L’Ue deve chiedersi quale posto nel mondo vuole occupare e solo dopo capire in che…
A chi vanno di traverso le raccomandazioni di Mario Draghi
Come rivelato da Politico, i burocrati delle capitali europee mostrano scetticismo di fronte alle proposte dell’ex premier Draghi nel settore delle telecomunicazioni
Nelle sue vesti di consigliere per la competitività della Commissione Ue, Mario Draghi ha proposto – tra l’altro – un ambizioso piano per riformare il settore delle telecomunicazioni in Europa. Diverse le raccomandazioni dell’ex premier italiano. Alcune di queste stanno facendo molto discutere: l’allentamento delle regolamentazioni, la semplificazione delle fusioni tra operatori e una maggiore armonizzazione delle regole sulle licenze dello spettro radio. L’obiettivo è favorire gli investimenti necessari per modernizzare le infrastrutture digitali europee, rendendole competitive con quelle di Stati Uniti e Cina.
Tuttavia queste proposte stanno incontrando una forte resistenza da parte dei governi nazionali, che dubitano della loro efficacia e temono ripercussioni negative sui consumatori e sulla sovranità nazionale.
IL NO DELLE CAPITALI EUROPEE
Secondo un documento ottenuto da Politico e che sarà firmato dai ministri digitali dell’UE, le capitali europee stanno respingendo le principali raccomandazioni di Draghi. In particolare, i governi mettono in dubbio che il consolidamento del settore – ovvero la riduzione del numero di operatori tramite fusioni – possa realmente incentivare gli investimenti infrastrutturali.
Molti temono invece che ciò possa portare a un aumento dei prezzi per i consumatori, come evidenziato da esperti in tema di concorrenza, tra cui l’ex commissaria europea Margrethe Vestager. “Manca una base analitica solida per alcune delle conclusioni tratte nel rapporto Draghi”, ha dichiarato tra l’altro un diplomatico dell’UE.
LE CRITICHE DEL BEREC
Tonko Obuljen, presidente del gruppo dei ‘regolatori’ delle telecomunicazioni europee (BEREC), ha sottolineato che molti paesi europei già offrono servizi migliori e più accessibili rispetto agli Stati Uniti. “Prima di trarre conclusioni affrettate, bisogna analizzare e provare i fatti su cui si basano queste proposte”, ha dichiarato.
Un’altra preoccupazione riguarda la possibile acquisizione di operatori nazionali da parte di concorrenti più grandi, che potrebbe minare la competitività dei “campioni” locali.
CENTRALIZZARE O NO IL CONTROLLO DELLE LICENZE?
Uno dei punti più controversi del rapporto Draghi riguarda l’armonizzazione delle regole e delle tempistiche delle licenze per lo spettro radio, il “carburante” delle reti mobili. Attualmente, le licenze vengono vendute dai governi nazionali per miliardi di euro, rappresentando una preziosa fonte di entrate.
Draghi propone di centralizzare il controllo delle licenze a livello europeo per accelerare l’adozione del 5G e della fibra ottica, ma i governi vedono questa idea come una minaccia alla loro sovranità. “La gestione delle frequenze radio è uno strumento fondamentale di politica pubblica”, hanno ribadito le capitali, come riferisce sempre Politico.
I TIMORI SUL “FORUM SHOPPING”
La diffidenza è anche sull’introduzione del principio del “paese d’origine”, che consentirebbe agli operatori di telecomunicazioni di seguire le regole del paese in cui sono registrati, anche se operano altrove nell’UE. Si teme che questa norma favorisca il forum shopping, ovvero la possibilità per le aziende di scegliere il regime normativo più favorevole.
QUALE FUTURO PER IL PIANO DRAGHI
Con l’imminente presentazione del Digital Networks Act, un nuovo regolamento che punta a promuovere il 5G e la fibra ottica, la Commissione europea dovrà affrontare una sfida alquanto complessa.
Per ora, il messaggio delle capitali a Draghi è chiaro: prima di avanzare riforme radicali, serve un dialogo più approfondito e maggiore attenzione alle specificità nazionali.