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Oltreconfine

L’Afd vola, la Russia riscopre il baratto, la Cina rilancia lo yuan e sfida il dollaro. Notizie da Oltreconfine

Le elezioni municipali in Renania Settentrionale-Vestfalia confermano la CDU come primo partito, ma con l’AfD in forte crescita e i Verdi in caduta libera. La Russia riscopre il baratto per aggirare le sanzioni occidentali, mentre la Cina accelera la spinta all’internazionalizzazione dello yuan, approfittando delle difficoltà del dollaro. Oltreconfine, la rassegna stampa internazionale di Policy Maker

Il quadro politico ed economico europeo e globale vive una fase di profonde trasformazioni. In Germania, le elezioni municipali nel Land più popoloso vedono la CDU restare al comando ma con un’AfD in ascesa e i Verdi in crisi. Sul fronte internazionale, la Russia risponde alle sanzioni con il ritorno del baratto, mentre la Cina punta a rafforzare il ruolo dello yuan nei mercati globali, sfidando il predominio del dollaro.

OLTRECONFINE: ELEZIONI IN RENANIA SETTENTRIONALE-VESTFALIA: CDU IN TESTA, AFD VOLA, VERDI CROLLANO

Le elezioni municipali di domenica scorsa in Renania Settentrionale-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania con 18 milioni di abitanti, hanno visto 13,7 milioni di elettori chiamati a rinnovare circa 20.000 seggi in quasi 400 comuni e a eleggere sindaci. È stato il primo banco di prova per il governo federale di Friedrich Merz (CDU), insediato il 6 maggio dopo il crollo della coalizione SPD-Verdi-FDP e le elezioni federali di febbraio, in cui l’AfD si è affermata come seconda forza con il 20,8% dei voti.

I risultati ufficiali riportati da Deutsche Welle riflettono un cambiamento significativo nel panorama politico. La CDU di Merz si conferma prima forza con il 33,3% dei voti, pur in lieve calo rispetto al 2020. L’SPD, storicamente radicata nel Land, ottiene il 22,1%, registrando una significativa perdita. I Verdi crollano al 13,5% (-6,5 punti dal 20% del 2020), mentre l’AfD, partito di estrema destra, balza al 14,5%, quasi triplicando il risultato di cinque anni fa (+9,4 punti) e superando i Verdi, come già accaduto nelle federali di febbraio (16,8% nel Land).

Come sottolinea l’Associated Press, l’AfD capitalizza il malcontento su economia stagnante, immigrazione, guerra in Ucraina, crisi mediorientale e le ferite dell’alluvione dell’Ahr del 2021, che ha causato 135 morti e gravi danni. Il leader regionale AfD, Martin Vincentz, definisce il voto “un referendum sulla direzione del paese”, mentre la co-leader Alice Weidel celebra “un enorme successo”. Il voto evidenzia l’ascesa dell’AfD anche nell’Ovest, oltre che nell’Est ex-comunista. Nelle città industriali della Ruhr, come Gelsenkirchen e Duisburg (ex roccaforti SPD), i candidati AfD accedono ai ballottaggi del 28 settembre contro SPD e CDU. Stefan Marschall, politologo dell’Università di Düsseldorf, nota all’AP che l’AfD “organizza il dissenso” nelle aree economicamente svantaggiate, dove non ha nemmeno presentato candidati ovunque, suggerendo un potenziale sottostimato.

Merz, originario del Land, sottolinea che la CDU resta “la forza più forte” e promette soluzioni su economia, migrazione e sicurezza. Il governatore CDU Hendrik Wüst invita a riflettere su povertà e giustizia sociale, vedendo nell’exploit AfD un voto di protesta. Il governo Merz fatica a guadagnare consensi, segnato da dissidi interni, ma adotta una linea dura su migrazione e rilancio economico. Come sottolinea un’analisi di Bloomberg, fondata nel 2013 come anti-euro, l’AfD si è spostata su posizioni nazionaliste, promuovendo “remigrazione” di massa, fine dell’asilo costituzionale, uscita da UE ed euro, ripresa dei legami con la Russia, stop agli aiuti all’Ucraina e scetticismo sul cambiamento climatico, opponendosi alle rinnovabili e sostenendo nucleare e auto a combustione.

Nonostante l’isolamento politico (nessuna coalizione, esclusione da ruoli chiave nel Bundestag) e la classificazione come estremista da parte dell’intelligence tedesca (sospesa per ricorsi legali), l’AfD influenza il dibattito, spostando il mainstream a destra. Nel 2024, Elon Musk l’ha definita “l’unica salvezza per la Germania”. Godendo di forte sostegno nell’Est, le elezioni 2026 in Sassonia-Anhalt e Meclemburgo potrebbero darle voce nel Bundesrat. 

IL BARATTO RISORGE NEL COMMERCIO RUSSO PER ELUDERE LE SANZIONI OCCIDENTALI

Come riporta un ampio servizio di Reuters, il commercio estero russo vede un ritorno del baratto, pratica diffusa negli anni ’90 post-sovietici, per aggirare le oltre 25.000 sanzioni imposte da Usa, Europa e alleati per la guerra in Ucraina e l’annessione della Crimea. Sebbene la Russia rafforzi i legami con Cina e India, il baratto evidenzia le distorsioni nei rapporti commerciali, trent’anni dopo l’integrazione economica con l’Occidente post-1991. Esempi includono scambi di grano russo per auto cinesi e semi di lino per materiali edili.

Nonostante Putin dichiari che l’economia russa (cresciuta più del G7 negli ultimi due anni) abbia superato le aspettative, la banca centrale segnala una recessione tecnica e un’alta inflazione. Le sanzioni, come il taglio delle banche russe da SWIFT nel 2022 e gli avvertimenti americani alle banche cinesi contro il sostegno alla guerra, alimentano timori di sanzioni secondarie. Le banche cinesi, temendo blacklist, rifiutano pagamenti russi, spingendo verso il baratto, meno tracciabile.

Nel 2024, il ministero dell’Economia russo ha pubblicato una guida di 14 pagine per transazioni di baratto, proponendo una piattaforma di scambio. Otto transazioni sono state identificate, tra cui auto per grano e lino per elettrodomestici: Reuters ha rintracciato un accordo da 100.000 dollari nei monti Urali. Maxim Spassky, della Russian-Asian Union, vede il baratto come sintomo di de-dollarizzazione e pressioni sanzionatorie. La divergenza di 7 miliardi di dollari nei dati commerciali di banca centrale e dogane suggerisce un aumento del fenomeno, anche se le dogane lo definiscono marginale. Il surplus commerciale russo (gen-lug) è sceso del 14% a 77,2 miliardi, con export in calo di 11,5 miliardi e import in aumento di 1,2 miliardi. Alcune transazioni hanno permesso l’import di beni occidentali nonostante le sanzioni. Alternative includono criptovalute, banche come VTB a Shanghai e agenti di pagamento, ma il baratto cresce come soluzione, evocando il caos economico degli anni ’90, ora guidato non da carenza di liquidità ma dalle sanzioni.

LA CINA SPINGE PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLO YUAN

Come scrive l’Economist in un lungo articolo, la Cina vede un’opportunità storica per internazionalizzare lo yuan, mentre il dollaro, indebolito da politiche commerciali erratiche di Trump, deficit fiscali e minacce all’indipendenza della Federal Reserve, perde il 7% su base ponderata dal gennaio 2025, il peggior inizio d’anno dal 1973. Al contrario, lo yuan, strettamente controllato, raggiunge il massimo dall’elezione di Trump, attirando investitori stranieri e governi in cerca di alternative al dollaro.

Nonostante un tentativo fallito nel 2015, segnato da crolli borsistici e svalutazione, la Cina riprova a globalizzare lo yuan, mantenendo però controlli rigidi sui flussi di capitale. L’obiettivo è proteggere gli esportatori dalle fluttuazioni del dollaro e mitigare l’impatto delle sanzioni finanziarie Usa. La quota dello yuan nei pagamenti internazionali è solo del 4% (vs 50% del dollaro) e del 2% nelle riserve delle banche centrali (vs 58% del dollaro), ma i progressi sono rapidi: dal 2022 la sua quota nei pagamenti è raddoppiata, con oltre il 30% del commercio cinese in yuan (14% nel 2019) e il 50% dei flussi transfrontalieri (1% nel 2010). Per incentivare l’uso dello yuan, la Cina ha triplicato i prestiti esteri in yuan post-sanzioni alla Russia, esteso linee di swap per 4,5 trilioni di yuan ($630 mld) a 32 banche centrali e sviluppato infrastrutture finanziarie alternative, come CIPS (analogo a SWIFT), con 1.700 banche aderenti e volumi di transazioni cresciuti del 43% nel 2024 a 175 trilioni di yuan ($24 trn).

a rete mBridge, usata anche per pagamenti da entità sanzionate, segna progressi geopolitici. La Cina apre i mercati finanziari: i contratti accessibili agli stranieri sono raddoppiati, le quote di investimento in uscita ampliate e i “panda bond” (come i 5 mld di yuan emessi dall’Ungheria) crescono. Russia, Kenya e Brasile considerano emissioni in yuan. Con tassi offshore al 2% e un mercato azionario in ripresa, lo yuan attrae.

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