Governo Merz al via: tra fedelissimi, tecnici e outsider, salpa la nave della Grosse Koalition, dopo il naufragio sfiorato. Tutti i nomi del nuovo esecutivo (e di chi potrebbe affondarlo)
Alla fine la Grosse Koalition a guida Merz ce l’ha fatta. Non è stato facile: per qualche ora il nuovo esecutivo è sembrato già “bruciato”, dopo lo storico no del Bundestag al primo turno di voto preliminare. Una vicenda che poteva assumere i contorni di un suicidio politico, Merz invece ha tenuto il punto e preteso un nuovo scrutinio immediato: viceversa i media lo avrebbero fatto a pezzi – del resto neanche il lieto fine li ha frenati granché, come ricostruisce Pierluigi Mennitti su Start Magazine – e l’Afd avrebbe rivendicato come una propria vittoria la clamorosa débâcle.
Ora il nuovo governo è ufficialmente in carica. A bordo 17 ministri – equamente distribuiti tra CDU (7), SPD (7) e CSU (3): resta da capire se dopo la falsa partenza la nave farà rotta verso acque sicure o si apriranno nuove falle nella maggioranza.
LE SCELTE “AZIENDALI” DI MERZ
Friedrich Merz, 69 anni, ha costruito una squadra ibrida: un mix tra tecnocrati, fedelissimi e outsider. Ha scelto CEO e manager per guidare dicasteri chiave, come Katharina Reiche (Economia), ex Westenergie, e Karsten Wildberger (Digitalizzazione), manager di Ceconomy. Entrambi rappresentano l’anima “aziendale” della nuova CDU.
L’SPD PROVA A RILANCIARSI
Sul versante SPD, Boris Pistorius è l’unico superstite del governo Scholz. Ministro della Difesa dal 2023, ha conquistato rispetto per la fermezza sulla necessità del riarmo tedesco. Popolarissimo tra i cittadini e ben visto anche a destra, è già considerato un potenziale leader futuro per la SPD.
Il nuovo vicecancelliere e ministro delle Finanze è Lars Klingbeil, 47 anni, ex presidente SPD e uomo chiave delle trattative. Un “migliorista” pragmatico, erede di Schröder ma ormai lontano dalla sua ombra, guida la parte più realista del partito. Insieme a lui Verena Hubertz (Edilizia), Stefanie Hubig (Giustizia), Nina Warken (Salute) e Bärbel Bas (Lavoro) segnano un netto ringiovanimento e femminilizzazione della SPD al governo.
DOSSIER MIGRANTI PER LA BAVARESE CSU
La CSU si prende gli Interni con Alexander Dobrindt, noto per le sue posizioni dure sull’immigrazione, ma decisivo nel momento più buio: sua la telefonata alla capogruppo di Die Linke, il partito di sinistra radicale fermamente all’opposizione, che alla fine ha contribuito al buon esito del secondo voto al Bundestag. Accanto a lui, Dorothee Bär (Ricerca e Spazio) e Alois Rainer (Agricoltura) completano la rappresentanza bavarese.
EST E PRIME VOLTE
Nel nuovo esecutivo, otto donne ricoprono incarichi ministeriali, molte delle quali provenienti dalla Germania orientale. Tra queste, spicca Katharina Reiche (Economia): ex CEO di Westenergie (gruppo Eon), nata nella ex DDR, con una carriera costruita a cavallo tra industria e politica e un profilo da anticonformista. Reem Alabali-Radovan, 35 anni, di origini irachene, sarà ministra dello Sviluppo; Karin Prien, ebrea nata ad Amsterdam, sarà la prima ministra dell’Istruzione di origine ebraica nella Germania del dopoguerra.
TUTTI I NOMI DEL GOVERNO MERZ
Ecco la composizione del governo Merz e l’appartenenza politica di ciascun ministro.
- Cancelliere: Friedrich Merz (CDU)
- Vicecancelliere e Finanze: Lars Klingbeil (SPD)
- Difesa: Boris Pistorius (SPD)
- Interni: Alexander Dobrindt (CSU)
- Esteri: Johann Wadephul (CDU)
- Economia: Katharina Reiche (CDU)
- Digitalizzazione: Karsten Wildberger (indipendente, vicino alla CDU)
- Giustizia: Stefanie Hubig (SPD)
- Lavoro e Affari Sociali: Bärbel Bas (SPD)
- Salute: Nina Warken (CDU)
- Istruzione e Famiglia: Karin Prien (CDU)
- Ambiente e Clima: Carsten Schneider (SPD)
- Edilizia e Urbanistica: Verena Hubertz (SPD)
- Agricoltura: Alois Rainer (CSU)
- Sviluppo e Cooperazione: Reem Alabali-Radovan (SPD)
- Ricerca, Tecnologia e Spazio: Dorothee Bär (CSU)
- Affari Speciali e Capo della Cancelleria: Thorsten Frei (CDU)
SQUADRA SOLIDA O MISCELA INSTABILE?
Il governo Merz poggia su una fitta rete di compromessi tra partiti e correnti interne. La sua stabilità dipenderà in gran parte da come affronterà due sfide imminenti: la guerra in Ucraina – con Pistorius e Wadephul protagonisti – e l’economia in rallentamento, affidata alla tecnocratica Reiche. Ma già oggi c’è chi si chiede se sia stato davvero un patto di fiducia o una tregua armata.
CHI HA TRADITO?
In quest’ottica può essere di vitale importanza capire chi abbia tradito ieri mattina e perché: l’SPD, sottoposta al repulisti del nuovo dominus del partito Klingbeil, che ha “rottamato” i grandi vecchi pur avendo perso le elezioni, e vede una sola riconferma nella squadra di governo rispetto all’era Scholz? Il deputato Ralf Stegner lo esclude categoricamente: l’SPD è compatta sulla responsabilità assunta. C’è chi guarda allora in casa CDU e punta il dito contro l’ala più a destra, quella tentata dal dialogo con l’AfD, che fa riferimento all’ex ministro della Salute nel governo Merkel Jens Spahn. Ma chi può escludere che qualcuno della cerchia di Merz, deluso da una squadra troppo “tecnica” e poco “politica”, abbia voluto tirare uno sgambetto al leader?