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Bielorussia, le versioni discordanti sulla “scomparsa” di Maria Kolesnikova
Maria Kolesnikova, una dei leader dell’opposizione bielorussa e co-fondatrice del partito Vmeste (Insieme), è stata arrestata ieri sera al confine tra Bielorussia e Ucraina. Da allora si sono perse le sue tracce
Maria Kolesnikova, una delle ultime figure dell’opposizione rimasta in Bielorussia anche dopo l’inizio delle proteste, è stata arrestata ieri al confine tra Bielorussia e Ucraina. Da allora nessuno è più riuscito a contattarla. Alla vigilia della scomparsa, per la quinta domenica consecutiva, 100 mila persone si sono riversate per le strade di Minsk per protestare contro il presidente Alexander Lukashenko.
LA VERSIONE DELLE AUTORITÀ BIELORUSSE
In un primo momento le autorità bielorusse, attraverso l’agenzia di stampa russa Interfax, si sono rifiutate di confermare l’arresto, ma secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Tass, Kolesnikova sarebbe stata arrestata mentre cercava di superare illegalmente il confine con l’Ucraina insieme ad Anton Rodnenkov e Ivan Kravtsov. Questa è la versione ufficiale, pronunciata dallo stesso Lukashenko, secondo cui Kolesnikova “voleva scappare dalla sorella in Ucraina”.
LA VERSIONE DEI TESTIMONI
Altri testimoni, però, hanno dichiarato al Guardian di aver visto alcuni uomini non identificati, in abiti civili e passamontagna, caricare Kolesnikova su un minivan scuro con la scritta “Svyaz”. Oltre a Kolesnikova e al suo team della comunicazione, anche altri tre militanti dell’opposizione – Anton Rodnenkov, Ivan Kravtsov and Maxim Bogretsov – sarebbero scomparsi in modo simile.
A Belarusian security agent runs away when his balaclava is ripped off by a protester. These guys are terrified of getting doxxed. They know most of the country is against them pic.twitter.com/nBufBNuS0v
— Alec Luhn (@ASLuhn) September 6, 2020
LA VERSIONE DEL VICEMINISTRO UCRAINO
Sempre da Minsk c’è chi ha visto Kolesnikova strappare il proprio passaporto durante “un tentativo di deportazione” in piena regola. Questa è anche la versione più accreditata secondo il viceministro dell’Interno ucraino Anton Gherashchenko, secondo cui “non è stata una partenza volontaria, era una deportazione coercitiva dal Paese natio, non si è riusciti a deportarla perché questa donna coraggiosa ha compiuto atti per prevenire il suo spostamento attraverso la frontiera ed è rimasta in territorio bielorusso. Tutta la responsabilità sulla sua vita e salute ricade personalmente su Lukashenko”.
IL PARTITO DI KOLESNIKOVA E BABARIKO
La flautista e insegnante di musica Kolesnikova, insieme a Viktor Babariko, il 31 agosto aveva annunciato la creazione di un nuovo partito di opposizione, Vmeste (“Insieme”). In quell’occasione, Kolesnikova aveva detto: “Tutti assieme abbiamo fatto di più negli ultimi 3 mesi che negli ultimi 26 anni. Assieme lottiamo e continuiamo a lottare per la libertà e per il nostro futuro. Oggi stiamo formando una nuova società bielorussa, consapevole e responsabile. Stanno emergendo nuove sfide e nuove richieste ed è necessario rispondere. Il Paese affronta una crisi politica e socioeconomica e noi tutti assieme sappiamo come risolvere questa crisi”.
L’EUROPA CHIEDE RISPOSTE (E PREPARA SANZIONI)
L’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha dichiarato: “Le autorità statali devono smetterla di intimidire i cittadini e di violare le proprie leggi e gli obblighi internazionali”. “Siamo estremamente preoccupati per la signora Kolesnikova. Chiediamo chiarezza sulle sue condizioni e chiediamo il rilascio di tutti i prigionieri politici in Bielorussia”, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. “I continui arresti e le repressioni non sono più accettabili, chi vede le immagini delle manifestazioni pacifiche a Minsk non può chiudere gli occhi dinnanzi al fatto che le persone chiedono un cambio nella politica e nella leadership del Paese. Ed è per questo che il governo tedesco lavora con forza ad un pacchetto di sanzioni contro il regime di Minsk. Se il signor Lukashenko non cambia rotta, reagiremo nell’Unione europea”.
Secondo Interfax, Lukashenko non ha escluso la possibilità di elezioni presidenziali anticipate dopo una non meglio precisata riforma costituzionale.