Da autostrade a dehors, da pubblicità indesiderate a più libertà per assicurati, i punti principali…
Il problema dei taxi in Italia è irrisolvibile?
Mentre Salvini cerca una soluzione che però la politica fatica a trovare, sui taxi basterebbe ascoltare le dritte di Andrea Giuricin (TRA Consulting) e apprezzare il coraggio di Roberto Red Sox Mantovani
Siamo soltanto a metà stagione ma il quadro dell’estate italiana 2023 è già tutto chiaro. Caldo estremo, caos voli e treni, polemiche politiche vuote e calciomercato povero.
Ma soprattutto, lunghe e infinite code in attesa dei taxi.
IL PROBLEMA TAXI IN ITALIA
Il problema dei taxi è molto semplice: non ci sono. Secondo il Codacons, “l’offerta di auto bianche [è] decisamente insufficiente al punto che in alcune città, nelle ore notturne, il 42% delle chiamate degli utenti ai servizi taxi locali rimane senza risposta”. Le grandi città, da Roma a Milano passando per Firenze e Napoli, sono le più colpite. “La ripresa del turismo dopo il Covid e il forte aumento delle presenze di visitatori, specie in occasione di eventi e kermesse, ha accentuato l’inadeguatezza dell’offerta di taxi, che realizza un grave disservizio a danno dei cittadini”, spiega l’associazione.
All’ora di cena, quel 42% sopra citato scende al 30% ma rimane comunque segno di un qualcosa di allarmante e sempre più insopportabile. E attribuibile all’incapacità delle amministrazioni locali di garantire il servizio. Visto che, ricorda il Codacons, “in base alle legge sono proprio i Comuni che hanno l’obbligo di garantire sul territorio un adeguato servizio di trasporto pubblico non di linea”. Da anni non si organizzano corretti bandi di concorso per assegnare le nuove licenze, tutto rimane opaco e allora non può che parlarsi di lobby dei tassisti.
In termini numerici, attualmente, in Italia circolano meno di centomila taxi. A Roma ce ne sono soltanto 7.800, cioè 340 per centomila abitanti. A Milano non arrivano neanche a cinquemila, a Napoli neanche a tremila e a Firenze sono 740.
I (POCHI) TENTATIVI DI SALVINI E DELLA POLITICA SUI TAXI
Per risolvere questa anomalia tutta italiana (basti pensare che a Londra ci sono 91mila taxi) che va a braccetto con il tema dei balneari e quindi denota lo status del Belpaese sulla concorrenza tutta, ci sta provando davvero la politica?
Anche Draghi, ricorda Il Foglio, si arrese alle proteste dei tassisti appoggiate dall’attuale ministro dei Trasporti (che però venne pesantemente bacchettato dall’ex premier), che adesso invece vuole ascoltare tutti i protagonisti coinvolti e promette nuove regole e più taxi per tutti. Sperando che l’annuncio non rimanga, soltanto sulla carta, accattivante come il vecchio “Più pila per tutti” di Antonio Albanese versione sindaco.
Salvini deve, piuttosto, ascoltare anche la voce degli Ncc. I quali chiedono stesse regole, stessa trasparenza contro ogni abusivismo. Ma l’impresa è ardua proprio per questo e non è un caso che sia un tema che l’Italia della politica si trascina puntualmente ogni anno.
IL CORAGGIO DI ROBERTO MANTOVANI
Secondo Andrea Giuricin, ceo di TRA consulting, serve implementare una vera e completa liberalizzazione del settore che vada oltre la mera riforma delle licenze (per il Codacons servirebbe aumentarle del 20%, almeno). L’interesse da tutelare, ripete Giuricin ogni giorno in tv e sui social, è quello dei cittadini. Ma il suo, per ora, rimane un grido inascoltato.
Tanto per mettere le cose in chiaro a chi giudica il mio modo di fare dal proprio comodo divano: io sto penalizzando la mia vita (mettendola a rischio) e il mio benessere economico per una battaglia etica, per una questione morale che mi rende orgoglioso. >
— RobertoRedSox (@RobertoRedSox) June 29, 2023
Su twitter, invece, c’è un altro volto noto della battaglia contro la lobby dei tassisti. E’ Roberto Mantovani, meglio conosciuto come Roberto Red Sox. E’ un tassista di Bologna, 53 anni, che da mesi ha sfidato la sua categoria fatta di troppi colleghi che non accettano il Pos, pubblicando le sue retribuzioni: 600 euro per ogni notte di lavoro, da cui vanno scalati i soldi per benzina, tasse e manutenzione dell’auto (la sua si chiama Bologna 5).
Nella bio si definisce persona che non digerisce omofobi, violenti, fascisti e razzisti ma la sua lotta quotidiana di adesso è contro chi tra i suoi colleghi non rispetta le regole dello Stato e si vanta di fregarsene.
GLI ATTACCHI E LA RIVOLUZIONE
Lui, intanto, continua a ricevere attacchi pesanti, intimidazioni via posta oltre che via social ma anche in tv come nel caso di Lorenzo Bittarelli a Mi Manda Rai 3.
“Io sto penalizzando la mia vita (mettendola a rischio) e il mio benessere economico per una battaglia etica, per una questione morale che mi rende orgoglioso”, si legge nel post fissato in alto sul suo profilo twitter. Dove i follower sono arrivati a oltre 39mila persone e dove, forse, pian piano sta partendo una rivoluzione inaspettata ma quanto mai necessaria.