Mosca e Pechino siglano un accordo storico che ridisegna la geopolitica del gas: un nuovo scenario in cui l’Europa è una figura sullo sfondo
Questa settimana, durante il summit della Shanghai Cooperation Organisation di Tianjin, Russia e Cina hanno compiuto un passo decisivo verso un’alleanza energetica destinata a cambiare gli equilibri globali. Gazprom e la cinese CNPC hanno infatti firmato un memorandum giuridicamente vincolante per la costruzione del Power of Siberia 2, un gigantesco gasdotto che, nelle parole dell’amministratore delegato Alexey Miller, sarà “il più grande e dispendioso progetto dell’industria mondiale del gas”.
Per Mosca si tratta di un risultato strategico: dopo il drastico calo delle esportazioni verso l’Europa, il Cremlino trova in Pechino un acquirente stabile e disposto ad accordi di lungo periodo. Per l’Unione Europea, invece, l’intesa segna l’ennesima conferma della perdita del suo storico ruolo di cliente privilegiato del gas russo.
UN PROGETTO EPOCALE
Il Power of Siberia 2 prevede il transito attraverso la Mongolia con una capacità destinata a superare i 50 miliardi di metri cubi all’anno, quantità paragonabile ai flussi che un tempo raggiungevano la Germania tramite Nord Stream. La durata dell’accordo è di trent’anni, a testimonianza della volontà dei due Paesi di consolidare un legame energetico strutturale e duraturo.
Parallelamente al nuovo accordo, Gazprom e CNPC hanno deciso di aumentare i volumi già in transito: il Power of Siberia 1 passerà da 38 a 44 miliardi di metri cubi annui, mentre la “rotta dell’Estremo Oriente” salirà da 10 a 12 miliardi. A coronamento degli accordi, è stato siglato anche un nuovo memorandum di cooperazione strategica, segnale di una collaborazione che punta ad espandersi ulteriormente.
PERCHÉ L’EUROPA DEVE PREOCCUPARSI
L’avanzata di Power of Siberia 2 non è soltanto un affare energetico: è un messaggio politico. La Russia sposta il suo baricentro economico verso l’Asia, mentre la Cina consolida l’accesso a risorse vitali a costi vantaggiosi. Per Bruxelles significa affrontare un doppio rischio: da un lato la concorrenza asiatica per le forniture globali, dall’altro la marginalizzazione dell’Europa come partner strategico di Mosca.
Due elementi rischiano di pesare particolarmente per l’Europa. Primo: il gas diretto in Cina avrà un prezzo “oggettivamente inferiore” a quello applicato ai consumatori europei, grazie alla vicinanza geografica dei giacimenti della Siberia orientale. Secondo: i pagamenti continueranno a essere effettuati per metà in rubli e per metà in yuan, riducendo ulteriormente il ruolo del dollaro nei commerci energetici internazionali.
In altre parole, il nuovo gasdotto russo-cinese non solo rafforza l’asse Mosca-Pechino, ma ridisegna la geopolitica del gas, lasciando l’Europa in una posizione sempre più fragile.