Intervento a tutto campo del presidente del Senato alla festa di Fratelli d'Italia a Lido…
Zelensky sfida Putin, Meloni chiede calma, Marina russa addestrata con armi nucleari
Zelensky avvisa Putin: nessuna annessione nel Kurs, 74 località in mano ucraina, molti russi presi prigionieri. La risposta di Mosca non si fa attendere: avrete la meritata punizione. Intanto, Meloni chiede calma e conferma la linea del Governo e gli Usa avallano l’attacco ucraino in suolo russo. L’analisi dei giornali.
ZELENSKY SFIDA PUTIN
Zelensky sfida Putin. «Nonostante le battaglie difficili e intense le nostre truppe continuano ad avanzare», ha dichiarato ieri il leader ucraino, sottolineando che le località in mano ucraina sono 74 e molti russi sono stati presi prigionieri.
“Secondo alcuni analisti occidentali il corpo di spedizione ucraino non conterebbe tra i mille o duemila soldati, come ventilato inizialmente, bensì circa 12.000. Mosca manda rinforzi e mobilita truppe dalla zona di Zaporizhzhia, sul fronte meridionale. I portavoce del Cremlino ribadiscono di essere riusciti a fermare i nemici. Il tentativo dei comandi russi resta quello di non diminuire la pressione sul Donbass, dove gli ucraini dall’inizio dell’anno sono in gravi difficoltà e perdono lentamente terreno. Anche ieri sembra che i russi siano avanzati in direzione della città di Pokrovsk sparando missili e cannonate sulle zone urbane. I comandi ucraini segnalano 52 raid russi contro la città solo nelle ultime 24 ore, che equivale a circa il doppio di quelli che lanciavano una settimana fa”, scrive il Corriere della Sera.
MELONI CHIEDE CALMA
La presidente del Consiglio chiede calma e conferma la linea del Governo in Ucraina, dopo il no di Crosetto all’utilizzo di armi italiane per attacchi sul suolo russo. «Su una materia così complessa io ritengo che occorra mantenere la lucidità e profondità nel giudizio». Il che significa anche «non cercare di ridurre tutto a un banale gioco tra tifoserie». Che «non giova a nessuno». Un richiamo che si può leggere come destinato a una parte dell’opposizione, ma anche alla componente della sua maggioranza meno convinta dell’impegno per l’Ucraina.
Eppure, è difficile sfuggire alla sensazione che la presidente del Consiglio abbia negli ultimi mesi in qualche modo cambiato passo rispetto alla politica estera. Lo strappo di giugno in occasione delle nomine Ue sembra aver lasciato strascichi che si evidenziano con la maggior distanza dai presidenti Scholz e Macron e soprattutto dalla partita che l’Unione europea sta giocando in Ucraina.
IL CONSIGLIERE DI ZELENSKY RINCARA LA DOSE
«Davvero non possiamo condurre la nostra guerra di difesa sul suolo russo? Sul suolo dell’aggressore? Strano. Ma allora come mai la guerra contro l’Ucraina è possibile?», dice Mikhail Podolyak, noto consigliere del presidente Zelensky, a il Corriere della Sera, commentando le prese di posizione dei ministri degli Esteri Tajani e della Difesa Crosetto contro l’utilizzo delle armi italiane nell’operazione ucraina nella regione russa di Kursk.
«Si tratta di un’opportunità fondamentale per proteggere la popolazione civile ucraina lungo le zone di confine. Distruggendo le artiglierie russe, le loro rampe missilistiche, gli aeroporti in profondità si crea una sorta di zona sanitaria larga parecchi chilometri. Secondo: abbiamo azzerato la reputazione militare della Russia, abbiamo punito i suoi crimini. Abbiamo dimostrato che sono deboli, non controllano internamente il loro territorio. Terzo: abbiamo effettivamente distrutto le loro infrastrutture, la logistica della loro guerra, abbiamo ridotto le loro capacità operative nei territori occupati. Quarto: abbiamo giustamente portato la guerra sul territorio russo, creando possibili conflitti sociali interni tra cittadini dello stesso Paese. Ora finalmente tanti dovranno porsi alcune domande ovvie: cos’è questa guerra? Perché l’abbiamo iniziata, a che serve?», commenta a proposito dell’operazione.
«No, non siamo interessati a occupare i loro territori”, specifica il consigliere, su domanda del giornale.
GLI USA APPOGGIANO L’ATTACCO UCRAINO
Gli Usa appoggiano l’attacco ucraino in territorio russo. “Putin si ritiri dall’Ucraina”, ha commentato parole il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, avallando la decisione di Zelensky di varcare il confine. Se l’incursione armata ucraina nella regione russa di Kursk non piace a Mosca, il presidente russo “può semplicemente andarsene dall’Ucraina. Questa è la guerra di Putin contro l’Ucraina. E se la cosa non gli piace, se la cosa lo mette un po’ a disagio, allora c’è una soluzione semplice: può semplicemente andarsene dall’Ucraina e farla finita”, si legge su il Fatto Quotidiano.
MARINA RUSSA ADDESTRATA AD USARE ARMI NUCLEARI
La Marina russa è stata addestrata per un attacco nucleare su larga scala contro la Nato, secondo documenti segreti riportati dal Financial Times. Tra gli obiettivi figurano l’Europa, il Giappone e la Sud Corea.
“In una presentazione riservata agli ufficiali, sono illustrate in dettaglio le mappe di obiettivi come la costa occidentale della Francia e Barrow-in-Furness nel Regno Unito“, riporta il quotidiano, aggiungendo che le mappe “realizzate a scopo espositivo più che per uso operativo, illustrano 32 obiettivi Nato in Europa per le flotte navali russe”.
Le armi nucleari sono centrali per Mosca in un eventuale conflitto con la Nato, poiché l’esercito russo non ha abbastanza risorse, secondo Dara Massicot, ricercatrice senior presso il Carnegie Endowment for International Peace, consultata dal FT.
IL CASO RIMPATRI
Scoppia il caso rimpatri. Entro tre giorni l’Ucraina rimpatrierà i 57 orfani ospitati nella Bergamasca, scrive il Fatto Quotidiano.
Il console ucraino in Italia e il presidente del Tribunale di Brescia hanno già firmato il decreto di rimpatrio, che prevede che i 57 minori lasceranno i tre centri della Bergamasca dove si erano stabiliti per tornare in Ucraina con tre autobus. Una decisione contraria al parere dell’Unhcr, l’agenzia dei rifugiati dell’Onu, che ha detto no perché il conflitto è ancora in corso.
Il 14 agosto i tutori dei bambini presenteranno per 34 di loro una richiesta di protezione internazionale alla questura di Bergamo, fa sapere il Fatto. Richiesta che se sarà accolta, permetterà di fermare il rimpatrio.