In arrivo la revisione delle misure, attenzione alla transizione e stop agli sprechi. Ecco cosa c’è nella nuova risoluzione della maggioranza
Il Parlamento ha dato il via libera alla nuova risoluzione sul Pnrr, presentata dalla maggioranza, che rinnova l’impegno del governo a mantenere un dialogo costante con la Commissione europea. Obiettivo: affrontare insieme eventuali criticità nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, evitando rallentamenti nell’erogazione dei fondi e rafforzando il ruolo del Parlamento, delle Regioni e del partenariato economico e sociale.
FOTI ANNUNCIA LA RICHIESTA DELL’OTTAVA RATA
Durante le comunicazioni in Aula al Senato, il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, ha annunciato che entro la fine di giugno l’Italia presenterà alla Commissione europea la richiesta di validazione per l’ottava rata del Pnrr. Questa tranche prevede il raggiungimento di 40 obiettivi e un’erogazione corrispettiva pari a 12,8 miliardi di euro.
Nel suo intervento Foti ha sottolineato che l’Italia è la nazione che ha presentato più rate e ottenuto più fondi nell’ambito del Piano. “Non lo dico per vanto – ha precisato – ma come dato di cronaca, come evidenziato anche nella relazione della Corte dei Conti Europea”. Allo stesso tempo ha avvertito che le prossime scadenze saranno ancora più impegnative: la nona rata, attesa per il 31 dicembre 2025, prevede 60 obiettivi e altri 12,8 miliardi, mentre la decima e ultima rata, in programma per il 30 giugno 2026, include 77 obiettivi per 28,4 miliardi di euro.
VERSO UNA NUOVA REVISIONE STRUTTURALE DEL PIANO
Previste quindi modifiche strutturali in alcuni settori critici. In particolare, ha riferito di un incontro con l’Anci che ha sollevato la necessità di intervenire su alcune milestone della nona e della decima rata, soprattutto per quanto riguarda le linee metropolitane delle grandi città. Tra le difficoltà segnalate dai Comuni, Foti ha menzionato la diversa scansione temporale tra la fine dei lavori e il collaudo, che in molti casi può richiedere fino a 3-4 mesi o più, rendendo complicato rispettare le scadenze previste dal Pnrr. Per risolvere questi problemi, è stata avanzata la proposta di identificare misure alternative da inserire nel Pnrr entro il 30 giugno, liberando contestualmente risorse del bilancio statale da destinare alla conclusione delle opere metropolitane.
SUD OLTRE LA SOGLIA DEL 40% DELLE RISORSE
Nel corso del dibattito parlamentare, il ministro ha confermato che l’obiettivo di destinare almeno il 40% dei fondi Pnrr al Mezzogiorno è stato “decisamente superato” nel 2024, sulla base dei dati preliminari in fase di revisione da parte del Dipartimento per la Coesione. “È un impegno formale che viene mantenuto”, ha ribadito. Infine, rispondendo a critiche ricevute in Aula, Foti ha smentito con decisione l’ipotesi che fondi destinati agli asili nido siano stati dirottati verso la spesa militare: “È un parto di fantasia. Nel Pnrr ci sono soldi per gli asili nido, non per carri armati o bombe. Se qualcuno mi mostra la voce, sono pronto a verificarla”, ha concluso.
LA RISOLUZIONE DELLA MAGGIORANZA: SETTIMA RATA E PRIMATO ITALIANO
Nello specifico la risoluzione sottolinea che il pagamento della settima rata del Pnrr — che farà superare all’Italia i 140 miliardi di euro ricevuti, pari a oltre il 72% della dotazione complessiva — rappresenta una conferma concreta del buon lavoro svolto. Nonostante i rilievi su possibili ritardi, la Commissione ha finora approvato tutte le richieste di pagamento, riconoscendo il raggiungimento di milestone e target.
Se dovesse rendersi necessaria una nuova revisione del Piano, il Parlamento chiede che le risorse siano riorientate verso misure già previste ma con alta domanda o verso interventi pienamente compatibili con le regole europee. In cima alla lista: Transizione 5.0 e Net-Zero (green e digitale); innovazione e autonomia energetica; formazione e occupazione; turismo e competitività. Si punta su interventi capaci di generare impatto immediato e duraturo.
La risoluzione ribadisce un principio ormai imprescindibile: almeno il 40% dei fondi allocabili deve andare alle regioni del Mezzogiorno. Ma non solo: ogni revisione del Pnrr dovrà contribuire a ridurre i divari territoriali, promuovere la parità di genere e offrire reali opportunità occupazionali ai giovani. Obiettivi trasversali, ma concreti.
INVESTIMENTI DA SALVARE E COMPLETARE
Nel caso in cui alcuni progetti vengano espunti dal Piano, si invita il governo ad attivarsi per recuperarli utilizzando in modo sinergico e razionale altri fondi pubblici — sia nazionali che europei. Come già accaduto nella revisione del dicembre 2023, l’idea è non disperdere progettualità utili solo perché fuori tempo massimo per il Pnrr.
Non si tratta solo di fondi e scadenze. Il Parlamento chiede un ruolo più incisivo nelle decisioni future sul Pnrr. Vuole essere informato, coinvolto, parte attiva nel monitoraggio del Piano e nei suoi eventuali aggiustamenti, perché — si legge tra le righe — non si può restare spettatori in un processo che ridisegna il Paese.