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Vi racconto i 130 anni della Banca d’Italia

Banca D'italia

La legge 449 del 10 agosto 1893 ufficializzò la nascita della Banca d’Italia. Quest’anno, dunque, ricorrono i 130 anni. Il racconto di Eraldo Bigi sul blog Elezioni e sistemi elettorali nel mondo

La legge 449 del 10 agosto 1893 ufficializzò la nascita della Banca d’Italia, nell’ambito di un riordino complessivo degli istituti di emissione conseguente allo scandalo della Banca Romana (1892-1894).

La legge bancaria del 10 agosto 1893, n. 449 istitutiva della Banca d’Italia, fu fondamentale perché: ridefinì il sistema della circolazione cartacea, che venne basato sulla copertura metallica dei biglietti (più precisamente: del 40 per cento di essi) e su un limite di emissione assoluto; pose le premesse per il risanamento degli istituti di emissione; avviò il processo di transizione verso una banca di emissione unica; introdusse norme che ponevano la tutela dell’interesse pubblico al di sopra delle esigenze di profitto degli azionisti (esempio: approvazione governativa sia per la nomina del capo della Banca – allora era il Direttore Generale – sia per le variazioni del saggio di sconto).

Nel 1907 la Banca d’Italia intervenne efficacemente per arginare una grave crisi finanziaria, stabilendo la propria funzione di prestatore di ultima istanza: cominciò ad avvertirsi l’opportunità di una funzione di controllo sulle aziende bancarie.

Alla vigilia della prima guerra mondiale la Banca d’Italia rivestiva una posizione centrale nel panorama finanziario nazionale: per l’importanza del suo credito nell’economia del Paese, per l’opera svolta a favore della stabilità finanziaria, per il rafforzamento delle riserve metalliche, per il concorso fornito al Tesoro nella gestione del debito pubblico.

Nel dopoguerra le difficoltà della riconversione misero in crisi molti settori dell’industria e le istituzioni creditizie che li avevano finanziati largamente, fino a determinare gravi dissesti bancari. La Banca d’Italia effettuò, d’accordo con il Governo, imponenti operazioni di salvataggio.

IL NUOVO STATUTO DELLA BANCA D’ITALIA

Nel 1928 fu approvato il nuovo Statuto, che istituiva la figura del Governatore, posto al vertice del Direttorio (composto da Governatore, Direttore Generale, Vicedirettore Generale); la responsabilità per la manovra del tasso di sconto passò dal Consiglio superiore al Governatore, sempre previa approvazione del Governo.

I punti essenziali del risanamento monetario, realizzato fra il 1945 e il 1948 con disegno coerente, furono quattro.

Il primo fu l’arresto dell’inflazione. Nell’estate del 1947 il meccanismo della riserva obbligatoria venne riformato e finalizzato alle esigenze del controllo monetario. Il potere di variare il coefficiente di riserva venne assegnato a un organismo di nuova creazione, il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR), presieduto dal ministro del Tesoro. La riforma, indicando chiaramente la volontà dell’autorità monetaria di porre fine all’inflazione, agì sulle aspettative e troncò l’ascesa dei prezzi.

Il secondo punto fu il ristabilimento di un limite al finanziamento monetario dello Stato: nel maggio 1948 l’indebitamento del Tesoro in conto corrente verso la Banca centrale fu limitato al 15 per cento delle spese previste nel bilancio dello Stato.

Il terzo punto fu l’inserimento nella comunità finanziaria internazionale: nell’ottobre del 1946 l’Italia venne ammessa agli istituti nati con gli accordi di Bretton Woods. Iniziò la liberalizzazione del commercio dei cambi e, dopo la svalutazione del novembre 1947, scomparve il doppio mercato dei cambi. Venne creato l’Ufficio Italiano dei Cambi per la gestione delle transazioni valutarie. L’Italia avrebbe fatto parte in seguito dell’Unione Europea dei Pagamenti, creata nel 1950.

Il quarto punto fu il riordino della vigilanza. Dopo la soppressione dell’Ispettorato creato nel 1936, la funzione di vigilanza venne assegnata istituzionalmente alla Banca d’Italia; la responsabilità politica sulla materia venne riservata al CICR, alle cui sedute partecipava – in qualità di capo dell’organo tecnico – il Governatore.

Il principio della tutela del risparmio veniva fissato nella nuova Costituzione del 1948, con l’art. 47.

Il consolidamento della lira, al quale contribuì grandemente il Direttore Generale della Banca Donato Menichella, costituì la piattaforma sulla quale si sarebbe fondata la crescita non inflazionistica del periodo successivo.

Dall’immediato dopoguerra fino ai primi anni Cinquanta, l’azione della Banca fu essenziale per attrarre e gestire gli aiuti internazionali (Interim Aid, Piano Marshall, Banca Mondiale) che consentirono di uscire dall’emergenza e di avviare la ricostruzione.

Gli anni Cinquanta furono per l’Italia un periodo di sviluppo economico sostenuto, in un contesto di stabilità monetaria: la scelta dell’apertura internazionale, che introdusse salutari stimoli concorrenziali nel nostro sistema economico, fu consolidata con l’adesione alla Comunità Economica Europea (1957) e con l’introduzione (1958) della convertibilità della lira in altre valute per i non residenti (convertibilità esterna).

Il decennio Sessanta si chiuse in mezzo a gravi difficoltà economiche: la fine degli accordi di cambio concordati a Bretton Woods (agosto 1971), il passaggio alla fluttuazione dei cambi, il brusco aumento del prezzo del petrolio aprirono un lungo periodo in cui convissero due mali ritenuti fino a quel momento antitetici: stagnazione e inflazione.

In Italia l’inflazione fu notevolmente più alta che nella media dei paesi industriali: tra il 1973 e il 1984 non scese mai al di sotto del 10 per cento.

Essa ebbe importanti cause interne che si aggiunsero all’aumento dei prezzi internazionali: le forti tensioni sul mercato del lavoro, l’incremento della spesa pubblica non accompagnato da incremento delle entrate, la scarsa concorrenza; molto giocò il venir meno dell’effetto disciplina rappresentato dal sistema di cambi fissi.

La politica di stabilizzazione dei corsi dei titoli, divenuta troppo onerosa, fu abbandonata.

NUOVI STRUMENTI DI CONTROLLO DEL CREDITO

Al fine di conciliare il sostegno degli investimenti con il controllo della domanda interna, e di contenere l’aumento dei tassi di interesse, nel 1973 furono introdotti strumenti amministrativi di controllo del credito (massimale sugli impieghi, vincolo di portafoglio) e controlli valutari.

L’indirizzo tendenzialmente restrittivo della condotta monetaria fu rivolto in Italia, come in altri paesi industriali, verso obiettivi intermedi di tipo quantitativo (credito totale interno) esplicitamente dichiarati.

Nel dicembre 1978 l’Italia aderì al Sistema Monetario Europeo (SME). 

Essa ottenne che la banda di oscillazione entro cui poteva fluttuare la lira fosse più ampia (6 per cento sopra o sotto la parità centrale) di quella consentita agli altri paesi (2,25 per cento) perché il differenziale di inflazione rispetto a questi ultimi, pur restringendosi, era ancora ampio.

L’azione di vigilanza fu volta a incoraggiare il rafforzamento patrimoniale, a migliorare gli assetti statutari e organizzativi delle istituzioni creditizie, a dare spazio alla concorrenza. Nella seconda parte del decennio furono estesi i controlli ispettivi e perfezionate le tecniche di analisi. Per far fronte alla crescente esigenza di coordinamento fra autorità nazionali in materia di supervisione bancaria, si giunse al “concordato di Basilea” del 1983.

Nel febbraio del 1986, con l’approvazione dell’Atto unico europeo, si stabilirono le tappe del processo volto all’abolizione, da completare entro il 1992, delle barriere che ancora dividevano i mercati dei paesi membri della Comunità.

Sei anni dopo, nel febbraio 1992, si giunse alla firma del Trattato di Maastricht, che sta alla base della moneta unica europea e del Sistema europeo delle banche centrali.

Nel 1990 il completamento della liberalizzazione valutaria chiuse un ciclo di legislazione vincolistica iniziato nel 1934.

Fu favorita l’integrazione internazionale del sistema economico e finanziario italiano.

COME SI E’ ESTESA LA SUPERVISIONE DI BANCA D’ITALIA

Dagli anni Ottanta la supervisione della Banca d’Italia si è estesa agli intermediari non bancari, limitatamente agli aspetti attinenti alla stabilità del sistema finanziario. È iniziato il passaggio da una vigilanza “strutturale” – cioè volta a orientare, per mezzo di autorizzazioni, la struttura del sistema – a una vigilanza “prudenziale”, prevalentemente fondata su regole generali di comportamento. Il resto, è cronaca.

(Notizie estratte dal sito istituzionale della Banca d’Italia).

 

– Leggi anche: Vi racconto il Panetta-pensiero (in vista dello sbarco a Bankitalia)

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