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Global Sumud Flotilla

Anche l’Italia nella Global Sumud Flotilla. Ecco cos’è e quali porti sono coinvolti

Ufficializzati i porti italiani da cui partiranno le barche della Global Sumud Flotilla: ecco quali sono, cos’è l’iniziativa, date, partecipanti e rischi della più ampia missione nonviolenta verso Gaza.

Una nuova iniziativa umanitaria – la più grande mai realizzata – per portare aiuti via mare a Gaza, aggirando il blocco imposto dalle autorità israeliane: è l’idea di una vasta coalizione internazionale di associazioni civili, attivisti, personaggi noti e meno noti, che salperà verso la Striscia su decine di imbarcazioni in due diverse tranche da vari porti del Mediterraneo.

La missione della Global Sumud Flotilla nasce dall’unione di più movimenti — tra cui la Freedom Flotilla Coalition, il Global Movement to Gaza, la Maghreb Sumud Flotilla e il network Sumud Nusantara — e viene descritta dagli organizzatori come una “flotta nonviolenta” composta soprattutto da barche di piccole dimensioni che ospiteranno delegazioni da 44 Pesi nel mondo, tra cui anche l’Italia.

QUANDO E DA DOVE PARTE LA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

Gli organizzatori hanno fissato due tranche principali: la prima concentrazione partirà da Barcellona il 31 agosto, la seconda si unirà il 4 settembre salpando da Tunisi e altri porti del Mediterraneo.

Il sito ufficiale e le comunicazioni del movimento confermano questi due snodi logistici come punti di avvio della campagna marina, ma tra gli scali coinvolti nella missione, almeno due saranno italiani.

GENOVA E LA SICILIA TRA I PORTI ITALIANI COINVOLTI

Ieri è giunta la conferma dei porti italiani che parteciperanno all’iniziativa. La prima flotta in partenza il 31 agosto vedrà unirsi imbarcazioni provenienti anche da Genova, dov’è in corso una mobilitazione generale per raccogliere generi alimentari. Il 4 settembre è prevista invece la partenza da alcuni porti siciliani, che ancora non sono stati resi noti.

IL MODELLO OPERATIVO: PICCOLO, NONVIOLENTO, VISIBILE

La flotilla sarà composta da imbarcazioni “medio-piccole”: la scelta tecnica è motivata dall’idea che barche più agili siano più difficili da bloccare e che ogni unità rappresenti “una comunità” che rifiuta il silenzio.

Sul sito ufficiale si ribadisce anche la natura nonviolenta dell’azione e l’assenza di affiliazioni a governi o partiti, mentre i promotori richiamano il diritto marittimo e il principio della protezione delle navi civili in acque internazionali come fondamento della legalità della protesta.

COSA SIGNIFICA “SUMUD” E IL MESSAGGIO POLITICO-UMANITARIO

“Sumud” è una parola araba tradotta comunemente con termini come “resilienza”, “fermezza” o “perseveranza”: il nome scelto dalla coalizione ricollega la mobilitazione all’eredità delle forme di resistenza civile e di solidarietà internazionale con il popolo palestinese.

Gli organizzatori definiscono la missione come un atto di “resistenza civile nonviolenta” e come un richiamo alla comunità internazionale affinché intervenga per porre fine — nella formulazione dei promotori — all’assedio e alla catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza.

CHI PARTECIPA ALL’INIZIATIVA

Numerose personalità pubbliche hanno espresso sostegno alla missione: a livello internazionale vengono citati nomi come Greta Thunberg, Susan Sarandon e Liam Cunningham; in Italia diversi artisti e intellettuali — fra cui il fumettista Zerocalcare e lo storico Alessandro Barbero — hanno pubblicamente dato visibilità o appoggio all’iniziativa.

I PRECEDENTI

Non si tratta di un esperimento senza storia: nel corso dell’estate diverse iniziative simili sono già state fermate dalle autorità israeliane. A giugno la barca Madleen, che faceva parte di precedenti tentativi coordinati dalla Freedom Flotilla Coalition e che aveva tra i passeggeri figure di richiamo internazionale, è stata intercettata e il suo equipaggio è stato trattenuto; su quel caso organizzazioni per i diritti umani — fra cui Amnesty — hanno espresso preoccupazione per il modo dell’intervento. A fine luglio la nave Handala è stata anch’essa sequestrata e condotta al porto di Ashdod dalle forze israeliane.

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