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“Al Pd e al paese serve unità e umiltà”. L’appello di Ovidio Jacarossi

La lettera che Ovidio Jacorossi (Collezionista, imprenditore e fondatore del Museo Musja) ha indirizzato a Matteo Renzi

“Caro Matteo, ho 85 anni e come molti italiani mi sono sempre dedicato con impegno, costanza e passione ai miei obiettivi: lo sviluppo e il benessere della mia impresa, della mia famiglia e del mio Paese. Partito nel 1950 da un piccolo negozio di carbone e legna a Roma (in Via dei Chiavari), con i miei fratelli abbiamo fatto crescere l’impresa di famiglia fino a farla arrivare ad essere il decimo gruppo italiano privato per fatturato, senza dover mai sopportare uno sciopero – pur in decenni molto caldi – né licenziare alcun dipendente. Con questa esperienza alle spalle ho scelto di realizzare – proprio in Via dei Chiavari a Roma – uno splendido e innovativo spazio culturale, sociale ed artistico, arricchito dalla bellezza di una grande collezione di impresa tutta italiana. Da questa volontà è nato Musja, museo donato alla collettività ed espressione di una cultura accessibile, democratica e condivisa. Ho avuto il piacere di incontrarti e ascoltarti a Villa d’Este a Cernobbio, quando eri un giovanissimo Presidente del Consiglio”.

Così Ovidio Jacorossi, collezionista, imprenditore e fondatore del Museo Musja, nella lettera inviata a Matteo Renzi e pubblicata oggi da L’Inkiesta.

“Non ti nego – prosegue la lettera di Jacorossi a Renzi – che ho sofferto molto per quanto accaduto nei mesi subito successivi a quel Cernobbio: respingere quel referendum è stato un peccato di rigetto, quasi di ripicca personale da parte del Paese. La stima nei tuoi confronti e l’empatia con cui ancora vivo le tue difficoltà mi obbligano a darti un consiglio. Sono convinto che in te ci siano molti degli elementi del vero statista, ma occorre che il protagonismo politico del tuo agire, legittimamente ambizioso, si coniughi con l’impegnativo protagonismo del potere dell’umiltà, dato che un’eccessiva voglia di rivincita e livore rischiano di far pagare un ulteriore prezzo altissimo. Solo un vero, profondo bagno di umiltà potrà impedire il ripetersi di un’esperienza come quella del referendum. Non può il PD e non puoi tu presentarti ai cittadini senza dimostrare di aver preso atto degli errori, con l’apertura – da tempo necessaria! – ad interrogarsi sulle cause profonde dell’indebolimento del PD. Oggi, nel ruolo che prima occupavi tu, siede Zingaretti. Tempi come quelli che abbiamo di fronte ci impongono di mettere da parte i litigi, i calcoli di partito e quelli personali per rendere protagonisti l’umiltà e l’impegno condiviso, a favore del Paese, dell’Europa e dei valori di umanità e democrazia. I danni derivanti da una spaccatura o da un atteggiamento livoroso colpirebbero i pochi (ma solidi) meriti del nostro PD. Rifletti sulle cause che hanno imposto la situazione attuale, e medita sugli errori tuoi e della politica che incarni. Ho rispolverato una tessera PD dormiente in un cassetto da circa due anni, e oggi dichiaro con orgoglio che ho aderito al PD da una vita: lo voglio urlare, senza ideologie”.

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