Dalla bomba atomica al Mar Rosso: Sapelli spiega i veri obiettivi degli attacchi in Iran e i rischi per l’Italia
Dietro l’attacco israeliano sferrato la scorsa notte contro l’Iran c’è l’intento di bloccare lo sviluppo dell’arma nucleare. Ma lo scenario di tensione non si limita al confronto tra Teheran e Tel Aviv: la minaccia degli Houti nel Mar Rosso, denunciata dalle compagnie di navigazione, rischia di compromettere i traffici globali e rappresenta un invito esplicito alla mobilitazione internazionale. “I rischi per le aziende italiane derivanti dalle incursioni degli Houti sono enormi. E l’ONU ormai agisce contro la pace mondiale, aiuta coloro che vogliono la guerra”, avverte il professor Giulio Sapelli, economista, accademico e consigliere di amministrazione della Fondazione Eni Enrico Mattei, intervistato da Policy Maker.
I VERI OBIETTIVI DELL’OFFENSIVA ISRAELIANA
Gli impianti nucleari e i siti di ricerca sull’atomo sono i più colpiti dall’attacco di questa notte, per quale ragione? Ci sono rischi per la sicurezza secondo lei?
Credo che l’obiettivo di questa operazione fosse ritardare o impedire la costruzione di una bomba atomica iraniana. Un aspetto da non sottovalutare è che i servizi segreti israeliani sono in grado di penetrare nelle strutture della società iraniana attraverso l’infiltrazione selettiva. Non credo ci siano rischi per la sicurezza legati agli attacchi ai siti nucleari. A questo proposito, l’AIEA ha fatto una previsione molto cauta. Parliamo di un’organizzazione diretta da una persona molto competente, spero e sono convinto che quest’operazione sia stata fatta avvertendo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
SAPELLI: “DICHIARAZIONI TRUMP PURA DIPLOMAZIA
Come leggere le dichiarazioni di Tajani e Trump dei giorni scorsi a proposito del rischio 0 di attacchi israeliani contro l’Iran?
Gli annunci di Tajani e Trump riguardo il fatto che non ci fossero rischi di attacchi sono dichiarazioni che rientrano nel solco della diplomazia. Oggi si pensa che le relazioni internazionali non esistano più, ma esista solo il potere delle armi. Non a caso l’Australia e la Nuova Zelanda hanno condannato l’attacco israeliano per mettere le mani avanti per un’eventuale reazione della Cina in quell’area.
LA STRATEGIA, SAPELLI: “SITI PETROLIFERI SALVAGUARDATI”
Gli attacchi notturni hanno ucciso il comandante dei pasdaran e anche il comandante in capo maggiore. È possibile che l’obiettivo “nascosto” di Israele fosse colpire la catena di comando militare in Iran, seguendo la cosiddetta “strategia della decapitazione”?
Sicuramente l’uccisione dei capi militari è stata un elemento importante. C’è stata poi una distruzione pesantissima degli armamenti. Un altro elemento da notare è che i siti petroliferi non sono stati bersaglio degli attacchi. Penso che la ragione sia che non si vuole che il prezzo del petrolio salga alle stelle.
LA MINACCIA DEGLI HOUTHI
Le compagnie di navigazione hanno già suonato l’allarme rosso: lo Stretto di Hormuz (che gestisce il 25% del petrolio mondiale) e il Mar Rosso sono sotto minaccia. Centinaia di navi dovranno ora cambiare rotta. Quanto è grande la minaccia secondo lei e quali effetti concreti potrebbe avere per l’Ue e l’Italia nel medio-lungo termine?
In realtà le compagnie di navigazione chiamano a raccolta il mondo affinché bombardi e fermi definitivamente la minaccia degli Houti. Questa è una vera e propria chiamata alle armi. Un compito che dovrebbe riguardare tutte le nazioni internazionalmente interessate. Abbiamo tutti i mezzi tecnici per porre fine a questa minaccia, ma non si fa nulla. L’Oman si è auto-candidato per assumere una posizione di mediazione, ma mi pare che non riesca ad andare in porto. Pensi al danno di questa situazione per l’Egitto. Attualmente, invece, l’ONU è dominata da una corrente antisemita e filoislamista. L’ONU ormai agisce contro la pace mondiale, aiuta coloro che vogliono la guerra. Negli ultimi anni ha taciuto su tutte le questioni più importanti. L’ultimo atto degno di nota è stato il tentativo di evitare l’attacco americano in Iraq. Però non si è espressa su Tony Blair, allora primo ministro del Regno Unito, che svolse quel ruolo infame e per il quale è stata condannato dalla Camera dei lord come criminale di guerra.
I RISCHI PER LE AZIENDE ITALIANE
Quali sono i rischi per le aziende italiane legati agli attacchi degli Houti?
I rischi per le aziende italiane derivanti dalle incursioni degli Houti sono enormi. Abbiamo una delle marine militari tra le migliori al mondo ma non possono sostituirsi alla politica. Dobbiamo agire militarmente insieme al concerto delle nazioni europee, agli Usa e all’India, molto interessata a porre fine a questa situazione. Gli indiani sono sconcertati di fronte all’inerzia dell’Ue sul tema. Un’inerzia che colpisce soprattutto gli industriali europei, che non riescono ad avere un potere effettivo. Infatti, si sono fatti espropriare l’industria delle automobili endotermiche, un evento che sarà studiato dagli storici del futuro. Ritardare oggi le multe per i produttori è una misura insufficiente che arriva troppo tardi.