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Italia in ritardo su lauree STEM

L’acronimo STEM sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics, ovvero Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. L’interesse per queste discipline è cresciuto notevolmente tra il 2000 e il 2010, grazie alla creazione di numerosi posti di lavoro nei settori scientifico e tecnologico, rendendole fondamentali per l’innovazione e lo sviluppo economico. Ora uno studio colloca il nostro Paese in coda alla classifica europea per media di laureati in questo ambito.

L’Italia è al penultimo posto in Europa per numero di laureati in STEM, con solo il 29% dei giovani che sceglie queste discipline. Secondo le rilevazioni della piattaforma di web e social listening Human, nel nostro Paese ci sono 18,5 laureati STEM ogni 1.000 persone tra i 20 e i 29 anni, di cui il 39% donne.

I dati sono stati presentati nell’ambito dell’incontro “STEM e cultura digitale”, promosso da Vis Factor durante la “Settimana Nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche”, tenutosi oggi nella sede di via della Scrofa a Roma. La tavola rotonda ha visto la partecipazione di esponenti istituzionali, accademici e del mondo imprenditoriale, tra cui l’On. Marta Schifone, Componente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, Giuliano Noci, Prorettore del Politecnico di Milano, e Guido Borsani, Presidente Fondazione Deloitte.

ALTO TASSO DI OCCUPAZIONE MA DISPARITÀ DI GENERE

Più confortanti i numeri sui tassi occupazionali nel settore: in Italia lavora l’85,7% di chi possiede un titolo di studio STEM. Tuttavia, anche in questo caso il nostro Paese si attesta al di sotto della media europea, seppur di poco, mentre persistono significative disparità di genere: l’occupazione maschile nel settore è all’88,7%, mentre quella femminile si ferma all’82,7%. Il divario si riflette anche nei salari, con una differenza retributiva media annua del 20% a favore degli uomini.

Secondo Marta Schifone, per invertire la rotta è necessario investire in formazione e combattere gli stereotipi di genere che frenano l’accesso alle materie scientifiche. “Le STEM potrebbero rivoluzionare il mondo del lavoro, offrendo opportunità in un contesto segnato da disoccupazione giovanile, povertà educativa e fuga di talenti” ha affermato.

I PREGIUDIZI SULL’AMBITO STEM

Un altro problema emerso riguarda la scarsa informazione sulle discipline STEM. L’analisi evidenzia che queste tematiche vengono trattate principalmente in contesti istituzionali (46%) e accademici (23%), mentre le aziende che promuovono iniziative sono ancora poche (14%). Inoltre, il sentiment generale è positivo, ma con criticità legate al gender gap e all’abbandono scolastico.

Secondo Guido Borsani, la carenza di professionisti STEM ha conseguenze dirette sulla competitività del Paese: “Molti giovani rinunciano a queste materie perché influenzati da vecchi bias e stereotipi, considerandole ‘troppo difficili’ o ‘da maschi’. È possibile intervenire su queste barriere culturali, ma serve un’azione congiunta di imprese, istituzioni, scuole e famiglie”.

COLMARE IL GAP STEM: LE PROPOSTE

Per aumentare il numero di laureati in discipline scientifiche e ridurre le disparità di genere, gli esperti hanno individuato alcune soluzioni. Tra le misure proposte, il potenziamento dei programmi di mentorship con figure femminili di successo potrebbe ispirare le nuove generazioni, fornendo modelli di riferimento concreti attraverso testimonianze dirette nelle scuole e nelle università. Un altro intervento fondamentale riguarda l’introduzione delle STEM fin dalla scuola primaria, per familiarizzare presto con queste materie e superare gli stereotipi di genere che spesso ne limitano l’accesso. In quest’ottica, il modello STE(A)M, che integra scienze, tecnologia, ingegneria e matematica con le discipline artistiche e umanistiche, potrebbe favorire una formazione più completa e stimolante, combinando competenze tecniche e creatività.

Per incentivare i giovani a intraprendere percorsi STEM, si propone anche l’erogazione di borse di studio e incentivi economici, oltre a politiche retributive più eque per ridurre il divario salariale tra uomini e donne nel settore. Inoltre, misure di work-life balance, come orari flessibili, congedi parentali equamente distribuiti e lavoro da remoto, possono rendere più accessibile il mondo scientifico alle donne.

Le collaborazioni tra settore pubblico e privato risultano cruciali per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, attraverso percorsi formativi mirati e opportunità concrete di inserimento professionale. Infine, campagne di sensibilizzazione e comunicazione mirate possono contribuire a superare barriere culturali e stereotipi di genere, incentivando una maggiore inclusione nelle discipline scientifiche. Del resto, anche i social media, come TikTok con il suo Feed STEM, stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nella diffusione di contenuti educativi e nella promozione delle carriere scientifiche tra i giovani.

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