Sfida a due per la presidenza della Suprema Corte: si cerca il voto all’unanimità, la quinta commissione del Csm deve scegliere tra il presidente aggiunto Pasquale D’Ascola e il segretario Stefano Mogini. I profili
Giovedì 4 settembre il plenum della Cassazione sarà chiamato a designare il nuovo primo presidente, in vista dell’uscita di Margherita Cassano, prossima alla pensione.
Per prassi istituzionale la partita dovrebbe chiudersi con un voto all’unanimità, o almeno questo sarebbe l’auspicio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ma lo scenario appare ancora ben più complicato. I consiglieri chiamati al voto sono infatti divisi sul nome da eleggere. I profili in corsa, emersi durante il voto in quinta commissione, competente per il conferimento degli incarichi direttivi, attualmente sono due: l’attuale presidente aggiunto Pasquale D’Ascola, che gode dell’appoggio dei togati di sinistra ed è dato in pole, e il contendente Stefano Mogini, segretario generale.
PARTITA A DUE PER LA PRESIDENZA DELLA CASSAZIONE
In commissione D’Ascola ha raccolto quattro voti a suo favore sui sei a disposizione, ed è considerata l’opzione più gradita a sinistra. A sostenerlo Maurizio Carbone di (Area) e Mimma Miele (Magistratura democratica), Michele Forzati (Unicost) ed Ernesto Carbone, laico di minoranza. Il vantaggio dovrebbe essere confermato dal plenum, dove dovrebbe avere dalla sua parte anche i togati indipendenti, Andrea Mirenda e Roberto Fontana.
Mogini ha ottenuto due voti in commissione, quello dell’altra laica (in quota Lega) Claudia Eccher e dal togato di Magistratura indipendente Eligio Paolini, e rappresenta l’alternativa più conservatrice.
UNANIMITÀ A RISCHIO
Prassi vuole che in nome di un voto all’unanimità, il candidato con meno voti faccia un passo indietro prima del voto. Ma Mogini ha dalla sua il favore della presidente uscente, che non voterà – come l’intero comitato di presidenza del Csm -ma può influenzare le decisioni.
Oltretutto, nel caso dell’elezione di D’Ascola, entrambi i posti chiave della Suprema Corte risulterebbero occupati da togati di sinistra, dal momento che anche l’attuale procuratore generale Pietro Gaeta, eletto lo scorso febbraio, appartiene all’area progressista, a Magistratura Democratica nello specifico.
CHI È PASQUALE D’ASCOLA
Calabrese, classe 1958, civilista, D’Ascola ha esercitato a Verona e Roma. Dopo un percorso in Cassazione, dove ha iniziato al Massimario – l’ufficio studi della Suprema Corte – è approdato alla guida della Seconda sezione civile, incarico assunto nel 2018. Figura vicina alla corrente progressista di Area, è anche legato da vincoli familiari all’avvocato ed ex senatore Vincenzo “Nico” D’Ascola, già esponente del Popolo delle libertà.
CHI È STEFANO MOGINI
Coetaneo, perugino, il 67enne Mogini è invece penalista. Capo di gabinetto al ministero della Giustizia durante il secondo governo Prodi, con Clemente Mastella Guardasigilli, è stato poi magistrato di collegamento all’ambasciata italiana di Parigi e infine esperto giuridico presso la Rappresentanza permanente d’Italia all’Onu.