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Domitilla Benigni

Chi sostituisce Benigni nel Cda di Tim? La chance per Poste e il nodo sulle quote di genere

La consigliera indipendente Domitilla Benigni ha rassegnato le dimissioni dal Cda di TIM. La vacanza apre allo scenario di una possibile nomina di un rappresentante di Poste Italiane e sui vincoli statutari relativi alle quote di genere e all’indipendenza dei consiglieri.

Come annunciato nella serata di lunedì in una nota ufficiale del Gruppo, Domitilla Benigni lascerà il Consiglio d’amministrazione di Tim per via di “crescenti e onerosi impegni professionali” legati al ruolo di amministratore delegato in Elettronica S.p.A. Le dimissioni avranno effetto a decorrere dal termine della prossima riunione del consiglio, in calendario il 25 settembre 2025.

Con l’uscita di Benigni, TIM dovrà decidere se procederee a una cooptazione immediata e — se sì — quale profilo indicare, tenendo conto dei vincoli statutari relativi alle quote di genere e dell’ingresso di Poste come primo azionista.

CHI SOSTITUISCE BENIGNI

Benigni era consigliere indipendente in TIM e membro del Comitato per le nomine e la remunerazione e del Comitato Sostenibilità. La poltrona vacante riapre il toto-nomine: i rumors parlano del possibile ingresso di un esponente di Poste Italiane, che dal primo semestre 2025 è il primo azionista di TIM con una partecipazione intorno al 24,8%.

Tra i nomi più citati, compaiono l’amministratore delegato di Poste, Matteo Del Fante, e il direttore generale Giuseppe Lasco, ma la designazione dipenderà da scelte di governance e da eventuali allargamenti del board.

QUOTE DI GENERE E VINCOLI STATUTARI

Lo statuto di TIM stabilisce che il Consiglio sia composto da un minimo di 7 a un massimo di 19 membri e che gli esponenti del genere meno rappresentato debbano essere almeno due quinti del totale (con arrotondamento all’unità superiore in caso di frazioni).

La composizione ufficiale include attualmente, oltre alla stessa Benigni, Alberta Figari (presidente), Pietro Labriola (AD), Paola Camagni, Federico Ferro Luzzi, Paola Giannotti De Ponti, Giovanni Gorno Tempini, Umberto Paolucci, Stefano Siragusa.

Con le dimissioni di Benigni il CdA risulterebbe sotto la soglia di genere: un vincolo che condiziona le opzioni praticabili.

SCENARI PER LA SOSTITUZIONE

La sostituzione potrebbe modificare gli equilibri di governance nel momento in cui il primo azionista è Poste. Un suo rappresentante nel board rafforzerebbe la voce del socio di maggioranza relativa nelle scelte strategiche e nella composizione dei comitati endoconsiliari, ma lo scenario è ancora tutto da delineare e in questo senso potrebbe essere decisivo il CdA di Tim del 25 settembre.

Le opzioni concrete sul tavolo sono essenzialmente tre: la cooptazione immediata di una nuova consigliera donna per rispettare la quota di genere;
l’Ingresso di un rappresentante di Poste, che però, se uomo o non indipendente, richiederebbe misure compensative; l’allargamento del board per creare posti aggiuntivi che consentano a Poste di insediare propri esponenti senza sacrificare le quote di genere — soluzione che però richiede tempi e voti formali.

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