Skip to content

Giulia_Bongiorno

Violenza contro le donne, il punto su femminicidio, consenso e la proposta di un’Authority ad hoc

La creazione di un’authority autonoma per coordinare i vari fronti che riguardano la violenza di genere (giustizia, sicurezza, prevenzione, educazione): è la proposta di Fabio Rosa, il presidente del tribunale di Milano intervenuto ieri a «Muoviamoci», la diretta organizzata dal Corriere tv in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.

Di cosa si occuperà tecnicamente un’eventuale Authority sulla violenza contro le donne? La propone Fabio Rosa, presidente del tribunale di Milano che sa bene che il panorama legislativo sull’argomento è perfettibile ma frammentato.

UN’AUTHORITY CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE

L’istituzione di un’authority ad hoc rappresenterebbe la risposta alle disfunzioni, agli errori e alle negligenze del sistema. Un ulteriore passo in avanti oltre le leggi che esistono e oltre le decisioni che hanno segnato l’evoluzione giuridica in materia. Sarebbe inoltre lontana dai condizionamenti politici e gestirebbe tutto ciò che ruota attorno alla violenza di genere: provvedimenti legislativi, gestione delle risorse, controlli sulla reattività della magistratura. Il board sarebbe formato da esperti ed esperte che verificherebbero lo stato e il funzionamento delle politiche antiviolenza in Italia.

APPROVATA LEGGE SUL REATO DI FEMMINICIDIO

Ieri è arrivato il via libera definitivo al ddl che istituisce il reato di “femminicidio”: la Camera lo ha approvato all’unanimità in una giornata ad alto valore simbolico. Il provvedimento, che aveva già ottenuto il via libera in Senato, ora diventerà legge, introducendo nel Codice penale l’art. 577-bis, il delitto di femminicidio che prevede l’ergastolo quando l’omicidio di una donna è commesso per discriminazione di genere, odio o per reprimere la libertà della vittima.

LEGA SI TIRA INDIETRO SU DDL CONSENSO

È scontro invece sul ddl che riguarda la violenza sulle donne e introduce il consenso informato, già approvato all’unanimità alla Camera. A bloccarlo i rappresentanti dei partiti di maggioranza in Commissione Giustizia di Palazzo Madama, presieduta dalla senatrice leghista Giulia Bongiorno. La maggioranza ha chiesto di esaminare il testo per fare alcune correzioni e la stessa Bongiorno ha avallato la decisione, dicendosi indisponibile a far passare per la Commissione un testo che non l’ha vista «coinvolta» e foriero di interpretazioni giuridiche fuorvianti. Al centro delle contestazioni c’è l’ultimo comma dell’articolo che riguarda lo sconto di pena nei «casi di minore gravità» su cui hanno chiesto approfondimenti sia Stefani della Lega che Zanettin di Fi e Berrino di Fdi. «Un approfondimento è necessario per rendere più efficace la legge» ha ribadito Romeo. C’è chi dietro questo stop vede la precisa volontà di depotenziare la vittoria del centrosinistra all’indomani dei risultati delle regionali. Ma è anche un primo effetto concreto delle regionali: un nuovo bilanciamento dei rapporti di forza in cui Salvini vuole pesare di più nelle decisioni della coalizione.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su