Diverse firme storiche lasciano Limes: secondo gli autorevoli studiosi, la rivista avrebbe un “pregiudizio” verso l’Ucraina e contribuirebbe a una rappresentazione delle aree contese che trascende l’analisi geopolitica per diventare schieramento
Il politologo Federigo Argentieri, nel comitato scientifico di Limes fin dalla sua fondazione nel 1993, l’analista e fotografo Franz Gustincich, l’economista Giorgio Arfaras, il generale Vincenzo Camporini: quattro firme di peso lasciano la rivista diretta da Lucio Caracciolo, che vive intanto un momento di grande incertezza per via delle trattative sull’acquisto di Gedi con l’armatore greco Kyriakou.
Per gli uscenti l’addio è un atto di coerenza rispetto a una linea editoriale sull’Ucraina percepita come fuorviante e parziale, secondo Argentieri già a partire dalla Rivoluzione arancione nel 2004 e accentuatasi dall’invasione della Crimea nel 2014.
CHI SE NE VA
La decisione sarebbe stata trasmessa alla redazione di Limes tramite telegramma il mese scorso.
Il primo a fare coming-out è stato il professore di Scienze politiche e direttore del Guarini Institute for Public Affairs alla John Cabot University Federigo Argentieri, membro del comitato redazionale di Limes sin dalla fondazione, che ha rilasciato ieri un’intervista all’AdnKronos per spiegare le proprie motivazioni. Con lui lasciano il membro del consiglio redazionale Franz Gustincich — giornalista, fotografo e storico conoscitore dell’Europa centro-orientale — e Giorgio Arfaras, economista e componente del consiglio scientifico.
Poche ore dopo anche il generale ed ex capo di stato maggiore Vincenzo Camporini ha annunciato via social la decisione di lasciare il consiglio scientifico per “incompatibilità” rispetto a una linea che, a suo dire, non difende sufficientemente i principi del diritto internazionale dopo l’aggressione russa all’Ucraina.
Informo i pochi cui può interessare che sono uscito dal Consiglio Scientifico di Limes, per incompatibilità con la linea politica di mancato sostegno ai principi del Diritto Internazionale, stracciati dall’aggressione russa all’Ucraina.
— Vincenzo Camporini (@camporin1) December 15, 2025
PERCHÉ ARGENTIERI, GUSTINCICH, ARFARAS, CAMPORINI LASCIANO
Tra le contestazioni più concrete mosse dagli uscenti c’è quella relativa alla rappresentazione cartografica delle aree contese: nell’intervista Argentieri contesta la pratica, osservata a partire dal 2014, di pubblicare mappe con la Crimea colorata come territorio russo e talvolta con il Donbas rappresentato alla stregua di un territorio nelle mani di Mosca: una scelta editoriale che non rispetterebbe la complessità delle situazioni contestate e che finirebbe per produrre, simbolicamente e politicamente, un’interpretazione sbilanciata della realtà.
Un altro punto dolente evocato dall’intervista è un passaggio televisivo precedente all’invasione del febbraio 2022, quando il direttore Lucio Caracciolo avrebbe dichiarato che la Russia non avrebbe invaso l’Ucraina: una previsione che si è rivelata clamorosamente errata. Per Argentieri e per gli altri firmatari, mancano nella discussione pubblica e nella stessa comunità degli esperti meccanismi di “accountability” quando analisti autorevoli sbagliano valutazioni così importanti, un fattore decisivo nell’erosione della fiducia del pubblico.
Quanto a Camporini, l’ex capo di stato maggiore, raggiunto da Policy Maker, precisa: “La mia decisione di uscire dal comitato scientifico di Limes è dovuto ad una progressiva deriva di sostegno alle tesi di Mosca, che negli ultimi tempi è diventata, a mio avviso, sempre più radicale. Non volendo essere percepito come un sostenitore di tesi che non condivido politicamente e respingo dal punto di vista dei principi, ho chiesto di essere depennato da questa lista”.
“UNA NUBE TOSSICA” SULL’UCRAINA?
Nel colloquio con Adnkronos Argentieri spiega che la decisione non è frutto dell’impulso del momento ma di un lento scoramento: secondo il politologo, Limes avrebbe coltivato nel tempo un “pregiudizio strutturale” nei confronti dell’Ucraina, percepito già a partire dalla Rivoluzione arancione del 2004 e diventato più marcato dopo il 2014.
Per Argentieri il punto non è tanto uno scontro personale quanto la necessità di “scelte chiare, senza ambiguità” in un frangente internazionale che ritiene decisivo per il futuro dell’Ucraina. A maggior ragione dal momento che si tratta di tribune e commentatori – Limes e Caracciolo – che “hanno una responsabilità maggiore di tanti ciarlatani televisivi proprio perché il loro livello culturale è elevato”.

