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Bce, la spunta il candidato di Panetta e Meloni. Daniele Franco indicato per la Bei

Bei

Costretto a cedere il ‘draghiano’ Giorgetti che ora giocherà le sue carte spendendo il nome dell’ex ministro del Tesoro alla guida della Banca europea per gli investimenti.

Dopo un lungo braccio di ferro, alla fine sono stati rispettati i pronostici iniziali: al board della Bce la spunta il vice direttore generale di Bankitalia Piero Cipollone. Questa la decisione finale del governo italiano. Significa che nel derby tutto interno all’esecutivo e a Bankitalia (di cui avevamo già parlato su questo giornale il 21 agosto) ha avuto la meglio la linea caldeggiata dal futuro governatore Fabio Panetta e dalla premier Giorgia Meloni. Ancora una volta dunque il ‘draghiano’ Giorgetti è stato costretto a cedere, considerato che era il principale sponsor dell’altro candidato in pectore Daniele Franco, suo predecessore al Mef nel governo Draghi. Per Franco però la partita non finisce qui. Sarà  il candidato italiano (almeno sulla carta) per la presidenza della Banca europea per gli investimenti. La conferma si è avuta ieri pomeriggio e, quanto meno, è stato riconosciuto a Giorgetti il ‘beau geste’ di comunicare la decisione prima che da Bruxelles ufficializzassero quella di Cipollone per la Bce.

LA PARTITA PER LA BEI

Il governo italiano dunque vuole giocarsi la partita (tutt’altro che facile) anche per la Bei, dopo le critiche piovute per un atteggiamento troppo rinunciatario. Negli ambienti brussellesi infatti, come emerge dalle cronache, danno in pole position la ministra delle Finanze spagnola Nadia Calvino, una nomina che però potrebbe essere ostacolata dalla candidatura di un’altra spagnola, Margarita Delgado, a capo del Meccanismo di vigilanza unico, ovvero del sistema europeo di vigilanza bancaria. Si tratta di due istituzioni finanziarie strategiche, per alcuni un po’ troppo. La partita per Daniele Franco rimane comunque tutta in salita, anche se secondo fonti del Mef l’esecutivo italiano ha registrato un accresciuto consenso negli ambienti europei sull’ex ministro del governo Draghi. E chissà se l’influenza proprio dell’ex governatore della Bce avrà il suo peso.

Inoltre, come scrive oggi La Stampa “la scelta di mantenere la candidatura (di Franco, ndr) – e poi eventualmente ritirarla al momento opportuno – potrebbe avere un significato strategico per incassare crediti da spendere su altri tavoli negoziali. Non bisogna dimenticare che a dare le carte durante la trattativa per la riforma del Patto di Stabilità sarà proprio Calvino e il sostegno dell’Italia è fondamentale per la sua scalata alla Bei”.

L’ITER PER LE CANDIDATURE IN BCE E PER LA BEI

Bce – La candidatura unica di Piero Cipollone al consiglio direttivo della Bce sarà discussa all’Eurogruppo del 15 settembre a Santiago di Compostela. Perché la sua corsa abbia successo serve il sì di almeno 15 dei 20 Paesi della zona euro che ne rappresentino il 65% della popolazione. L’Italia è l’unico Paese ad aver proposto una candidatura, la nomina sarà dunque una formalità.

Bei – Il 16 settembre, in occasione dell’Ecofin informale che si svolgerà proprio in Spagna, i 27 ministri delle Finanze saranno chiamati a scegliere il nuovo presidente a maggioranza qualificata, con un doppio assenso di 18 paesi membri a rappresentanza di almeno il 68% del capitale sottoscritto della Bei, con Germania, Francia e Italia che detengono la fetta più importante delle azioni dell’istituto.

IL PROFILO DI PIERO CIPOLLONE

Laurea a Roma, specializzazione negli Stati Uniti, una lunga carriera in Banca d’Italia e un più recente approfondimento delle nuove tecnologie applicate alla finanza, riporta Ansa. Un settore su cui la banca sta puntando molto negli ultimi anni. Piero Cipollone, classe 1962, che è candidato a succedere al board della Bce Fabio Panetta (dal primo novembre alla guida di Bankitalia), è sposato e ha due figli. Ricopre la carica di membro del Direttorio e Vice direttore generale della Banca d’Italia dal primo gennaio 2020. Al suo attivo ha appunto un Master of Arts in Economics all’Università di Stanford mentre nel 2001 è Visiting scholar all’Università della California, Berkeley.

In Banca d’Italia è assunto nel 1993 iniziando al servizio studi, palestra e scuola di numerosi colleghi o personalità della finanza italiani. Fra i numerosi ruoli ricoperti nel corso degli anni spicca, nel 2007 la nomina a commissario straordinario, poi presidente dell’istituto di ricerca Invalsi mentre dal 2010 all’ottobre 2014 è direttore esecutivo alla Banca Mondiale in rappresentanza dell’Italia, dell’Albania, della Grecia, di Malta, del Portogallo, di San Marino e di Timor-Leste.

IL PROFILO DI DANIELE FRANCO

Proveniente dalla Banca d’Italia, dal basso profilo e dall’esperienza tecnica solida, è stato ministro dell’economia con il governo Draghi, con cui formava un’affiatata coppia sebbene ovviamente lui apparisse meno in luce rispetto all’ex presidente Bce, Franco vanta una lunga carriera nelle istituzioni repubblicane e una esperienza anche a Bruxelles presso la Dg Affari economici della Commissione, si legge su Ansa.

Classe 1953, nato in provincia di Belluno, dopo la laurea a Padova nel 1979 entra in Banca d’Italia. Anche lui, come altri colleghi ed esponenti della finanza italiani, inizia a quella grande scuola e palestra che è il servizio studi di Via Nazionale. La carriera interna lo vede ricoprire diversi ruoli fino a quando nel 2013 viene chiamato alla delicata carica di Ragioniere Generale dello Stato. Lì interpreta il suo ruolo di guardiano dei conti pubblici senza sconti rispetto alla politica e ai governi, entrando sempre nel merito solo nelle sedi istituzionali senza rispondere ad attacchi o critiche.

Nel maggio 2019 rientra in banca per diventare vicedirettore generale e quindi, dal gennaio 2020, viene promosso a direttore generale in sostituzione di Fabio Panetta che viene chiamato alla Bce. A febbraio 2021 quando Mario Draghi viene nominato presidente del Consiglio, sceglie lui per la casella di ministro dell’economia fino appunto alla fine dell’esecutivo, nell’ottobre 2022.

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