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Il campo largo sulla via di Mario Draghi è già molto stretto

DRAGHI PUTIN

Per un giorno i quotidiani sono di nuovo tutti schierati per Super Mario. Il suo rapporto sulla competitività mette d’accordo quasi tutti ma resta più una chimera che una possibile via di salvezza per l’Europa. Il suo unico vantaggio è di aver reso plastiche, in Italia, le posizioni e le divisioni dei partiti del centrosinistra

C’era da aspettarselo, il tanto atteso “Rapporto sulla competitività” dell’Europa presentato da Mario Draghi ha messo tutti d’accordo, dal Corriere della Sera che titola “Il piano Draghi, scossa all’Europa” al Giornale che fa un titolo quasi fotocopia: “Draghi dà la sveglia all’Europa”  fino al Sole24ore che mette sul piatto quanto vale il piano “800 miliardi l’anno per salvare la competitività dell’Europa”. In questo scenario solo il Messaggero ignora in apertura l’ex presidente del Consiglio puntando sulla manovra con i paletti di Giorgia Meloni e il suo appello alle “richieste realistiche” per la finanziaria.

DRAGHI O SI FA L’EUROPA O SI MUORE

L’ex premier ed ex numero uno della Bce ha delineato la nuova strategia industriale: “Servono investimenti doppi rispetto al Piano Marshall e eurobond. Si cambi o sarà un’agonia” racconta il Corriere della Sera nella cronaca di Francesca Basso da Bruxelles, mentre il fondo di prima è affidato all’economista Lucrezia Reichlin che parla di “scelte inevitabili” e scrive: “Il documento è ricco di proposte concrete e granulari e poggia su due pilastri essenziali. Il primo è il contenuto di una strategia per la competitività, il «cosa»; il secondo, è la modalità con cui metterla in pratica, il «come». Sul «cosa», Draghi sostiene con analisi e dati il cambiamento di strategia che aveva già cominciato ad emergere negli ultimi tempi sia dalle think-tanks europee che da parte politica. Si propongono politiche dell’innovazione che siano attente non solo alla produzione di tecnologia ma anche alla loro commercializzazione, si vede la decarbonizzazione come un’opportunità per la crescita e si pone enfasi sulla sicurezza economica per difendere la capacità industriale dell’Unione. Innovazione e resilienza — è il messaggio — devono quindi essere la chiave per le nuove politiche della concorrenza. I dati e le proposte del rapporto saranno certamente di ispirazione al lavoro della nuova Commissione che ha già accolto la gran parte di queste idee nella lettera di missione che verrà presentata mercoledì dalla presidente von der Leyen”.

MA IL SUO PIANO APPARE UNA CHIMERA

Ma il problema è proprio questo, scrivono i due soli giornali eretici: il Fatto Quotidiano e Domani, il piano Draghi sembra solo una chimera. Partiamo con il quotidiano diretto da Marco Travaglio.  “Il piano Draghi è già cestinato, tranne i soldi in nuove armi” titola in prima pagina e poi l’analisi è affidata a Marco Palombi. “Per invertire la rotta, insieme al coordinamento delle politiche tra i vari Stati, servono però soldi, tanti. Ed è qui che la faccenda si fa meno facile, nonostante i coretti di giubilo – non solo italiani – che hanno accolto la fatica letteraria dell’ex governatore Bce…Qualcosa, però, potrebbe salvarsi del poderoso piano dell’ex premier: la parte su sicurezza e difesa. Quanto ai soldi, se non il debito comune, è possibile qui – anche nel quadro del nuovo Patto di Stabilità – una qualche forma di “eccezione” temporanea a livello contabile per gli investimenti pubblici nella difesa: tutti hanno promesso di aumentarli. E così l’Europa magari non avrà più competitività, ma almeno più cannoni e soldati. Una bella soddisfazione”. Sulla stessa linea ma con toni meno drastici è l’analisi del Domani che parla più di una chimera, di un sogno quasi impossibile da realizzare anche perché servirebbe davvero un cambio di passo in Europa e mettere tutti d’accordo non è fattibile.

E IL CENTROSINISTRA GIA’ SI DIVIDE…

Cosa rimane allora del poderoso piano Draghi che l’ex senatore Pd, Tommaso Nannicini in un fondo sulla Stampa definisce l’unico modo per “salvare l’Europa”? Paradossalmente il ritorno di Mario Draghi, anche solo per un giorno, è servito di nuovo a rendere plastiche le divisioni e le visioni della politica italiana. Basta leggere le reazioni nostrane che mette in fila il Manifesto con il suo “Torna l’agenda, entusiasmo nel Pd”. Tra i democratici di sinistra è un coro di lodi. Gelo di M5S che con Pasquale Tridico, come racconta Repubblica, già presidente Inps e oggi capodelegazione dei 5 Stelle ammonisce: “Il rapporto Draghi contiene un lucido atto di accusa contro le politiche neoliberiste sulle quali poggia l’attuale impalcatura europea. Tuttavia è lecito chiedersi: dov’era Draghi quando l’Ue approvava la riforma del patto di stabilità? Cos’ha fatto quando era Presidente del Consiglio per aumentare il budget europeo e attrezzare l’Ue di quella potenza di fuoco che Usa e Cina hanno messo in campo?”. Ma anche Sinistra-Verdi non le mandano a dire. E Nicola Fratoianni proprio in un’intervista al Manifesto dice lapidario: “Non sarà Draghi a scrivere il programma del centrosinistra, con la sua agenda abbiamo già dato nel 2022″…Insomma quel campo largo a cui lavora Elly Schlein almeno sulla via di Mario Draghi  appare già molto molto stretto.

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