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BENEDETTO XVI

Curiosità, elezione alla quarta votazione: la “mossa” di Papa Ratzinger

Lo storico Alberto Melloni nel libro “Il conclave e l’elezione del Papa”,ed Marietti1820, rivela un dettaglio, una mossa “strategica” di Papa Benedetto XVI per assicurarsi l’elezione 

Anche Papa Benedetto XVI fu eletto Pontefice durante il secondo giorno del conclave del 2005, come il nuovo Papa al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 19 aprile 2005.

Alberto Melloni nel libro “Il conclave e l’elezione del Papa“, ed Marietti1820, ci rivela un dettaglio sfizioso dell’elezione di papa Ratzinger.

“Quando nel terzo scrutinio il cardinale Bergoglio supera la soglia di un terzo dei voti, Ratzinger considera chiusa la sua corsa e mantiene la promessa fatta nel pranzo di designazione dell’Epifania – scrive Melloni -. Allora aveva detto che avrebbe accettato un’elezione corale e rapida; e dato che il plebiscio nei primi tre scrutini non c’è stato, egli non ha intenzione d duellare con l’arcivescovo di Buenos Aires. Dunque, rientrato dalla Sistina toglie la camicia coi gemelli, indossa il prosaico dolcevita nero e si presenta nella sala da pranzo di Santa Marta – affidando così al colore del suo abbigliamento la comunicazione della sua rinuncia alla corsa. A diversi cardinali, dentro e fuori il conclave (ad esempio Mons. Mario Pompedda o Achille Silvestrini), consta che in quel sobrio pranzo sia il cardinal Martini che prende un’iniziativa.

Forse temendo un duello fra Ruini e Bergoglio nel quale la capacità di manovra del porporato italiano avrebbe sta, a suo giudizio, gioco facile sul gesuita argentino, chiese a Ratzinger di concedere un altro scrutinio. Al contempo sposta i voti che mancano a Ratzinger per superare il quorum. Qualcuno dei confratelli di entrambi dice che la frase con la quale Martini taglia le gambe alla candidatura di Bergoglio, passando di tavolo in tavolo, è lapidaria: «voi non lo conosce e noi lo conosciamo». Un’allusione non velata ai contrasti esitati nella Compagnia di Gesù dal modo imperioso di Bergoglio di usare l’autorità di superiore, sui quali la storia della provincia argentina fornirà dettagli o smentite. Qualunque forma essa abbia avuto, qualsiasi argomento abbia toccato, quella azione di Martini funziona. Di fatto trasforma quello scrutinio post-prandiale in una forma di voto per accesso. Per cui l’indisponibilità che il cardinale argentino minaccia di rendere pubblica non inciderebbe sull’ulteriore scrutinio che Ratzinger «concede» a Martini prima di dichiararsi indisponibile a proseguire la corsa: e fa di Bergoglio non l’artefice della elezione, ma un elettore di Benedetto XVI. Le diverse ricostruzioni del conclave non sono necessariamente in conflitto: è del tutto credibile che nel 2024 papa Francesco si senta colui che ha spianato la strada a Ratzinger, e ritenga che chi invece votava Bergoglio non sperasse di portarlo al papato o non lo ritenesse un nome di pari statura del designato di Wojtyla (in questo caso al successore di Benedetto XVI si applicherebbe il teorema di Samoré, citato sopra, per il 1978: chi arriva secondo se torna presto in conclave vince…). L’esito conclavario, tuttavia, non è un voto di fiducia soggetto a verifiche: è un processo che deve raggiungere un esito indiscutibile”.

Insomma una mossa strategica, chissà se il nuovo Papa, di cui ancora non conosciamo il nome, ha utilizzato la stessa strategia.

“Che dunque ci sia un’area elettorale frastagliata e composita che ha individuato in papa Ratzinger il papa per una transizione senza svolte (fosse egli disposto o meno al compito) per questo momento storico dice, fra molte altre, due cose riguardanti il giudizio del collegio cardinalizio sul mondo e sulla chiesa – scrive ancora Melloni -. Dice che la Chiesa cattolica del 2005 considera la Germania unita ed europea (quella che sta per chiudere l’esperienza politica di Gerhard Schröder e iniziare quella di Angela Merkel) una nazione «normale» ed avalla così ogni ambizione politica della sua dirigenza presente e futura: il che trova nella cultura tedesca un sostegno gravido di conseguenze e di cui s’è fatto interprete un quotidiano che il 20 aprile titolò Wir sind Papst: «noi siamo papa». Insieme a questo spiega come la maggioranza della parte più autorevole e più anziana della chiesa s’immagina un mondo bisognoso di chiarezze, di durezze, di no”.

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