Intervista al FT della premier italiana Meloni, mentre a Parigi va avanti il percorso dei ‘volenterosi’ e in Italia ci si interroga sulle divisioni e le posizioni dei partiti di maggioranza e opposizione
Macron accusa Mosca di “fingere di trattare” e così le sanzioni contro la Russia resteranno in vigore, perché Putin viene ritenuto inaffidabile e solo intenzionato a guadagnare tempo. A Parigi la Coalizione dei Volenterosi, composta da 29 Paesi, l’Ue e la Nato, cerca di battere un colpo, riaffermando il sostegno all’Ucraina. Presente anche la premier italiana Giorgia Meloni.
Oltre al niet alla revoca delle sanzioni, al vertice francese la presidente della commissione Von der Leyen ha annunciato l’anticipo di 18 miliardi di aiuti Ue a Kiev. Non solo. Quello che emerge è anche un nuovo asse franco-britannico: Parigi e Londra provano ad assumere un ruolo guida, escludendo Paesi vicini a Mosca come l’Ungheria.
Sull’invio di truppe diversi Paesi hanno sollevato dubbi, tra cui l’Italia e la Spagna, mentre Francia e Regno Unito invieranno una task force per addestrare l’esercito ucraino. In ballo anche l’ipotesi di una “forza di rassicurazione” dopo la guerra, per dissuadere future escalation. Diversità di vedute, di approccio anche sui rapporti con gli alleati Usa. Se per il presidente Macron l’Europa deve prepararsi a un futuro senza l’appoggio degli Stati Uniti, Italia e Polonia vorrebbero coinvolgere Washington nella Coalizione.
LA COALIZIONE DEGLI SVOGLIATI O DEI NEUTRALISTI NOSTRANI (COPYRIGHT CORRIERE)
Guardando più in casa nostra, un’attenta analisi la fornisce Antonio Polito nel suo editoriale sul Corriere della Sera, dal titolo. ‘L’antica tentazione del neutralismo’. “Lo vuole Trump. La Germania pure, e lo farà. Com’è allora che in Italia – scrive Polito – sia i seguaci del nuovo presidente americano sia gli europeisti vecchia maniera resistono, nicchiano, tergiversano, cavillano? Il piano di riarmo europeo (per carità, in omaggio al politicamente corretto ricordiamo che non si tratta solo di comprare cannoni, ma anche produrre satelliti, software, cybersecurity, e tutte le cos che suonano meglio di «riarmo»), in Italia è ostacolato da una coalizione bipartisan che potremmo chiamare degli «svogliati»”.
.@paolomieli: "Sul vertice di Parigi dei "volenterosi", Polito racconta che Meloni si è messa a capo di una coalizione di "svogliati", di quelli che non vogliono intervenire".
— 24 Mattino (@24Mattino) March 28, 2025
“Una «coalizione degli svogliati» – continua l’editorialista del Corsera – che si contrappone a quella dei «volenterosi» che Francia e Regno Unito stanno tentando di mettere insieme. E non si può spiegare solo con bassi motivi di politica interna, visto che unisce il diavolo e l’acqua santa, Salvini e Schlein, i Cinquestelle e Comunione e Liberazione. Forse la spiegazione sta nell’antica e radicata tentazione «neutralista» presente in tutte le maggiori culture politiche del nostro Paese, che concepisce l’Europa solo come un’ottima scusa per non stare né di qua né di là, e continuare a fare i free riders che godono dei vantaggi della pace e rifiutano i costi”.
(…) “Si vede che i «neutralisti» di oggi vedono intorno a sé «un mondo di inermi», o trovano nelle nostre forze armate una già sufficiente difesa. Naturalmente, alla fine l’aumento di spesa militare si farà. E così la variegata «coalizione degli svogliati» avrà avuto l’unico effetto di renderci irrilevanti mentre si decideva se farla secondo gli interessi americani (ogni Paese compra le sue armi da Trump) o quelli tedeschi (la Germania si riarma da sola). In fin dei conti anche questo è «neutralismo»”.
DA CHE PARTE STA MELONI? “NO A CHILDISH CHOICE’
Una risposta, da parte sua, indirettamente, prova a darla Giorgia Meloni, nella sua prima intervista su un quotidiano internazionale, il Financial Times, nella quale non si discosta di molto dalla narrazione di queste ultime settimane.
La premier italiana ha espresso scetticismo sulla proposta franco-britannica di una Coalizione dei Volenterosi per Kiev, ritenendola potenzialmente vista da Mosca come una minaccia. E per questo mostra cautela sull’invio di una forza europea in Ucraina, per evitare di aggravare le tensioni con la Russia. Come proposta alternativa ribadisce l’estensione all’Ucraina le garanzie di difesa collettiva dell’art. 5 della Nato, senza però includere formalmente Kiev nell’Alleanza. Grande fiducia continua a porre la presidente del Consiglio negli sforzi Usa per una pace giusta, ma con la necessità di forti garanzie per prevenire una ripresa della guerra da parte della Russia. Allo stesso tempo, sostegno a un maggiore ruolo dell’Europa nella propria sicurezza, anche in risposta all’approccio di Trump sulla difesa europea.
Il nodo, però, Meloni non lo scioglie (legittimamente), sottolineando di non voler assumere un ruolo centrale nella gestione del conflitto, affermando che “la posta in gioco è troppo alta”. L’idea che l’Italia dovrà prima o poi scegliere da che parte stare, se con gli Stati Uniti o con l’Europa, è “infantile” e “superficiale”. Questo, tranchant, il commento lapidario della premier.