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Che cosa penso di Tav e analisi costi-benefici. Parla il prof. Cascetta

Conte Tav

Intervista al professore Ennio Cascetta: l’analisi costi-benefici è stata fatta male e comunque non basta. Senza Tav a rischio export italiano e problemi per l’intera economia

Una politica con la “p” minuscola che rischia di tagliare fuori l’Italia dall’Europa e di far crollare l’export. Ennio Cascetta, ordinario di Pianificazione dei trasporti alla università “Federico II” di Napoli, pensa che gli italiani debbano conoscere i rischi che derivano dal no alla Tav. Un “niet” che sembra farsi sempre più strada nel governo dopo la bocciatura alla linea Torino-Lione arrivata dal rapporto del ministero dei Trasporti sulla analisi benefici-costi. Cascetta chiarisce: “Di sicuro i costi sono più certi e i benefici più incerti e non v’è dubbio che le valutazioni vadano fatte ma questo tipo di analisi è solo uno degli strumenti esistenti. Bisogna aggiungere altre considerazioni – oltre a quella dell’efficienza economica – ovvero territoriali, industriali, di equità. Insomma, si tratta di un criterio da usare insieme ad altri per contribuire a una decisione pubblica“.

“TAV È IN UN DISEGNO EUROPEO PER CREARE UN UNICO SPAZIO ECONOMICO E SOCIALE”

Peraltro il nostro Paese non è il solo interessato da questa grande opera e dunque una sua scelta non può prescindere da un contesto più ampio. “C’è un disegno europeo, è sbagliato e non è sufficiente fare un’analisi ragionieristica, ammesso poi che sia stata fatta bene e secondo me non è così. Mi sembra – chiosa Cascetta – che siamo di fronte a una sorta di sindrome di Asperger delle infrastrutture”.

L’impressione del professore, che è stato coordinatore della Struttura tecnica di missione del Mit tra il 2015 e il 2017, è che “si faccia politica con la p minuscola e invece occorrerebbe fare politica con la p maiuscola” ricordando che si punta “al sistema ferroviario per far diventare l’Europa un unico spazio economico e sociale“.

“L’ITALIA HA LA ‘CINTURA DI CASTITÀ DELLE ALPI”

Inoltre “potenziando le ferrovie per il trasporto delle merci – spiega – si è meno dipendenti dal petrolio e dalle lobby dell’autotrasporto e si può andare verso un sistema multimodale in cui il trasporto merci su ferrovia sia competitivo con quello stradale, cosa che oggi non esiste”. Con un treno lungo 750 metri e con carichi da 2.000 tonnellate, invece, il discorso cambierebbe parecchio.

“Il punto – prosegue Cascetta – è che l’Italia ha una sorta di cintura di castità rappresentata dalle Alpi: se non adeguiamo le vecchie gallerie del Frejus e del Brennero ai livelli moderni rimarremo chiusi fuori dal mercato europeo. La Svizzera, per esempio, si è costruita 54 chilometri di gallerie alpine investendo 30 miliardi”.

“CON NO ALLA TAV FRENO ALL’EXPORT”

Un altro elemento collegato strettamente, e che secondo l’esperto si continua a trascurare, è che “la nostra piccola ripresa economica, che peraltro si sta già congelando, si è basata tutta sull’export che è cresciuto tre volte rispetto al Pil” e i nostri principali Paesi di sbocco sono Germania, Francia e Spagna. “Se non consentiamo ai prodotti italiani di attraversare le Alpi, prevedendo tassi di crescita dei traffici adeguati, mettiamo a rischio l’intera economia”.

“FRA TRE ANNI AUTOSTRADA DEL BRENNERO SARÀ SATURA”

Infine, un particolare non trascurabile: “Fra tre anni l’autostrada del Brennero sarà completamente satura. Quindi – conclude Cascetta – per un lungo periodo ci troveremo senza che sia finita la nuova galleria del Brennero e con l’autostrada del Brennero satura”. Con buona pace delle esportazioni e dell’intera economia italiana.

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