Oltreconfine, la rassegna stampa internazionale di Policy Maker
Se telefonando: Trump prova la carta dei colloqui telefonici con il leader rivale Xi Jinping. E intanto pretende la restituzione della base di Bagram, in Afghanistan, attualmente in mano ai talebani e in una posizione strategica in chiave anti-cinese. A Bruxelles intanto si discute di un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il 19° dall’invasione dell’Ucraina.
OLTRECONFINE: TELEFONATA TRUMP-XI: DIALOGO SU TIKTOK, COMMERCIO E FUTURI INCONTRI
Come scrive l’Associated Press, venerdì scorso Trump e il leader cinese Xi Jinping hanno avuto una telefonata di quasi due ore, definita da Trump “molto produttiva” in un post su Truth Social. Secondo Nbc News la conversazione ha toccato temi cruciali: commercio, fentanyl, la guerra in Ucraina e l’accordo su TikTok. Trump ha annunciato incontri futuri al vertice: al summit APEC in Corea del Sud il 31 ottobre-1 novembre, con una sua visita in Cina nel 2026 e con l’arrivo di Xi negli Usa “al momento giusto”. “È stata una chiamata eccellente, ci risentiremo presto e non vediamo l’ora di incontrarci all’APEC!”, ha scritto Trump citato dall’AP, definendo Xi “un gentiluomo”. Al centro del dialogo, TikTok, che rischia il bando negli Usa per timori su privacy e sicurezza nazionale. La legge del 2024 obbliga ByteDance, la casa madre cinese, a cederne il controllo a Washington. Trump ha prorogato il termine al 16 dicembre dopo un accordo-cornice raggiunto all’inizio della settimana scorsa a Madrid. “Xi ha approvato l’accordo, è sulla buona strada”, ha dichiarato Trump, aggiungendo: “Sarà una formalità, controlleremo l’algoritmo”. ByteDance ha espresso gratitudine ai leader, impegnandosi a mantenere TikTok per gli utenti americani. Xi, secondo Xinhua, ha sollecitato sulla materia negoziati “pragmatici” basati su regole di mercato e leggi cinesi, chiedendo agli Usa un ambiente “aperto e non discriminatorio” per le aziende cinesi. Le due parti hanno concordato di affidare dati e contenuti a un partner Usa, ma Craig Singleton tramite l’AP avverte: Pechino conserva un “veto di fatto”. Sul fronte commerciale, le tariffe Usa al 30% sui beni cinesi (più 20% sul fentanyl) e quelle cinesi al 10-15% sui prodotti Usa scadono l’11 novembre. Le esportazioni agricole Usa verso la Cina sono crollate del 53%, con il sorgo a -97%. Trump ha collegato il fentanyl e la pace in Ucraina a possibili dazi Ue su Pechino.
TRUMP PRETENDE IL CONTROLLO DELLA BASE DI BAGRAM
Come sottolinea Politico, il presidente Trump ha intensificato le pressioni per riottenere il controllo della base aerea di Bagram in Afghanistan, un sito strategico abbandonato dagli Usa nel 2021 e ora nelle mani dei talebani. Durante una conferenza stampa a Londra con il premier britannico Keir Starmer, Trump ha dichiarato, citato dall’Associated Press: “Stiamo cercando di riprenderla. Vogliamo quella base indietro”, menzionando la sua posizione vicina alla Cina, “a un’ora da dove Pechino produce armi nucleari”. Bagram, con la sua pista di 3.600 metri, è stata per 20 anni il fulcro delle operazioni Usa post-11 settembre, ospitando fino a 100.000 truppe. Questa pretesa arriva dopo mesi di colloqui segreti tra l’amministrazione Trump e i talebani. La settimana scorsa, l’inviato speciale per gli ostaggi Adam Boehler ha incontrato il ministro degli Esteri talebano Amir Khan Muttaqi a Kabul. I talebani hanno rilasciato foto dell’incontro, ma non hanno dettagliato lo scambio di prigionieri discusso. Il comunicato talebano parla di “progressi costruttivi” su relazioni bilaterali, cittadini e investimenti, senza menzionare Bagram. La Casa Bianca non ha commentato i risultati, alimentando speculazioni su un possibile baratto: la base in cambio di aiuti o rilasci di ostaggi. I talebani, secondo l’AP, hanno respinto fermamente la richiesta. Zakir Jalal, funzionario del ministero Esteri afghano, ha postato su X: “L’Afghanistan e gli Usa possono avere relazioni economiche e politiche basate su rispetto reciproco, senza presenza militare americana”. Un vice ministro ha risposto con una poesia su X, evocando “teste sbattute contro le rocce” e concludendo con “Bagram, Afghanistan”. Pechino ha ribadito il rispetto per la sovranità afghana, esortando al dialogo per la stabilità regionale. Esperti vedono in questa mossa un mix di revisionismo sul ritiro di Biden – che Trump chiama “disastro totale” – e geopolitica anti-cinese.
VARATO IL 19° PACCHETTO DI SANZIONI UE CONTRO LA RUSSIA
Come riferisce Politico, la Commissione Europea ha proposto un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il 19° dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel 2022, includendo per la prima volta entità cinesi e indiane. L’obiettivo è colpire il flusso di denaro verso Mosca, limitando l’accesso a risorse chiave. Saranno sanzionate 12 entità cinesi e tre indiane, con divieti di transazione per due aziende cinesi, colpendo raffinerie, commercianti di petrolio e aziende petrolchimiche. Inoltre, saranno vietati componenti chimici, metalli, sali e minerali, con controlli più rigidi sulle esportazioni verso Russia, Cina e India. Il pacchetto prevede un tetto al prezzo del petrolio russo a 47,60 dollari, il congelamento dei beni di aziende come Rosneft e Gazpromneft, e sanzioni contro la “flotta ombra” di 118 navi che trasportano petrolio russo in violazione delle restrizioni del G7, portando il totale a oltre 560 vascelli sanzionati. Per la prima volta, le misure colpiranno piattaforme di criptovalute, vietando transazioni in criptomonete, e banche straniere legate a sistemi di pagamento alternativi russi. È previsto anche un divieto di acquisto di gas naturale liquefatto russo entro la fine del 2026, in linea con l’obiettivo dell’Ue di eliminare le importazioni di gas da Mosca entro il 2027. Le sanzioni rispondono anche alle recenti violazioni russe, come l’attacco agli uffici Ue a Kyiv e la violazione dello spazio aereo di Polonia e Romania. Tuttavia, l’efficacia delle misure dipende dalla collaborazione degli Stati Uniti. Il presidente Trump ha condizionato nuove sanzioni alla completa rinuncia dei paesi Nato al petrolio russo, una richiesta difficile per nazioni come Turchia, Ungheria e Slovacchia. L’Ue ha ridotto la dipendenza dal gas russo, investendo in energia pulita, e si dice pronta a un divieto anticipato. L’Ucraina, pur apprezzando gli sforzi, chiede misure ancora più dure, considerandole un punto di partenza. Il pacchetto deve essere approvato dai 27 Stati membri dell’Ue nelle prossime settimane.