Skip to content

Lecornu

Tutti i ministri del (debole) governo Lecornu

Un esecutivo, quello francese, nato già in bilico: chiamato a portare avanti una legge di bilancio ultra contestata, il governo Lecornu II deve ora schivare una mozione di sfiducia attesa in settimana dall’Assemblea nazionale

Buona la seconda, o almeno così sperano il primo ministro francese Sébastien Lecornu, con il sostegno di Macron, che ieri sera ha annunciato la nuova composizione del governo. Si tratta di un “governo di missione”, come l’ha definito Lecornu, parlando dei nuovi incarichi come di una squadra pronta a portare avanti un obiettivo preciso: far approvare la contestata legge di bilancio entro la fine dell’anno. A supporto, un team che mescola membri della società civile, esperti del settore e giovani deputati.

LECORNU, IL PREMIER “MORDI E FUGGI”

Sébastien Lecornu era stato nominato da Emmanuel Macron all’inizio di settembre per prendere il posto di François Bayrou, sfiduciato dall’Assemblea nazionale. Dopo appena 27 giorni, anche lui era stato costretto a lasciare l’incarico, travolto dalla mancanza di supporto sia tra i banchi del parlamento che nella coalizione di centrodestra. Alla base, il mancato accordo sulla composizione del governo e sulla linea da tenere sulla legge di bilancio. Sembrava la fine della corsa e invece, a distanza di pochi giorni, Macron lo ha richiamato: Lecornu è tornato in sella, deciso a riprovarci.

LA COMPOSIZIONE DEL NUOVO ESECUTIVO

Il nuovo governo conta sul sostegno dalla coalizione centrista guidata del presidente Macron, con l’appoggio esterno dei Repubblicani. E’ composto da 34 ministri così ripartiti: 11 di Renaissance, 6 repubblicani di LR, 4 del Movimento democratico, 3 di Horizons, 1 di Liot e 1 di Unione dei Democratici e degli Indipendenti. Otto sono i ministri provenienti dalla società civile.

Tra i confermati ci sono il ministro della Giustizia Gérald Darmanin, quello degli Esteri Jean‑Noël Barrot e il dicastero della Cultura affidato ancora a Rachida Dati. Anche Roland Lescure assume l’economia. Laurent Nunez è il nuovo ministro dell’Interno, prendendo il posto di Bruno Retailleau, mentre Catherine Vautrin lascia la Salute e il Lavoro per guidare la Difesa. Il Lavoro va a Jean‑Pierre Farandou, ex presidente delle Ferrovie.

Monique Barbut è stata nominata ministra della Transizione ecologica. Serge Papin guida il dicastero delle piccole e medie imprese. Annie Genevard è alla guida dell’Agricoltura, Edouard Geffray dell’Istruzione nazionale. Stéphanie Rist è al ministero della Salute, Naïma Moutchou ministra dell’Oltremare e Vincent Jeanbrun ministro della Città. Françoise Gatel è stata nominata ministro al Territorio, Amélie de Montchalin dell’Azione e dei Conti pubblici. Philippe Baptiste si occupa dell’Università e della Ricerca; Marina Ferrari dello Sport e Philippe Tabarot dei Trasporti. Il governo include inoltre 15 ministri delegati. Il governo include inoltre 15 ministri delegati, figure con incarichi specifici affidati da un ministro “principale”, che si occupano di settori mirati per alleggerire il lavoro dell’esecutivo.

IL GOVERNO GIÀ SOTTO PRESSIONE

Il giovane governo è appena nato e già vacilla. In Francia, infatti, non è richiesto un voto di fiducia per entrare in carica — basta non incassare una mozione di sfiducia. E in settimana ne arriveranno due, presentate dalla sinistra radicale e dall’estrema destra. Insomma, il governo Lecornu II rischia di cadere prima ancora di cominciare.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su