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Dai dazi all’Unesco: l’anno del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida

Un anno iniziato in salita ma se che si chiude con la soddisfazione del riconoscimento dell’Unesco per la cucina italiana. Resta sul tavolo del ministro Francesco Lollobrigida lo spinoso dossier del Mercosur 

I dazi americani, il riconoscimento dell’Unesco, le tribolazioni del Mercosur. Tre avvenimenti attorno ai quali si può articolare l’anno di Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste nel governo Meloni.

I DAZI DI TRUMP PESANO (ANCHE) SULL’AGROALIMENTARE ITALIANO

Iniziamo dalle cattive notizie: i dazi statunitensi.  Alla mezzanotte di giovedì 7 agosto 2025 entrano in vigore i dazi statunitensi sulle importazioni di merci dall’Unione Europea che riguardano anche il nostro paese. Le tariffe imposte sono al 15% anziché al 30%, l’UE è riuscita a scongiurare l’ipotesi peggiore grazie alla garanzia di non innalzare i propri dazi sulle importazioni dagli USA, la disponibilità ad aumentare gli “acquisti di energia (750 miliardi di dollari in tre anni) e di armamenti, nonché ad incrementare di 600 miliardi di dollari gli investimenti diretti negli Stati Uniti”, come spiega l’ISPI.

IL CROLLO DELLE VENDITE DI VINO

I dazi riguardano anche i prodotti agroalimentari e gli Usa sono uno dei mercati più importanti per il nostro paese. L’effetto sull’export italiano non ha tardato a farsi sentire. Le nuove tariffe e il cosiddetto “effetto scorte” (molti acquisti sono stati anticipati per evitare, almeno in una prima fase, i dazi) hanno determinato un crollo dell’export, soprattutto per i beni più durevoli. I dati elaborati da Unione italiana vini attestano diminuzioni del valore delle vendite di bottiglie italiane del 28%. “Nei primi otto mesi dell’anno – si legge sul Sole 24 ore -, notano da Uiv, c’è stato «un progressivo deterioramento in coincidenza con l’avvento dei dazi, con un tendenziale a valore che è passato dal +12,5% del primo trimestre al -3% dei primi 8 mesi»”.

USA SECONDO PAESE PER L’EXPORT AGROALIMENTARE ITALIANO

Dobbiamo ricordare che, stando ai dati di Coldiretti, l’Italia è il nono esportatore mondiale per valore (67,2 miliardi di euro nel 2024) e secondo Paese al mondo per crescita nell’ultimo quinquennio, con un aumento del 55%. I primi cinque mercati di destinazione — Germania, USA, Francia, UK e Spagna — rappresentano il 50% dell’export complessivo. Una dipendenza che è rischiosa. Secondo lo studio realizzato da Nomisma per Coldiretti, “i dati gennaio-settembre mostrano una crescita per l’export agroalimentare italiano del +5,7% rispetto allo stesso periodo del 2024, segnale che il comparto dovrebbe superare per la prima volta la soglia dei 70 miliardi di euro.  Un record – se così sarà – trainato soprattutto dai mercati dell’Unione Europea (+9%), con ottime performance in Polonia (+17,3%), Romania (+11,1%), Repubblica Ceca (+9,1%) e Spagna (+14,5%). Meno brillante la crescita extra UE (+4%), frenata dai cali registrati negli Stati Uniti (-1,1%), in Russia (-8%) e in Giappone (-13%)”.

SUL MERCOSUR PASSA LA LINEA DI LOLLOBRIGIDA: “CHIEDIAMO RECIPROCITÀ”

In questi ultimi giorni dell’anno tiene banco il difficile accordo tra l’Ue e il Mercosur, il blocco sudamericano composto da Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. L’accordo, in prospettiva liberalizza una quota molto ampia di scambi, prevedendo la rimozione progressiva di dazi su larga parte dei beni industriali e agricoli (con soglie che negli atti di negoziato indicano percentuali molto elevate di liberalizzazione entro un arco temporale stabilito), apertura di appalti pubblici e impegni su sostenibilità, lavoro e ambiente. L’intesa politica è stata raggiunta il 6 dicembre 2024 a Montevideo e da allora il testo è oggetto di “legal scrubbing” e di passaggi formali presso istituzioni e parlamenti. Una decina di giorni fa Italia e Francia hanno fatto saltare la firma dell’accordo. Risultato (e successo) delle pressioni che i governi dei due paesi stanno subendo da allevatori e coltivatori comprensibilmente preoccupati dalla concorrenza che potrebbe derivare da prodotti (carne, zucchero, cereali) extraeuropei con prezzi più bassi e con standard diversi su uso di pesticidi, tracciabilità o benessere animale. “Sul Mercosur lo dico chiaro, l’unica cosa che noi abbiamo chiesto è che ci siano regole di reciprocità – ha detto il ministro Lollobrigida -. È ovvio il Mercosur è un’opportunità, ci mancherebbe altro”.

LA CUCINA ITALIANA È PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’UNESCO

Arriviamo alle note più dolci: il riconoscimento della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco. Un’attestazione a cui hanno lavorato molte persone, sin dal 2021 quando un gruppo di professori universitari, coordinati dal professor Massimo Montanari, emerito di Storia dell’alimentazione all’università di Bologna, ha promosso la candidatura della “Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturali” nella Lista rappresentantiva dell’Unesco. Insieme a loro l’Accademia italiana della Cucina, la Fondazione Casa Artusi e la più antica rivista gastronomica al mondo ancora in edicola “La Cucina Italiana”.  A sostenere la candidatura il ministro dell’agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Numerose le attività a riguardo come “Il pranzo della domenica”, iniziativa trasmessa anche sulle reti Rai, oppure il Tour Vespucci, nel corso del quale la nave della Marina Militare ha promosso le eccellenze del Made in Italy attraverso il Villaggio Italia, piccolo expo itinerante delle punte di diamante dell’agroalimentare italiano.

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