Il vicedirettore della Fondation pour la Recherche Stratégique Bruno Tertrais usa la lente della deterrenza nucleare per leggere tendenze geopolitiche più ampie (demografia, rapporti transatlantici, capacità militari e tecnologie emergenti) e spiega perché Mosca potrebbe — secondo lui — tentare una mossa contro un paese del fianco Est della Nato
Intervistato da Giorgio Rutelli di AdnKronos a margine della conferenza “Geopolitica e demografia: come cambia il potere degli Stati” organizzata da Luiss e dall’Ambasciata di Francia in Italia, Bruno Tertrais, uno dei maggiori esperti europei di strategia e sicurezza, traccia un quadro in cui la deterrenza nucleare europea viene rimessa in discussione dal progressivo disimpegno statunitense, dall’evoluzione della postura russa e dall’ascesa strategica della Cina.
Tertrais avverte che, oltre alla minaccia nucleare spesso enfatizzata, esiste anche il rischio realistico di un attacco convenzionale russo contro un Paese Nato sul fronte orientale, con l’obiettivo di ottenere un vantaggio politico anche a costo di una sconfitta militare.
DEMOGRAFIA E POTERE
“Credo che gli studiosi di sicurezza internazionale abbiano spesso sottovalutato l’impatto della demografia, mentre molti demografi hanno un approccio troppo tecnico”,
afferma Tertrais. Secondo l’analista francese, le dinamiche demografiche “hanno effetti immediati sulla geopolitica”. E porta due esempi: “La Cina, ad esempio, vede la propria popolazione diminuire più rapidamente del previsto, e questo avrà conseguenze strategiche. Gli Stati Uniti mantengono crescita demografica soprattutto grazie all’immigrazione, e se le politiche restrittive di Trump dovessero continuare, tra dieci anni lo scenario potrebbe essere diverso”.
Tertrais sottolinea come l’analisi della sicurezza internazionale abbia spesso trascurato il fattore demografico. Dinamiche come il calo più rapido del previsto della popolazione cinese o la crescita statunitense sostenuta dall’immigrazione hanno un impatto strategico concreto: modellano risorse umane, capacità economiche e quindi ambizioni e limiti degli Stati. Per Tertrais la demografia va considerata come parte integrante dell’equilibrio globale, non come un dettaglio tecnico.
DUE SCENARI PER LA DETERRENZA EUROPEA
Sulla deterrenza nucleare, Tertrais delinea due futuri possibili. Nel primo, “gli Stati Uniti restano pienamente impegnati, con le loro armi nucleari anche in Paesi come l’Italia. In questo caso Francia e Regno Unito svolgono un ruolo complementare”. La seconda ipotesi indaga cosa potrebbe succedere qualora il contratto con gli USA si incrinasse:
non siamo ancora a quel punto, “né formalmente né informalmente: la garanzia nucleare americana è ancora in piedi”, Tuttavia “le preoccupazioni sono legittime” e l’Europa deve “prepararsi a una possibile rottura”. L’evento cruciale in questo senso potrebbe essere la dichiarazione congiunta franco-britannica del luglio 2025, cioè da quando “per la prima volta Parigi e Londra si impegnano a coordinare le loro forze nucleari”.
IL “PARAPLUIE” CHE LA FRANCIA NON VUOLE
Sull’idea di un ombrello nucleare francese, Tertrais è netto: “‘Parapluie’ è un termine che sottintende un grande Paese che da lontano ‘apre il suo ombrello’. Ma Francia, Regno Unito, Germania, Italia sono potenze comparabili”. La vicinanza geografica gioca invece a favore della deterrenza europea: “La prossimità geografica rende più naturale e credibile la deterrenza europea rispetto a quella americana”.
PERCHÉ LA RUSSIA POTREBBE ATTACCARE UN PAESE NATO SUL FRONTE EST
Ma è qui che Tertrais introduce lo scenario più inquietante. “Sì. Ho cambiato opinione su questo punto”, dice alla domanda se Mosca possa colpire un Paese membro della Nato. Secondo il ricercatore, la Russia “potrebbe valutare un’azione militare aperta contro un paese del fronte Est – penso a uno dei baltici o alla Romania – sapendo di perdere militarmente, ma cercando una vittoria politica”. La posta in gioco sarebbe la coesione dell’Alleanza Atlantica: “Se la Nato non trovasse un consenso pieno sulla difesa collettiva, magari con gli stessi Stati Uniti che si fermano prima di un uso ‘pieno’ dell’Articolo 5, Mosca lo potrebbe considerare un successo strategico”.
QUANTE TESTATE SERVONO PER UNA VERA DETERRENZA?
Tertrais ricorda che in Europa esistono “circa 500 testate europee (Francia + Regno Unito)”. Ma la domanda resta: “bastano per dissuadere la Russia?”. Un aumento dell’arsenale avrebbe senso solo se l’Europa dovesse “sostituire gli Stati Uniti nel ‘nuclear sharing’ della Nato” — un’ipotesi che richiederebbe condizioni oggi lontane:
“nessuna protezione americana” e una “richiesta esplicita dei Paesi interessati”.
Fonte immagine: Fondation pour la recherche stratégique

