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Merz stop&go: cancelliere solo al secondo turno

Merz tradito dai suoi nel voto al Bundestag in mattinata. L’ok arriva soltanto nel pomeriggio dopo il secondo scrutinio: non era mai successo nell’era della Repubblica federale. Per qualche ora la Germania sembrava ripiombata nel caos politico, con lo spauracchio dell’AFD a incombere sulle sorti del Paese. 

Sembrava una formalità, e invece il Bundestag ha gettato nel panico la coalizione CDU-CSU-SPD, bloccando in prima battuta la nomina a cancelliere di Friedrich Merz, salvo poi eleggerlo al secondo turno di voto.

Il successivo scrutinio, che secondo la Costituzione doveva avvenire entro 14 giorni dalla prima votazione, si è poi tenuto nel pomeriggio. Sospiro di sollievo per Merz e compagine: recuperati 15 voti e maggioranza ottenuta con 325 preferenze totali.

AL PRIMO TURNO DECISIVI I 18 FRANCHI TIRATORI

Decisivo per il risultato di stamane il tiro mancino di 18 parlamentari dati per sicuri sostenitori della nuova maggioranza e tiratisi indietro all’ultimo. Sui 621 deputati presenti, 310 avevano votato a favore, 307 contro, 3 si erano astenuti e un voto era risultato nullo. La soglia richiesta per ottenere la carica era di 316 voti.

COSA SAREBBE SUCCESSO NEL CASO DI UNA SECONDA BOCCIATURA

Alla fine della prima votazione, la presidente del Bundestag Julia Klöckner ha annunciato la sospensione della sessione per permettere ai gruppi parlamentari di consultarsi. La Costituzione tedesca prevede infatti che si possa tenere una nuova votazione entro 14 giorni con lo stesso o un altro candidato. Se anche il secondo tentativo fosse fallito, si sarebbe passati a una terza votazione, dove sarebbe bastata la maggioranza semplice – più voti a favore che contrari. A quel punto, però, il presidente della Repubblica avrebbe potuto decidere se nominare comunque il cancelliere o sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni.

UN SEGNALE POLITICO FORTE

Minacce di débâcle che hanno messo in serio imbarazzo la coalizione: una situazione simile non si verificava dal 1949 in Germania.

Nonostante la ricomposizione del voto di maggioranza, il messaggio però è chiaro: non tutti seguono Merz ciecamente. La domanda adesso è se esistano frange dissidenti nei partiti di governo o se si tratti di singoli parlamentari. In gioco c’è la stabilità del nuovo esecutivo, che di certo non nasce sotto i migliori auspici.

LO SPAURACCHIO AFD

Un ennesimo segnale di instabilità in un momento di forti turbolenze politiche ed economiche per la Germania. Il precedente governo “semaforo” guidato dalla SPD con Verdi e Liberali è caduto lo scorso novembre, incapace di gestire una crisi industriale e sociale aggravata dalla recessione e dalla crescente sfiducia dell’elettorato.

Il voto anticipato del 23 febbraio ha consegnato la CDU/CSU al primo posto (28%), seguita a sorpresa da Alternative für Deutschland (AfD), che ha sfiorato il 21%, superando i socialdemocratici. Ora i sondaggi danno il partito di estrema destra guidato da Alice Weidel addirittura in testa al 25%, davanti al blocco conservatore CDU/CSU che sarebbe già crollato al 24%.

L’ascesa dell’estrema destra, classificata dagli organismi di sicurezza come “incompatibile con la democrazia”, alimenta un clima di instabilità e tensione. Sempre più voci nel Bundestag chiedono l’avvio di un procedimento per mettere al bando l’AfD, ma un simile passo richiede l’intervento della Corte Costituzionale, su iniziativa del governo o di una delle due camere. Alcuni deputati stanno già preparando una nuova mozione in tal senso.

Intanto Weidel, forte dei sondaggi che la danno in testa, si affrettava oggi a chiedere le dimissioni di Merz ed elezioni immediate, denunciando la fragilità su cui poggia l’alleanza tra le forze della coalizione.

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