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Chi sarà il candidato del centrodestra in Puglia?

Mentre Decaro corre senza rivali, il centrodestra si fa la guerra tra alleati e brucia i suoi candidati uno dopo l’altro.

Mentre Antonio Decaro è in piena campagna elettorale tra incontri con le categorie e feste di piazza, il centrodestra non ha ancora un candidato da contrapporgli. Tant’è che l’unico che sembra mettere i bastoni tra le ruote all’investitura a furor di popolo tra lacrime a abbracci dell’ex sindaco è proprio il suo padrino Michele Emiliano. Il governatore pm già raduna le sue truppe per creare una corrente interna e un manipolo di fedelissimi da far eleggere in consiglio regionale per tenere in pugno il futuro presidente. Il centrodestra in tutto questo è completamente silente.

Con i partiti della maggioranza di governo più impegnati a formare le liste, anche attingendo a molti ex emilianisti esclusi da Decaro (Massimo Cassano, Anita Maurodinoia, Pippi Mellone) che a provare a vincere le elezioni. Tattica che si inquadra in una strategia di sfida tra partiti di centrodestra volta ad avere la meglio sull’alleato più che sull’avversario.

LA LOGICA ANTI-ALLEATI NEL CENTRODESTRA

Da qui anche l’assenza ancora del candidato governatore. Anziché ragionare in ottica di coalizione cercando di trovare un leader che, anche se sconfitto in questa tornata, possa risultare aggregante e carismatico per costruire una opposizione valida e combattiva per i prossimi anni, preferisce mettere bandierine di partito evitando che il candidato sia espressione di un’altra forza politica.

Ed ecco l’autocandidatura di Marcello Gemmato, sottosegretario alla  Salute e amico di Giorgia Meloni, che si è fatto avanti solo per dire ai partiti di governo “vedete che anche Fratelli d’Italia ha una classe dirigente”. Subito stoppato dal collega di partito Donzelli.

Proprio come in queste ore il vicepremier Tajani smorza la candidatura del forzista Mauro D’Attis. Legando la Puglia a Veneto e Campania, proprio nella logica anti-alleati: meglio un civico esterno che un candidato di Lega o Forza Italia. Ma andando alla ricerca del coniglio dal cappello della società civile, quando le elezioni sono già date per perse, non si può che incontrare candidati senza alcuna presa sull’elettorato e destinati a incasellare gaffes ed errori. Sullo stile di Michetti a Roma e Bernardo a Milano.

IL RISCHIO DI UNA CANDIDATURA IBRIDA (COME SERGIO FONTANA)

Uno dei nomi fatti in questi giorni è quello di Sergio Fontana, che la settimana scorsa a sorpresa ha dato le dimissioni dalla presidenza di Confindustria Puglia. Contro cui però oggi interviene il segretario regionale del Psi Michele Simone: “Non possiamo affidare il futuro del centrodestra pugliese a chi, il giorno dopo le elezioni, rischia di trasformarsi in un cavallo di Troia per il centrosinistra, andando a rafforzare le fila di Decaro e dei suoi. La presenza di Fontana alla presentazione del libro di Decaro ad Andria è l’ennesima conferma: c’è chi vuole sfruttare le circostanze per garantirsi un posto al sole, senza alcuna visione strategica per il centrodestra”. Un monito, quello di Michele Simone, che mette in guardia la coalizione dall’errore di affidarsi a candidature ibride e che rilancia con forza la necessità di puntare su profili politici puri, capaci di rappresentare con chiarezza identità, valori e prospettiva di governo.

PER UN PUGNO DI COZZE: IL CASO MAGISTÀ

L’altro nome emerso è quello di Enzo Magistà, per una vita direttore di Telenorba, e conduttore del tg mattutino dal quale emanava ogni giorno i suoi editoriali a favore di Michele Emiliano e contro qualunque cosa potesse minimamente frapporsi al suo potere assoluto. Del resto lo stesso Magistà, quando settimane fa ha deciso di dimettersi da Telenorba per proporsi come candidato presidente del centrodestra, ha dichiarato al contempo la sua disponibilità a candidarsi anche consigliere nelle liste di Decaro.

Cose che possono succedere solo in Puglia, dove in questi anni Michele Emiliano ha affollato le fila dei suoi giannizzeri con esponenti raccattati dal centrodestra con il solo impegno di essere fedeli al capo. Non a caso sabato scorso nel suo ultimo intervento all’inaugurazione della fiera del levante Emiliano ci ha tenuto a ringraziare tutto il centrodestra “perché governare con un’opposizione così è stato più semplice”. Tuttavia nelle ultime ore la candidatura dello stesso Magistà sembra essersi auto-bruciata. L’ex direttore in collegamento con la trasmissione “Mi manda rai tre”, intento a giustificare la sua linea di difesa delle orecchiette abusive di Bari vecchia, ha commesso uno scivolone che in poche ore ha creato un caso politico. Magistà ha detto che “le cozze di Taranto vengono allevate nel Mar Piccolo, che è inquinato di diossina”. Da qui la rivolta di tutta la città, sindaco, associazioni di categoria, sindacati, e asl: le cozze di Taranto sono le più controllate al mondo! Intanto il centrodestra pugliese per un pugno di cozze ha perso anche l’unico candidato che aveva.

A corredo dell’articolo, facendo seguito alla richiesta di rettifica in merito alle dichiarazioni di Magistà, condividiamo con i nostri lettori il video su FaxOnline.it  in cui l’ex direttore di Telenorba si difende, precisando precisare di non aver mai detto di non mangiare le cozze di Taranto”: “ho detto esattamente il contrario: che io le mangio le cozze di Taranto. Le mangio, certo”. Non sarebbero dunque il mollusco, ma il Mar Piccolo a essere inquinato, dal momento che le cozze “vengono spostate per essere curate, depurate e sottoposte quindi a controlli. Ecco perché diventano commestibili e facili da commerciare”.

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