Il nuovo taglio della Banca centrale europea: tassi in calo, ma la fine si avvicina
Ancora un taglio per il costo del denaro, con un nuovo abbassamento di 25 punti base che porta il tasso sui depositi al 2,50%. È il sesto intervento da giugno scorso da parte della Banca centrale europea, quando ha avviato un ciclo di riduzioni per sostenere l’economia dell’Eurozona. Se il presente è questo, il futuro prossimo potrebbe essere leggermente diverso. Secondo Christine Lagarde, infatti, la fase dei tagli potrebbe essere prossima alla conclusione.
“La politica monetaria è ora sensibilmente meno restrittiva” ha dichiarato la presidente Bce, lasciando intendere che Francoforte potrebbe presto fermarsi. Nonostante ciò, l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% è stato posticipato dall’inizio del 2025 all’inizio del 2026. Nel frattempo, la crescita economica dell’Eurozona si è indebolita: la Bce ha abbassato le previsioni di crescita del Pil per il 2025 dall’1,4% all’1,2% e per il 2026 dall’1,1% allo 0,9%.
ESPORTAZIONI IN CALO E TENSIONI GLOBALI FRENANO LA CRESCITA
Uno dei fattori principali che hanno influenzato le nuove stime economiche è il rallentamento delle esportazioni. L’Eurozona sta affrontando una fase di debolezza economica, con investimenti frenati da un clima di “elevata incertezza”. Lagarde ha spiegato che la crescita dipenderà in gran parte dalla domanda interna, a patto che le tensioni commerciali non peggiorino.
La minaccia di nuovi dazi Usa sulle merci europee, voluti dall’amministrazione Trump, sta già influenzando gli investitori. Anche solo l’ipotesi di nuove barriere commerciali sta portando molte aziende a frenare gli investimenti, e la Bce ha già incorporato parte di questo impatto negativo nelle sue previsioni economiche.
DOPO I TAGLI BCE, MUTUI PIÙ LEGGERI. QUANTO SI RISPARMIA?
Per le famiglie, il taglio dei tassi significa una riduzione del costo dei mutui. Secondo le stime della Fabi, un mutuo da 100 mila euro a 20 anni beneficerà di un risparmio mensile di 76 euro, mentre per la stessa somma con una durata di 30 anni la riduzione sarà di 81 euro. Per un prestito di 250 mila euro a 30 anni, la rata scenderà di 203 euro al mese, pari a oltre 2.400 euro l’anno.
Anche i tassi del credito al consumo scenderanno: secondo le previsioni, il tasso medio potrebbe stabilizzarsi intorno al 7,65%, dopo aver superato il 10% negli ultimi anni. Il Codacons ha stimato che, grazie all’ultimo taglio Bce, un mutuo da 125 mila euro a 25 anni costerà circa 204 euro in meno all’anno.
Gli esperti di Facile.it prevedono che i tassi toccheranno il loro punto più basso entro la fine del 2025, prima di stabilizzarsi. Secondo Mutuionline, già in estate i mutui a tasso variabile potrebbero tornare più convenienti di quelli a tasso fisso.
L’EFFETTO TRUMP: PERCHÉ IL COSTO DEL DEBITO PUBBLICO AUMENTA
Se da un lato i mutui diventano più convenienti, dall’altro il costo del debito pubblico italiano è in forte crescita. Il rendimento del Btp decennale, che a dicembre 2024 era sceso fino al 3,20%, ha ripreso a salire e ora supera il 4%.
Il motivo? L’effetto Donald Trump ha scatenato un aumento dei rendimenti obbligazionari negli Stati Uniti, spingendo al rialzo anche i tassi europei. Le sue politiche economiche, incentrate su forti aumenti della spesa pubblica, minacce di dazi e possibili guerre commerciali, hanno fatto impennare i tassi Usa, trascinando con sé anche i Btp italiani.
Una situazione che è destinata inevitabilmente a essere influenzata anche da altre variabili: tra cui la risposta dell’Unione europea al ridimensionamento del sostegno americano all’Ucraina, con il piano annunciato da Bruxelles di 800 miliardi di spesa per il riarmo e per rafforzare la difesa comune. Con tutto il dibattito aperto su come e in che modo finanziare questa spesa. E poi c’è la Germania di Merz con l’annuncio di nuovi investimenti nelle infrastrutture. Tutto questo significa più debito da emettere e, quindi, rendimenti più alti per attrarre gli investitori.
L’Ufficio parlamentare di bilancio italiano aveva stimato che i tagli Bce avrebbero fatto risparmiare 17 miliardi di euro tra il 2025 e il 2029 sulla spesa per interessi. Con il nuovo aumento dei tassi sui Btp, quel risparmio tuttavia rischia di essere dimezzato, riducendo i benefici per il bilancio dello Stato.
QUALI SCENARI PER IL FUTURO?
La Bce ha chiarito che le prossime mosse dipenderanno dai dati economici. Se l’inflazione dovesse risalire o la crescita riprendersi più del previsto, i tagli potrebbero fermarsi. Un ruolo chiave lo giocheranno i nuovi piani di spesa in Europa: se da un lato – spiegano gli esperti – potrebbero rilanciare l’economia, dall’altro potrebbero riaccendere le pressioni inflazionistiche.
La prossima riunione della Bce ad aprile sarà decisiva per capire se ci sarà un altro taglio o una pausa. Lagarde ha confermato che Francoforte non esiterà a fermarsi se le condizioni lo richiederanno.