Occhi puntati su Ginevra: nelle ultime ore la città svizzera è diventata teatro di un braccio di ferro sui diversi piani per la pace in Ucraina: da un lato la bozza in 28 punti licenziata dalla Casa Bianca, dall’altro la controproposta confezionata dai principali partner europei — Francia, Germania, Regno Unito e Commissione Ue — a sostegno di Kiev.
Ore decisive per Kiev: a Ginevra fervono gli incontri diplomatici tra le delegazioni statunitensi, ucraine e i rappresentanti europei per rivedere il piano in 28 punti fatto circolare da Washington nei giorni scorsi e ritenuto troppo sbilanciato nei confronti di Mosca. La proposta americana prefigura infatti uno scenario di vera e propria resa per gli ucraini, con ampie concessioni territoriali, limiti alle capacità militari e una gestione a stelle e strisce della ricostruzione, che vedrebbe la Russia pienamente riabilitata sul piano internazionale.
Per questo da più capitali europee – con Parigi, Berlino e Londra in prima linea e con l’appoggio della Commissione Ue – è arrivata una controproposta che interviene sui punti più controversi per difendere la sovranità dell’Ucraina.
SOVRANITÀ E TERRITORI: DOVE PASSA LA LINEA ROSSA
La controproposta sostenuta dal fronte europeo – che include, oltre alla Commissione Ue, Francia, Germania, Regno Unito, Polonia, Finlandia e Italia – ricalca struttura e divisione del documento americano, ripristinando però un punto ritenuto irrinunciabile, ben esplicitato dal primo articolo, che riconferma la “sovranità ucraina”. I negoziati territoriali dovranno dunque partire dalla linea di contatto effettiva, senza alcun riconoscimento giuridico delle aree occupate con la forza.
IL TETTO ALLE FORZE ARMATE UCRAINE
Viene inoltre ritoccato verso l’alto il tetto alle forze armate nazionali rispetto alla bozza USA: la proposta europea porta il limite da 600.000 (versione americana) a 800.000 soldati, mettendo nero su bianco lo stanziamento dei caccia Nato in Polonia in luogo di una generica presenza di jet europei nella regione.
UN MECCANISMO IN STILE ARTICOLO 5
Gli europei spingono per un meccanismo modellato sull’articolo 5 della Nato — dunque impegni più stringenti e meno discrezionali rispetto alla formulazione iniziale americana, che scaricava su Bruxelles la supervisione dell’accordo di non aggressione. Pur senza prevedere l’adesione di Kiev, il nuovo piano rimette al centro l’Alleanza Atlantica, riportando al tavolo dei garanti anche Washington e prefigurando formule legali che riducano la discrezionalità presidenziale prevista nella bozza trumpiana con l’istituzione di una forza di reazione rapida pronta a intervenire.
IL BUSINESS DELLA RICOSTRUZIONE E IL DESTINO DI ZAPORIZHZHIA
Sul fronte economico e infrastrutturale gli europei confermano l’intenzione di un ampio pacchetto di ricostruzione per Kiev, con finanziamenti che dovrebbero integrare o attingere parzialmente agli asset russi congelati. Tali flussi però non sarebbero gestiti dagli Usa in via esclusiva. La riabilitazione russa sul piano internazionale verrà inoltre valutata “caso per caso” e a seguito di garanzie da parte di Mosca.
Né è ammissibile una spartizione paritaria dell’energia prodotta dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che sarebbe posta nuovamente sotto il controllo dell’AIEA.
IL CONSIGLIO DI PACE
Una differenza pratica importante riguarda chi controlla e garantisce l’accordo. La versione USA prevedeva un “Consiglio di Pace” presieduto da Trump a capo di tutto, mentre l’Europa propone una task force comprendente tutti gli altri attori, Ucraina e Russia compresi, pur lasciando al presidente Usa il ruolo precedentemente indicto. .

