Oltreconfine, la rassegna stampa internazionale di PolicyMaker
In Giappone la leadership cambia dopo un voto che ha eroso il potere del partito Liberal Democratico guidato dal primo ministro Shigeru Ishiba, mentre nei fondali del Mar Rosso interruzioni ai cavi sottomarini mettono in crisi connettività e servizi cloud tra Asia ed Europa. A Washington una svolta simbolica e controversa rilancia il linguaggio bellico nell’amministrazione statunitense.
LE DIMISSIONI DI ISHIBA
Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato domenica le sue dimissioni, a meno di un anno dalla sua elezione, in seguito alla perdita della maggioranza parlamentare della coalizione guidata dal Partito Liberal Democratico (LDP) nelle elezioni di luglio. Secondo Reuters, Ishiba, 68 anni, ha deciso di dimettersi per evitare una spaccatura interna al partito, anticipando un voto previsto per lunedì che avrebbe potuto equivalere a una mozione di sfiducia. Ha dichiarato di voler passare il testimone alla prossima generazione, dopo aver finalizzato un accordo commerciale con gli Usa, che riduce le tariffe sul settore automobilistico giapponese al 15%, impegnando il Giappone a investimenti di 550 miliardi di dollari.
n un articolo l’Associated Press sottolinea che Ishiba, leader outsider eletto al quinto tentativo, ha resistito per oltre un mese alle pressioni di fazioni di destra interne al partito, che lo ritenevano responsabile della sconfitta elettorale. La perdita della maggioranza in entrambe le Camere ha reso il governo di minoranza instabile, complicando l’attuazione delle politiche. La successione è incerta: il prossimo presidente dell’LDP potrebbe non diventare automaticamente primo ministro, data la perdita della maggioranza parlamentare, e secondo alcuni analisti citati dall’AP potrebbe indire elezioni anticipate per cercare un nuovo mandato. Un sondaggio di Kyodo News indica che il 55% degli intervistati non ritiene necessaria un’elezione anticipata. Reuters riporta che l’incertezza politica ha già causato una vendita di yen e titoli di stato giapponesi, con il rendimento dei bond a 30 anni al massimo storico. Michael Brown di Pepperstone prevede ulteriori pressioni sul mercato per il rischio politico e la possibilità di elezioni.
TAGLI A CAVI SOTTOMARINI NEL MAR ROSSO
Come riferisce l’Associated Press, i cavi sottomarini posati sul fondale oceanico, considerati la spina dorsale di internet per il trasporto di dati tra i continenti, sono stati recentemente danneggiati nel Mar Rosso, causando interruzioni significative al traffico internet. Un aggiornamento pubblicato sabato sul sito di Microsoft di cui da notizia BBC ha indicato che il traffico Azure diretto attraverso il Medio Oriente potrebbe subire ritardi aumentati a causa di tagli alle fibre ottiche sottomarine nella regione. L’azienda ha precisato che solo il traffico che transita per il Medio Oriente è interessato, mentre quello che evita la zona rimane inalterato. NetBlocks, un’organizzazione specializzata nel monitoraggio dell’accesso a internet, ha confermato sabato che una serie di tagli a cavi sottomarini nel Mar Rosso ha colpito i servizi in vari paesi, tra cui India e Pakistan. La Pakistan Telecommunication Company ha segnalato che i danni si sono verificati in acque vicine alla città saudita di Jeddah, con possibili impatti sulle connessioni durante le ore di punta. Questi cavi possono essere lesionati accidentalmente da ancore di navi, ma in passato sono stati oggetto di sabotaggi deliberati.
Nel febbraio 2024, diversi cavi di comunicazione nel Mar Rosso furono tagliati, interrompendo il traffico tra Asia ed Europa. L’incidente avvenne circa un mese dopo un avvertimento del governo yemenita riconosciuto internazionalmente, che temeva sabotaggi da parte del movimento Houthi contro i cavi e le navi nella zona, anche se i ribelli sostenuti dall’Iran negarono ogni coinvolgimento. Episodi simili si sono verificati nel Mar Baltico, dove dal 2022, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, vari cavi sottomarini e gasdotti sono stati danneggiati in presunti attacchi. All’inizio di quest’anno, le autorità svedesi hanno sequestrato una nave sospettata di aver provocato il danno a un cavo che collega la Svezia alla Lettonia; i procuratori hanno indicato un’indagine preliminare che punta al sabotaggio.
TRUMP RINOMINA IL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA IN DIPARTMENTO DELLA GUERRA
Venerdì scorso Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per rinominare il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti in “Dipartimento della Guerra”, ripristinando il nome usato fino al 1949, quando fu cambiato per enfatizzare la prevenzione dei conflitti nell’era nucleare. L’ordine, dettagliato in un comunicato della Casa Bianca, autorizza l’uso del titolo secondario “Dipartimento della Guerra” e “Segretario della Guerra” per il Segretario della Difesa Pete Hegseth e altri funzionari in comunicazioni ufficiali, cerimonie e documenti non statutari. Il comunicato sottolinea che il nome storico, istituito nel 1789 sotto George Washington, riflette meglio la forza e la prontezza militare degli Usa, vincitori di conflitti come la Guerra del 1812 e le due guerre mondiali, promuovendo la pace attraverso la forza.
Secondo Reuters Trump ha definito il nome “Dipartimento della Difesa” troppo “woke” e ha sostenuto che “Dipartimento della Guerra” trasmetta un messaggio di vittoria e determinazione, come dichiarato durante la cerimonia nell’Ufficio Ovale. Hegseth ha enfatizzato il ripristino di un “ethos guerriero”, puntando su “massima letalità” anziché solo difesa. L’ordine incarica Hegseth di proporre azioni legislative ed esecutive per rendere il cambio permanente, anche se ciò richiede l’approvazione del Congresso, dove i repubblicani detengono una maggioranza ristretta. Reuters nota che senatori repubblicani come Mike Lee e Rick Scott, insieme al deputato Greg Steube, hanno già proposto una legislazione per codificare il cambio. Tuttavia, il cambio di nome comporta costi significativi per aggiornare insegne, documenti e siti web (da “defense.gov” a “war.gov”). Critici citati da Reuters lo considerano una distrazione costosa, anche se Trump ha minimizzato i costi, suggerendo un approccio graduale, come il cambio di cancelleria quando necessario, e ha messo in dubbio la necessità dell’approvazione congressuale. Il comunicato della Casa Bianca specifica che le denominazioni statutarie restano invariate fino a modifiche legislative.