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Tutti in analisi, a sinistra rinasce la Quercia e i suoi cespugli e a destra si vuol spegnere la Fiamma

Giorgia Meloni

Sono ancora i risultati delle elezioni a tenere banco sui quotidiani. Per Meloni sono “campanelli d’allarme da non sottovalutare” mentre il suo ministro Luca Ciriani dice che è arrivato “il momento di spegnere la Fiamma”.  Per Salvini è iniziato un lungo processo, mentre nel M5S Conte minaccia di andare via “se passa la linea Grillo”, sorride solo la Schlein ma lo schema di un grande Pd e di piccoli cespugli non piace agli alleati

Tutti in analisi. Partiti e leader sono li a contare i voti, ad analizzare i flussi, a capire cosa ha funzionato e cosa no. A partire dal centrodestra. “Bisogna interrogarsi sulle ragioni della sconfitta” scrive Repubblica riportando un pensiero di Giorgia Meloni dal vertice del G20 in Brasile. “Penso che non vincere sempre possa aiutare a tenere i piedi per terra ” è un altro pensiero annotato da Avvenire con il suo inviato Marco Iasevoli da Rio de Janeiro. Ma non è solo Giorgia che vuol riflettere, in casa Lega si è aperto un processo e non giudiziario a Matteo Salvini perché da seconda forza della coalizione è scesa a terza a discapito di Forza Italia. Altro sotto tiro è Giuseppe Conte che dice apertamente al Corriere della Sera: “Se passa la linea Grillo lascio”.

SALVINI SOTTO BOTTA, ADDIO ALLA LEGA NAZIONALE

Ma torniamo ancora al centrodestra.  È noto che FdI ambisca a guidare il dopo-Zaia e che ritenga di avere una golden share anche in Campania, di fronte a un centrosinistra dilaniato dalla querelle sul terzo mandato di De Luca. “Ma va gestita, questo sembra essere il messaggio di Meloni rivolto sia al suo partito sia agli alleati – scrive ancora Iasevoli – quella sensazione di avere il risultato in tasca, quasi a prescindere dai profili portati all’attenzione dei cittadini”. E a finire sotto processo è Salvini. Scrive Massimo Franco sul Corriere della Sera: “La strategia della «Lega nazionale» accarezzata a lungo dal leader, oggi appare archiviata: dall’elettorato, prima che dallo stesso Salvini”. E non solo il numero uno della Lega deve stare attento su due fronti. “Si tratta di una trincea difensiva che sconta la consapevolezza di avere di fronte una doppia competizione: quella meloniana e quella di FI di Antonio Tajani, rafforzato dalle urne. Sono due idee di destra agli antipodi. Il dramma, per Salvini, è che la sua sembra avanzare in Europa, ma arranca in Italia”.

LO SCHEMA DEL PD E’ QUELLO DI UNA GRANDE QUERCIA E DEI CESPUGLI ALLEATI

A sinistra chi sorride è Elly Schelin che proprio al Corriere della Sera concede una lunga intervista. “Da quando sono segretaria il Partito democratico è cresciuto in tutte le competizioni elettorali sia dove abbiamo vinto sia dove abbiamo perso – dichiara a Maria Teresa Meli –  ma non ha nessuna presunzione di autosufficienza ed è il motivo per il quale siamo quelli più testardamente unitari e continueremo su questa strada perché non abbiamo nessuna volontà di fare da soli. Quello che però è accaduto è che il Pd ha ritrovato un’anima, un profilo chiaro e una forte connessione con la sua gente. Sanno da che parte trovarci, sanno che interpretiamo la sinistra come uno strumento nelle mani di quell’Italia che fa più fatica per migliorare la propria vita”. Sarà ma il problema numero uno per la Schlein è lo schema già visto: una grande Quercia con tanti cespugli che però litigano e non vogliono starci.

CONTE SE PASSA LA LINEA GRILLO LASCIO IL MOVIMENTO

E veniamo al vero problema del campo largo, Giuseppe Conte. Che minaccia di lasciare se passa la linea di Grillo. Se domenica pomeriggio, al termine dell’assemblea costituente, dovessero risultare approvati i quesiti che propongono di «vietare ogni forma di alleanza» o di «mantenere la storica distanza dalla destra e dalla sinistra». Insomma Conte prova a mostrare i muscoli come riporta il Messaggero ma la partita non è affatto scontata. E su la Stampa Niccolò Carratelli riporta il Toninelli pensiero: “Il Movimento ha dimezzato i voti rispetto alle ultime elezioni: da 100 mila a 50 mila in Emilia-Romagna e da 30mila a 15mila in Umbria. Se non è una sconfitta questa, che cos’è? Conte si è già scavato la fossa”. Insistendo su quello che per Toninelli è il peccato originale: “Ha deciso di schierarsi in maniera preconcetta e priva di contenuti con il Pd”. Il rapporto con i dem, il timore di appiattirsi troppo, è un nodo che preoccupa molti tra i parlamentari 5 stelle, compresa la vicepresidente Chiara Appendino, che non a caso si era battuta per impedire l’alleanza alle ultime Regionali in Piemonte.

CIRIANI E’ ORA DI SPEGNERE LA FIAMMA

Insomma leader e partiti devono ben capire come muoversi e di certo un tema in più messo sul piatto è quello del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani che al Foglio dice: “E’ l’ora di spegnere la fiamma. Quel simbolo appartiene a una storia passata, l’abbiamo già superato nei fatti. Prima o poi andrà tolto. Meloni sta dentro un percorso di modernità. L’accusa di fascismo? Una barzelletta”. Temi importanti affidati ad una conversazione con Salvatore Merlo che potrebbero aprire un fronte, visto i tanti nostalgici che ancora albergano in Fdi. “Noi abbiamo un progetto conservatore, già realizzato al Parlamento europeo, che in termini generici significa mettere insieme la tradizione della destra, quella mia, con la tradizione liberale e risorgimentale, con quella cattolica”. E la Fiamma missina chiede il giornalista? “Fa parte della nostra storia e della nostra identità, anche se l’abbiamo già superata, è un fatto acquisito. Con assoluta tranquillità. E’ un elemento simbolico, e come tanti altri elementi simbolici avrà la sua parabola, ma non sarà mai rinnegata. Senza drammi. E senza fanfare. Non è nemmeno un argomento di urgente dibattito. Accadrà e basta, anche perché solo quelli della mia età possono essere affezionati a quel simbolo superato. Ma per ragioni rispettabilissime e romantiche”.

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