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Nomine europee, Mattarella fa scudo. Per Meloni la partita più difficile, cosa andrà all’Italia?

unità d'italia mattarella

Oggi è il gran giorno delle nomine, il premier in Parlamento ho detto che è stato “ignorato il voto dei cittadini”.  I giornali scrivono di trattative  su programma e vicepresidenza ma resta alta la possibilità dell’astensione. E il capo dello Stato ammonisce: “Non si può prescindere dall’Italia”

E’ un’Italia “tra due fuochi” come titola la sua nota Massimo Franco sul Corriere della Sera.  Ma più che il nostro Paese è il premier a essere in preda al famoso dubbio amletico: votare o non votare per la riconferma di Ursula? Sono di destra destra, alla Le Pen, oppure meglio vestire i panni moderati e scendere a compromessi? I quotidiani oggi raccontano i retroscena di una giornata che non si presenta facile per la leader di Fdi.

LA DISCESA IN CAMPO DI MATTARELLA

A “scendere in campo” con una dichiarazione fatta trapelare ai media è stato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella con una frase perentoria: “Non si può prescindere dall’Italia”.  Come va interpretata questa presa di posizione? In sede politica c’era ha detto fosse il frutto di una richiesta di sostegno da parte del premier e chi invece ha sottolineato che il capo dello Stato ha a cuore “l’interesse nazionale” più che quello del premier. “Facendo in modo che l’Italia, sempre rappresentata a Bruxelles da personalità di elevato standing, non sia messa stavolta ai margini del gruppo dirigente incaricato di guidare l’Unione – scrive il quirinalista Marzio Breda sul Corriere della Sera – ovvio che il Quirinale abbia sottolineato pure un distinguo, facendo sapere che non è compito di Mattarella entrare nelle dinamiche politiche europee e tantomeno sui nomi oggetto di contesa. Il problema semmai è di chi continua a far confusione tra interesse nazionale e interesse del gruppo parlamentare europeo il cui partito è presieduto da Giorgia Meloni. Con il risultato di scoprirsi fuori da ogni perimetro”.

QUOTIDIANI DIVISI, MA E’ SOLO IL PRIMO TEMPO DELLA PARTITA

LA TRATTATIVA SEGRETA CON VON DER LEYEN E IL PIANO B

La descrive Simone Canettieri così sul Foglio: “Lontano da occhi e orecchie indiscreti, rifugiata nei corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama, Meloni per tutta la giornata di ieri ha portato comunque avanti una trattativa con von der Leyen. Un piano B, che forse da sempre è stato l’unico sul tavolo: aderire, seppur con mille distinguo, alla scelta della terna per poi incassare una vicepresidenza esecutiva di peso con delega economica pesante e un vicecommissario per Forza Italia (moneta di scambio sono i voti di FdI all’Eurocamera). E qui c’è questa frase, pronunciata sempre durante le comunicazioni alle Camere, che ha acceso la malizia di molti. Sempre Meloni: “L’Italia dovrebbe avere un ruolo importante come adesso? Spero di riuscire a fare meglio”, Il riferimento è ovviamente al peso avuto in Europa dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni e al “vuoto” di prospettiva della nuova commissione.

DIETRO L’ANGOLO IL FANTASMA DELLO SPREAD

Cosa andrà all’Italia, dunque? E’ ancora presto per dirlo con la partita che è appena cominciata, come sottolinea Repubblica. Quel che è certo è che  il rischio di uno scontro aperto con le nascenti istituzioni europee non va sottovalutato: sul piano interno e internazionale. “Basta mettere in fila quanto ha detto ieri il vicepremier Matteo Salvini e altri leghisti” chiosa Massimo Franco sul Corriere della Sera: “Fa capire che gli alleati italiani di Le Pen si preparano a bersagliare Meloni, se alla fine puntellerà coi suoi voti la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Il problema, tuttavia, si acuirebbe se Meloni si sentisse spinta ad avallare una linea conflittuale: cosa che ha evitato saggiamente in quasi due anni a Palazzo Chigi. Con una procedura di infrazione contro l’Italia per eccesso di deficit, e dunque con l’esigenza di negoziare margini di flessibilità e evitare manovre correttive pesanti, sarebbe una sfida piena di incognite”.

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