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Che cos’è l’operazione Risorgimento Digitale, che ora arriva in Tv

Risorgimento Digitale

Storie autentiche di studenti, docenti, medici, artigiani, commercianti, accomunati dall’aver compreso che la transizione tecnologica in corso può generare opportunità

Da Non è mai troppo tardi, la storica trasmissione della TV di Stato con il maestro Alberto Manzi che insegnava agli italiani dell’immediato dopoguerra a leggere e a scrivere all’Operazione Risorgimento Digitale per colmare il divario tra chi sa usare le nuove tecnologie e chi invece arranca. Un filo rosso, che corre lungo i cavi della rete di TIM, collega la serie per Rai Play con otto storie di persone e strutture pubbliche e private che durante la pandemia Covid-19 si sono servite della Rete e del digitale per superare, o ridimensionare, difficoltà dovute indirettamente al virus, con le lezioni via etere di italiano impartite ai nostri nonni.

Del resto, con lo scoppio del Covid-19, tanti nodi sono venuti al pettine: smart working, SPID, accesso ai siti per dialogare con la PA… molteplici operazioni che tanti italiani, prima della pandemia, non avevano mai compiuto, si sono rese necessarie per continuare a lavorare, ottenere certificati senza andare allo sportello e presentare istanza per i bonus governativi previsti per chi è stato danneggiato dall’emergenza sanitaria. Si fa un gran parlare di transizione digitale, dorsale del PNRR, ma c’è un’altra transizione che riguarda milioni di italiani: imparare ad addomesticare il digitale.

“Abbiamo lanciato Operazione Risorgimento Digitale alla fine del 2019 con l’obiettivo di accelerare la diffusione delle competenze digitali su tutto il territorio e a tutte le persone – ha commentato Salvatore Rossi, Presidente TIM -, perché nessuno rimanesse escluso. In Italia il gap da colmare in questo ambito è ancora molto ampio e per questo c’è bisogno di fare sistema e impegnarci insieme, pubblico e privato”.

“Siamo onorati, ha continuato Rossi – di lanciare insieme alla Rai, ‘Storie di Risorgimento Digitale’, un progetto che, come il Maestro Manzi negli anni ‘60, si pone questa volta l’obiettivo di promuovere e sostenere l’educazione digitale degli italiani. Le storie raccontate nella docuserie confermano infatti il ruolo centrale delle nuove tecnologie come abilitatore di opportunità, crescita e inclusione. La sfida per promuovere il nuovo alfabeto continua e siamo convinti che iniziative come questa siano fondamentali per superare le disuguaglianze e per favorire l’integrazione”.

‘Storie di Risorgimento Digitale’ è la partnership promossa da TIM e RaiPlay con la collaborazione di Rai Pubblicità per far aumentare tra quanti abitano e lavorano in Italia le competenze digitali, e si rivolge a imprese, istituzioni, enti privati senza scopo di lucro, soggetti impegnati in attività civiche con finalità sociali e solidarietà verso categorie meritevoli di particolare tutela.

Da domani saranno rese famose le storie, autentiche,  di studenti, docenti, medici, artigiani, commercianti, accomunati dall’aver compreso che la transizione tecnologica in corso può generare benefici in numerosi ambiti, presentate da Riccardo Luna, giornalista e ideatore del progetto.

Si parte da una ‘scuola di frontiera’ di Castel Volturno, provincia di Caserta, nella quale la didattica a distanza, DAD, ha prodotto dei risultati eccezionali, per proseguire con Cristian Fracassi, ingegnere bresciano che nel pieno dell’emergenza pandemica ha riprodotto attraverso la stampa 3D le valvole usate nei respiratori medici per i malati Covid-19.

La serie mette al corrente anche della trasformazione digitale che ha coinvolto le botteghe di Roma, grazie all’intraprendenza di due giovani laureati in economia, Matteo Proietti e Jacopo Gambuti, ideatori di ‘Daje Shop’, il primo servizio di commercio elettronico di quartiere. L’intuizione di quattro studenti liceali milanesi ha fatto nascere ‘PC4U’, iniziativa no-profit finalizzata a raccogliere computer e altri dispositivi utili alla DAD, affinché siano forniti gratuitamente a studenti privi dei mezzi per acquistarli.

La Galleria degli Uffizi è un altro dei protagonisti: per ridurre le barriere che possono frenare la conoscenza e l’apprezzamento dell’arte nella società, la squadra guidata da Eike Schmidt ha elaborato nuove modalità per fruire di opere utilizzando i social network.

Il pubblico viene informato su NIBOL, un’app creata da Riccardo Suardi che individua bar, centri di coworking e altri luoghi adatti a funzionare da temporanea postazione di lavoro perché accoglienti e dotati di buona connessione wi-fi. Boosta, fondatore dei Subsonica, ha elaborato nuove forme di espressioni musicali organizzando concerti sui social network mentre gli italiani erano tenuti a uscire il meno possibile da casa. Tra le storie descritte anche quelle di Licia Fertz: suo nipote Emanuele le ha aperto un profilo Instagram e da allora lei è diventata Nonna Licia, l’influencer più anziana d’Italia.

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