italia è prima di tutto lo strumento dei poveri e degli anziani”. Campagne di questo tipo, a suo parere, ottengono l’effetto contrario: favoriscono il nero. Peraltro “è sbagliato pensare che ci sia un legame diretto e assoluto per effetto del quale se elimini il contante elimini l’evasione. Per Tremonti, dunque, bisogna cambiare ottica: “Non è una norma fiscale a modificare i comportamenti di una società ma è l’evoluzione della società a portare con sé migliori rapporti fiscali”. Comunque, intanto, ben vengano incentivi e disincentivi ma non “quelli che ipotizzano aliquote Iva diverse a seconda della modalità di pagamento”.

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