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Brexit. La reazione dell’Ue alla disfatta di Boris Johnson
Westminster rende inutile la chiusura di cinque settimane voluta da Boris Johnson. Per l’Ue il No Deal è ancora possibile
Oggi si vota la legge per chiedere il rinvio della Brexit a fine Gennaio 2020. Ieri il Parlamento inglese ha inflitto una pesante sconfitta alla linea del No-deal auspicata dal Primo Ministro Boris Johnson.
I deputati hanno, infatti, votato affinché oggi si discutesse una legge, che potrebbe essere già votata stasera, per il rinvio di tre mesi dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa.
L’UNIONE EUROPEA LANCIA L’ALLARME
Secondo Bruxelles il rischio di un’uscita della Gran Bretagna senza accordo è sempre più vicina. «L’eventualità di una Brexit senza accordo resta una possibilità evidente», ha indicato la portavoce della Commissione Mina Andreeva. Stamattina, al termine della riunione dei commissari europei, sarà lanciato un appello ai governi Ue «affinché tutti siano pronti nel caso si arrivi al divorzio con il Regno Unito senza intesa».
A ‘no-deal’ scenario on 1 November 2019 remains a possible, although undesirable, outcome.
If you have a business in the EU27, it is now time to make your final preparations.
To help you with that, we have published a detailed checklist here → https://t.co/xHeZm6B7FG #Brexit pic.twitter.com/2vwMQvFROu— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) September 4, 2019
I MALUMORI DI BORIS JOHNSON
Non l’ha presa bene il Primo Ministro inglese tradito da 21 deputati del partito conservatore “Tory” che si sono aggiunti all’opposizione mettendolo in minoranza. “Ci costringerete ad elemosinare un altro insensato rinvio” ha urlato Johnson ai deputati “Ci arrenderemo ai diktat dell’Europa” continuando a sostenere che il 31 Ottobre si uscirà lo stesso.
LA RISPOSTA DI CORBYN
“Non hai mandato, né morale e ora non hai neanche una maggioranza!” gli ha replicato Jeremy Corbyn leader dei laburisti. Corbyn, che in quel momento esprimeva tutta la forza di un Parlamento che non ha mai voluto l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa senza accordo.
VERSO ELEZIONI ANTICIPATE
Il 14 Ottobre potrebbe essere il giorno in cui il popolo inglese dovrà ritornare a scegliere. Boris Johnson, infatti, non ha altra scelta se non quella di sciogliere il Parlamento (forse oggi stesso) ed indire nuove elezioni anticipate.
In tal senso potrebbe ottenere l’appoggio dello stesso Corbyn. Per lo scioglimento delle camere serviranno i voti dei due terzi dei deputati, e Jeremy Corbyn si è più volte espresso in maniera favorevole alla eventualità di elezioni anticipate.
ALLEANZA CON FARANGE?
Seppur i sondaggi vedono Johnson favorito, per portare a termine il No-deal dovrà allearsi con Nigel Farange. Al Brexit Party i sondaggi attribuiscono, infatti, circa il 15 % dei consensi, una percentuale che tradotta in deputati, sarà fondamentale a Johnson per raggiungere il suo obiettivo.