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Oltreconfine

Afghanistan-Pakistan in fiamme, il sostegno degli USA a Kyiv, le manovre NATO. Notizie da Oltreconfine

Oltreconfine, la rassegna stampa internazionale di Policy Maker

Mentre l’attenzione mondiale era concentrata sulla firma degli accordi di Sharm, il confine tra Pakistan e Afghanistan diventava teatro di violenti scontri tra gli eserciti dei due paesi. Intanto, gli Usa hanno intensificato il supporto d’intelligence all’Ucraina, permettendo a Kiev di colpire efficacemente le infrastrutture energetiche russe allo scopo di indebolire l’economia di Mosca e indurre Putin a negoziare. Contestualmente la NATO ha avviato l’esercitazione di deterrenza nucleare Steadfast Noon, che si svolgerà principalmente nel Mare del Nord, per evitare incidenti con la Russia.

SCONTRI AL CONFINE PAKISTANO-AFGHANO

Negli ultimi sette giorni, il confine tra Pakistan e Afghanistan è stato teatro di un’escalation senza precedenti, culminata in una notte di scontri che ha lasciato decine di morti e rischia di destabilizzare ulteriormente la regione. Come riporta il New York Times, tutto è iniziato mercoledì 8 ottobre, con esplosioni a Kabul e in un mercato al confine nella provincia afgana di Paktika, attribuite dal governo talebano a raid aerei pakistani. Islamabad non ha ammesso direttamente la responsabilità, ma, come scrive Al Jazeera, il giorno successivo ha dichiarato di aver condotto “operazioni di rappresaglia” contro militanti pakistani, senza nominare l’Afghanistan. Una fonte anonima citata da Al Jazeera ha rivelato che l’obiettivo era Noor Wali Mehsud, leader del Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), nascosto a Kabul.

La risposta afgana è arrivata nella notte tra sabato 11 e domenica 12 ottobre, quando le forze talebane hanno lanciato attacchi contro avamposti militari pakistani nelle province di Kunar e Helmand. Secondo Zabihullah Mujahid, portavoce talebano citato da Al Jazeera, 58 soldati pakistani sono stati uccisi, 30 feriti e tre postazioni di confine catturate, con un “significativo bottino” di armi. Il Pakistan, però, come scrive il New York Times, riporta 23 suoi soldati morti e 29 feriti, sostenendo di aver distrutto 19 postazioni afgane, tra cui il quartier generale di Manojba e il forte di Kharchar. Video della tv di stato pakistana mostrano postazioni afgane in fiamme e talebani in ritirata a Kurram. Gli scontri, caratterizzati da artiglieria pesante, raid aerei e incursioni transfrontaliere, sono durati ore. Testimoni locali, come Shabbir Khan da Kurram, raccontano al New York Times di “armi pesanti che echeggiavano tra le montagne”, mentre Aziz Sayar, da Sawkai in Afghanistan, descrive al medesimo quotidiano il terrore dei bambini sotto un fuoco iniziato alle 21:00 di sabato e protrattosi per oltre tre ore.

La tregua è arrivata a mezzanotte di domenica, grazie alla mediazione di Qatar e Arabia Saudita, come riferito da Mujahid al New York Times. Tuttavia, i valichi di frontiera sono stati chiusi, aggravando la crisi umanitaria e commerciale. Il Pakistan accusa l’Afghanistan di ospitare il TTP, responsabile di attacchi come quello di sabato a Khyber Pakhtunkhwa, che ha ucciso diversi civili e agenti. Kabul nega, ma la tensione è salita con la visita del ministro afgano Amir Khan Muttaqi in India, rivale di Islamabad, proprio durante gli scontri, come nota Al Jazeera. Iran, Qatar e Arabia Saudita hanno invocato moderazione: il ministro iraniano Abbas Araghchi, citato da Al Jazeera, ha chiesto “stabilità regionale”, mentre Riyadh ha esortato al dialogo per evitare un’escalation. Il premier pakistano Shehbaz Sharif ha elogiato la “risposta forte” delle sue forze, ma analisti come Adam Weinstein, citato dal Nyt, avvertono che un conflitto più ampio è evitato solo dalla prudenza di entrambe le parti. “Il Pakistan potrebbe schiacciare i talebani, ma questi usano il TTP per pressioni interne”, spiega. Imtiaz Gul, esperto citato da Al Jazeera, sottolinea che il nodo TTP rischia di “approfondire le animosità” con “conseguenze preoccupanti”.

OLTRECONFINE: GLI USA INTENSIFICANO IL SUPPORTO DI INTELLIGENCE A KYIV

Come rivelato dal Financial Times, negli ultimi tempi gli Stati Uniti hanno intensificato il supporto all’Ucraina, fornendo intelligence per attacchi a lungo raggio contro infrastrutture energetiche russe, con l’obiettivo di indebolire l’economia di Vladimir Putin e spingerlo a negoziati. Secondo fonti ucraine e americane, l’assistenza USA, iniziata mesi fa e rafforzata dall’estate, ha permesso a Kyiv di colpire raffinerie di petrolio e altri obiettivi strategici lontani dal fronte. L’intelligence americana ha aiutato l’Ucraina a pianificare rotte, altitudini e tempistiche per attacchi con droni a lungo raggio, eludendo le difese aeree russe. Gli Stati Uniti hanno anche suggerito priorità per i bersagli, rendendo i droni ucraini uno strumento per minare l’economia russa.

Questo cambiamento è emerso dopo un colloquio a luglio tra Trump e Zelenskyy, in cui il primo ha mostrato supporto per una strategia volta a “far sentire il dolore” alla Russia, frustrato dai limitati progressi nei rapporti con Putin. Gli attacchi ucraini hanno causato un aumento dei prezzi dell’energia in Russia, costringendo Mosca a ridurre le esportazioni di diesel e ad importare carburante. Le operazioni, condotte principalmente dall’SBU e dalle forze per sistemi senza pilota ucraine, hanno utilizzato droni avanzati come Fire Point e Liutyi, oltre a missili Neptune e Flamingo. Un esempio recente è l’attacco alla raffineria Bashneft-UNPZ a Ufa, a 1.400 km dall’Ucraina, che fornisce carburante all’esercito russo.

Nonostante il sostegno Usa, Washington non ha ammesso pubblicamente un ruolo diretto negli attacchi alle infrastrutture energetiche russe, temendo un’escalation del conflitto. Gli attacchi hanno danneggiato almeno 16 delle 38 raffinerie russe, riducendo la capacità di raffinazione di oltre 1 milione di barili al giorno, secondo Energy Aspects. Zelenskyy ha confermato che la Russia ha perso fino al 20% della sua capacità produttiva di carburante, rendendo necessaria l’importazione di benzina da Bielorussia e Cina.

ESERCITAZIONE NATO STEADFAST NOON

L’Alleanza Atlantica ha avviato questa settimana l’esercitazione annuale di deterrenza nucleare Steadfast Noon, ospitata dai Paesi Bassi, come annunciato dal Segretario Generale della Nato Mark Rutte. L’esercitazione, che coinvolge 71 velivoli da 14 nazioni, si svolge in un contesto di crescenti tensioni globali, ma i funzionari Nato sottolineano che non è diretta contro alcun paese specifico né legata a eventi internazionali attuali, come riportato da Reuters.

L’esercitazione, iniziata lunedì e della durata di circa due settimane, si concentra sulla protezione delle armi nucleari e sulla verifica della prontezza operativa delle forze alleate, senza l’uso di armi nucleari o munizioni attive, come scrive l’Associated Press. Le basi coinvolte includono Volkel nei Paesi Bassi, Kleine Brogel in Belgio, Lakenheath in Regno Unito e Skrydstrup in Danimarca. Gli Stati Uniti partecipano con caccia F-35, aerei da rifornimento e altri velivoli di supporto, mentre Finlandia e Polonia forniscono jet da combattimento. L’attività si svolge principalmente nel Mare del Nord, lontano da Russia e Ucraina, per evitare qualsiasi percezione di provocazione.

Come riportato da Reuters, il Segretario Generale Rutte ha dichiarato che l’esercitazione “invia un chiaro segnale a qualsiasi potenziale avversario che siamo in grado di proteggere e difendere tutti gli alleati contro ogni minaccia”. L’obiettivo, ha aggiunto, è garantire che il deterrente nucleare della Nato rimanga “credibile, sicuro ed efficace”. Questo messaggio è ribadito anche dall’Associated Press, che cita Rutte nel sottolineare l’importanza di mantenere la prontezza operativa delle forze nucleari dell’Alleanza.

Un aspetto cruciale di Steadfast Noon è la protezione delle armi nucleari a terra, come evidenziato dal colonnello Daniel Bunch, responsabile delle operazioni nucleari Nato a Mons. “Questi sono asset altamente protetti che richiedono la massima sicurezza”, ha detto Bunch, come riportato dall’Associated Press. L’esercitazione include scenari che simulano minacce, come quella rappresentata dai droni, tema di attualità dopo recenti incidenti vicino a basi militari in Belgio e Danimarca. Bunch ha riconosciuto che “le incursioni di droni sono più frequenti”, ma ha aggiunto che la Nato è preparata a fronteggiarle, mantenendosi “un passo avanti rispetto all’avversario”.

Nonostante le tensioni con la Russia, in particolare dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, i funzionari Nato, come James Stokes, direttore della politica nucleare dell’Alleanza, hanno sottolineato che non ci sono stati cambiamenti recenti nella postura nucleare russa. Stokes ha chiarito che la Russia non è il focus dell’esercitazione, anche se la Nato continua a monitorare le attività militari russe, inclusi i missili a doppia capacità utilizzati in Ucraina. L’esercitazione Steadfast Noon, che si tiene ogni anno da oltre un decennio, riafferma l’impegno della Nato a preservare la pace e deterrere l’aggressione, come dichiarato nel summit di Washington dello scorso anno: “Finché esisteranno armi nucleari, la NATO resterà un’alleanza nucleare”.

 

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