Il Governo vara la delega per il nuovo Codice dell’edilizia: più silenzio-assenso, superamento della frammentazione normativa, semplificazioni e digitalizzazione. L’obiettivo è rendere commerciabili abitazioni con abusi non gravi
Il Consiglio dei ministri, riunitosi nella serata di ieri a Palazzo Chigi, ha dato il via libera alla legge di delega per la riscrittura del Testo unico dell’edilizia (Tue). L’obiettivo dichiarato è tagliare i tempi delle procedure, rafforzare il meccanismo del silenzio-assenso e introdurre strumenti digitali — dall’anagrafe delle costruzioni al fascicolo digitale — per snellire e rendere più trasparente il percorso amministrativo. Ma il vero fulcro della riforma è rendere commerciabili e sanabili con procedure semplificate le unità immobiliari con difformità non gravi mediante il pagamento di una sanzione proporzionale all’irregolarità.
COSA PREVEDE LA DELEGA APPROVATA
Il provvedimento approvato affida al governo una delega per riscrivere il Testo unico dell’edilizia (il Tue del 2001). Il governo avrà un anno per predisporre il nuovo Codice, che dovrebbe razionalizzare una materia oggi frammentata tra norme statali, regionali e regolamenti comunali. Tra i principi guida indicati nella relazione illustrativa figurano la riduzione dei termini per il rilascio dei titoli edilizi e la previsione di garanzie per il loro rispetto.
SILENZIO-ASSENSO E GARANZIE CONTRO L’IMMOBILISMO BUROCRATICO
Una delle misure-chiave è il rafforzamento del silenzio-assenso, proposta venuta dalla Lega: se l’amministrazione non risponde nei termini previsti, l’istanza si considera accolta. Per garantire tempi certi e fronteggiare situazioni di inerzia è prevista la possibilità di ricorrere a un’autorità terza, il cosiddetto “commissario ad acta”, che potrà sostituirsi agli enti inadempienti e autorizzare gli interventi.
SANATORIE: LA DATA DEL 1° SETTEMBRE 1967 E I LIMITI DELLA RIFORMA EDILIZIA
La riforma punta a semplificare le procedure di sanatoria, rendendo commerciabili immobili con difformità non gravi tramite il pagamento di costi proporzionali all’abuso. È confermato il ragionamento sul “cut-off” storico: per valutare alcuni abusi si prende come spartiacque il 1° settembre 1967, data di entrata in vigore della cosiddetta Legge Ponte che estese l’obbligo di licenza edilizia. Il Mit ribadisce che «non si interviene in alcun modo sugli abusi del passato», mentre resta da verificare quanto e come saranno allentate le regole rispetto al decreto Salvacasa del 2024, in particolare sulla doppia conformità e sulle eccezioni per le opere in zona sismica o totalmente abusive.
RIDEFINIZIONE DELLE CATEGORIE E AUTORIZZAZIONI UNIFORMI
Il nuovo Codice promette di superare la tradizionale frammentazione tra manutenzione straordinaria, restauro, ristrutturazione ecc. Ogni tipologia di intervento verrà classificata sulla base della rilevanza, della natura e dell’impatto territoriale, associando a livello nazionale l’autorizzazione corrispondente (CILA, SCIA o permesso di costruire). L’intento è uniformare i criteri su tutto il territorio e ridurre le incertezze interpretative che oggi innescano contenziosi e ritardi.
DIGITALIZZAZIONE: ANAGRAFE, FASCICOLO DIGITALE E INTEROPERABILITÀ
La delega pone grande enfasi sulla digitalizzazione: in coordinamento con le infrastrutture digitali già in corso, si promuoverà l’interoperabilità delle banche dati pubbliche e l’istituzione progressiva di un’anagrafe delle costruzioni e di un fascicolo digitale dell’immobile. Strumenti che, secondo il testo, dovrebbero garantire maggiore trasparenza, tracciabilità e un accesso semplificato alle informazioni amministrative legate agli immobili.

