Skip to content

Tassa sull'oro

Una tassa sull’oro nella manovra 2026? Cosa prevede e come funzionerebbe

Un’aliquota agevolata del 12,5% per chi decida, entro il 30 giugno 2026, di rivalutare l’oro da investimento in proprio possesso (lingotti, placchette o monete): la tassa al vaglio del governo per finanziare la manovra 2026

Un’aliquota agevolata sull’oro per dare respiro alle casse dello Stato e al governo in cerca di coperture finanziarie: è il contenuto di un emendamento alla manovra di Bilancio a firma di Giulio Centemero (Lega) e Maurizio Casasco (Forza Italia).

GETTITO DI OLTRE 2 MILIARDI

Ipotizzando un’adesione del 10%, la tassa sull’oro garantirebbe un gettito compreso tra 1,67 e 2,08 miliardi. L’obiettivo della misura, si legge nel documento, è “facilitare l’emersione e la circolazione di oro fisico da investimento, garantendo al tempo stesso un incremento del gettito”.

Si tratta di una “procedura di rivalutazione fiscale dell’oro da investimento” in possesso delle famiglie italiane per un valore complessivo tra i 133 e i 166 miliardi di euro. I contribuenti che al 1°2026 possiedono oro da investimento potranno, “in mancanza di documentazione attestante il relativo costo o il valore di acquisto”, chiederne la rivalutazione fiscale entro il 30 giugno 2026.

UN CONDONO SULL’ORO

La “tassa sull’oro” sarebbe una sorta di condono fiscale per l’oro posseduto dalle famiglie italiane, quello fermo in una cassetta di sicurezza o dentro un armadio. Attualmente in sede di cessione del “bene rifugio” si applica un’aliquota del 26% sull’intero valore dell’oro ceduto, anziché sulla plusvalenza effettivamente realizzata

Con la proposta di Lega e FI si prevede il dimezzamento della tassazione al 12,5% per chi decide di rivalutare l’oro, coinvolgendo intermediari professionali iscritti al registro di riferimento presso l’Organismo Agenti e Mediatori.

I VANTAGGI

Chi avrà scelto di dichiarare il proprio bene, pagando il 12,5%, quando lo rivenderà invece del 26% sull’intero valore, pagherà il 26% solo sulla plusvalenza, ovvero sulla differenza tra il prezzo di vendita e il valore dato all’oggetto al momento della dichiarazione.

Anche per lo Stato il vantaggio sarebbe quello di far emergere il ‘nero’ o, comunque, beni che sfuggono alla tassazione e trovare coperture che consentirebbero di finanziare misure utili alla politica economica.

I RISCHI

Tra i rischi della “tassa sull’oro” c’è l’agevolazione per chi vuole ripulire merce rubata o di dubbia provenienza. Inoltre non è così facile vendere oro al suo valore reale e non da ultimo il fatto che la misura potrebbe essere percepita come un’operazione per fare cassa, l’ennesima tassa imposta su beni ‘privati’ e considerati “beni rifugio” cui ricorrere in caso di emergenza.

ORO NELLE CASE DEGLI ITALIANI

Secondo alcune valutazioni, l’oro privato complessivo in Italia potrebbe raggiungere 4.500–5.000 tonnellate per un valore stimato di 499–550 miliardi di euro. Il prezzo di mercato dell’oro attualmente è di circa 111 mila euro al chilo. Solo il 25-30% sarebbe oro da investimento cioè 1.200–1.500 tonnellate. Un patrimonio ereditato, dormiente, che il governo, con questa tassa vorrebbe svegliare per trasformare un bene “immobile” in uno liquido.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su