I giornalisti di Repubblica e La Stampa in sciopero contro l’imminente cessione delle attività editoriali del Gruppo GEDI all’investitore greco Theo Kyriakou
Da mercoledì, cioè da quando i vertici del gruppo Gedi le hanno informate ufficialmente delle trattative per la cessione delle attività editoriali, le redazioni de la Repubblica e La Stampa sono in stato di agitazione.
Ieri il quotidiano d’informazione torinese non ha aggiornato il proprio sito per protesta, oggi è la volta del giornale fondato da Eugenio Scalfari, che ha messo in standby l’aggiornamento delle news online e bloccato l’uscita del quotidiano in edicola per la giornata di domani.
Il sottosegretario con delega all’informazione Alberto Barachini intanto ha convocato i cdr dei due giornali: l’incontro dovrebbe avvenire la prossima settimana. Francesco Boccia del Pd chiede l’utilizzo del Golden Power
LA CONFERMA INDIRETTA DELLA PROPRIETÀ
Nei giorni scorsi la proprietà ha confermato indirettamente ai giornalisti l’esistenza delle trattative. Una nota diffusa nella serata di domenica ha smentito le ricostruzioni che ipotizzavano un interesse dell’erede di Luxottica Leonardo Maria Del Vecchio – che pure avrebbe presentato un’offerta di 140 mlioni in una prima fase, pareggiando quella dei competitori greci – di fatto confermando la pista che porta al gruppo Antenna dell’investitore Theo (Theodoros) Kyriakou.
COSA CHIEDONO I GIORNALISTI: GARANZIE E TRASPARENZA
I comitati di redazione e le Rsu hanno formulato richieste precise: garanzie sul mantenimento dei posti di lavoro, impegni scritti per preservare l’autonomia e la linea storica delle testate, trasparenza sul processo di vendita e consultazione preventiva delle redazioni. I rappresentanti sindacali hanno definito «sconcertante» la modalità con cui certe comunicazioni sono arrivate alle redazioni, denunciando di essere stati informati a ridosso della conferma pubblica delle trattative.
CHI È THEO KYRIAKOU E COSA VUOLE ACQUISTARE
Kyriakou è attivo nel settore navale ma vanta una forte presenza anche nel settore dei media, con 37 canali televisivi tra Slovenia, Romania, Serbia, Montenegro e Grecia, oltre a investimenti in Facebook, X, Spotify, Vice Media, e un socio sul mercato greco che risponde al nome di Mohammed Bin Salman.
Attraverso Antenna, Kyriakou, considerato di orientamento conservatore, sarebbe in procinto di rilevarela Repubblica, le altre testate del gruppo (incluso l’HuffPost) e le radio (Deejay, Capital, m2o). Secondo quanto riferito ai Cdr, l’accordo potrebbe chiudersi già a gennaio.
KYRIAKOU NON COMPRA LA STAMPA? LA PISTA NEM E IL NODO DIGITAL
Dal pacchetto rimarrebbe fuori La Stampa: per questo si sta cercando una strada alternativa per piazzare anche il quotidiano torinese. Il gruppo NEM, già acquirente due anni fa della truppa di quotidiani del nord-est (Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia, Il Corriere delle Alpi, il Messaggero Veneto di Udine, Il Piccolo di Trieste, oltre al sito Il Nord Est Economia) fin qui è l’unica ipotesi avanzata, ma non è chiaro se sia stata avanzata un’offerta ufficiale.
Scorporare i due giornali pone inoltre diversi problemi, dal momento che i settori social, video e digital del Gruppo operano parallelamente per entrambi i quotidiani.
ELKANN IN FUGA DALL’ITALIA?
Un articolo apparso oggi sul Domani ricostruisce la lunga serie di operazioni che hanno progressivamente spostato il baricentro dell’impero in mano a John Elkann fuori dall’Italia attraverso trasferimenti di sedi (Fiat), fusioni (Stellantis), cessioni (Magneti Marelli, Iveco, Comau) e aperture a possibili collaborazioni con nuovi investitori (Juventus).
Secondo Carlo Calenda si tratta di un piano ormai perfettamente leggibile nel quadro più ampio della fuga di Elkann dall’Italia. Il leader di Azione su X preconizza addirittura la chiusura delle fabbriche Stellantis dal 2027:
Lo avevo previsto e dichiarato anni fa. E non è che ci volesse molto per predire che una volta venduti tutti gli asset industriali i giornali non avrebbero più avuto valore per tenere buona la politica e il sindacato. Ecco qui. Previsto e accaduto. Dopo le elezioni del ‘27… https://t.co/jqVyMmwdsH
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) December 11, 2025

